venerdì 15 luglio 2005

Ma allora la vera Trieste qual è? Quella viva, giovane, colorata che ieri sera ha mostrato tutta la sua scontrosa grazia in diretta televisiva a mezza Europa, oppure quella grigia, triste, brontolona del «no se pol» e «no se gà mai fato» che da sempre ben conosciamo?

Quella che sopporta con tolleranza rassegnata e tutto sommato un po’ complice l'invasione di tanti giovani ma anche il disagio di una piazza Unità messa sottosopra da più di una settimana, oppure quella delle patetiche «ronde antirumore» pronte a misurare i decibel emessi nelle sere d'estate fuori da bar e locali?

E ancora: quella marpiona (Victoria Cabello dixit...) e caciarona del sindaco Dipiazza oppure quella algida e distaccata del governatore Illy, entrambi accomunati dall’urgenza di mettere il timbro - rispettivamente del Comune e della Regione - sull’evento musicale dell’estate?


Potremmo continuare a lungo, di dualismo in dualismo. La verità è che Trieste - città multietnica e cosmopolita ante litteram - comprende tante cose assieme. È giovane e anziana, vitale e assonnata, creativa e noiosa, colta e bottegaia, intraprendente e piagnona. Tutto e il contrario di tutto. Il «non luogo» per eccellenza. Da sempre e dunque anche in questa occasione.

Poco importa se le previsioni della vigilia si sono rivelate, almeno in quanto a numeri, un po’ troppo ottimistiche (sì, perchè in piazza Unità non si sono visti i settantamila pronosticati da organizzatori e sponsor pubblici locali, ma forse nemmeno i cinquantamila «ufficiali» di ieri sera...). Poco importa se il cast avrebbe potuto e dovuto regalare qualche grande nome in più (e allora sì che sarebbe arrivata anche «l’invasione da tutta Europa» che poi non c’è stata...).

Ciò che interessa in questa circostanza è che, almeno per una sera, Trieste - storicamente tagliata fuori dai grandi tour internazionali, che solo negli ultimi anni ha tentato con alterni successi un’inversione di tendenza - si è quasi magicamente trasformata in una capitale della musica e dei giovani. E ciò grazie soprattutto alle telecamere di Mtv, canale musicale che rappresenta un moderno esperanto capace di mettere in comunicazione milioni di giovani di razze, lingue, culture, abitudini diverse.

Vallo a spiegare, poi, a tutti i ragazzi (ed ex ragazzi) che hanno seguito lo show, che Trieste è una delle città più anziane del pianeta, che da qui i giovani sono sempre scappati appena hanno potuto, e che comunque sono sempre stati costretti a mettersi in viaggio (alla volta di Lubiana, di Monaco, di Milano, di Bologna o anche solo di Veneto e Friuli...) per seguire i protagonisti della propria musica. Vaglielo a spiegare che qui c’è sempre qualcuno pronto a chiamare la polizia, se quattro ragazzi suonano in un locale e magari fuori si sente un po’ di casino.

Ascoltare ieri da piazza dell’Unità la musica di alcuni dei gruppi che compongono la colonna sonora di Mtv, ma anche sentire Enrico Silvestrin e gli altri «vj» condurre lo show in inglese, persino passeggiare fra i ragazzi che hanno presidiato piazza e dintorni fino a notte inoltrata, beh, diciamo che è stata una bella iniezione di vita, giovinezza e ottimismo. Da cui forse anche la città - anziana, assonnata, disincantata... - potrebbe prima o poi ripartire. Anche senza Mtv.

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