martedì 30 agosto 2005

L’ombra di un lampione e di un uomo che cammina in Ponterosso. Il relax ai bagni comunali che profuma di un vecchio film di Ozpetek. Il muso inzaccherato e impertinente di due maialini in Toscana. Soldati timidi e impauriti della breve guerra di Slovenia, nel ’91. Povera gente, carica di figli e borsoni, alla stazione di Opicina...

Sono alcune delle immagini - rigorosamente in bianco e nero - che sbucano fra i «Pupoli» di Massimo Cetin (Emme&Emme, Portfolio 01/2005, distribuzione gratuita, contatto@emmeemme.info). Primo capitolo di quella che vuol essere - nelle intenzioni dell’autore ed editore - «una collana dedicata ai fotografi triestini, un’iniziativa per promuovere e far girare la fotografia...».

Cetin, nato a Trieste nel ’65, è uno dei migliori giovani professionisti dell’immagine emersi negli ultimi anni dalla scena giornalistica ed editoriale del Nordest. Ha cominciato a lavorare nell’84, collaborando a Messaggero Veneto, TriesteOggi, Meridiano, Cronaca del Nordest e Gazzettino. Ma le sue immagini sono apparse anche su Corriere della Sera, Repubblica, Stampa e Giornale. Nel ’92 ha partecipato alla mostra collettiva sulla guerra al Teatro Miela, sue immagini erano presenti in due volumi sulla Barcolana, recentemente ha curato il volume e la mostra «5404-Dodici fotoreporter a Trieste».

Nella prefazione, il giornalista Fausto Biloslavo parla di «un cocktail fotografico che riflette la sua bellezza in un’asciutta ma incisiva semplicità (...). Un biglietto da visita che parla da solo. Da situazioni apparentemente banali, Massimo riesce a fissare nello scatto il particolare o la curiosità trasformando ogni fotografia in una storia».

Ecco allora - per esempio - che le quattro chiacchiere dei detenuti nell’ora d’aria, «rubate» nel cortile del Coroneo nel ’91, o la solitudine di un uomo dietro le sbarre in un’aula di tribunale, sempre a Trieste e sempre nel ’91, forse dicono della condizione carceraria più di tanti articoli e inchieste, sempre alla ricerca del pettegolezzo e dello scandalo che non c’è, spesso privi di interesse oltre che di rispetto.

La collana inaugurata da «Pupoli» ha già in cantiere i prossimi capitoli. Dedicati a Marino Sterle, Giovanni Montenero, Andrea Lasorte, Claudio Ernè, Fabio Parenzan... «Ma vorrei - sottolinea Cetin, con la generosità che ha sempre contraddistinto la sua attività professionale - che tutti i fotografi triestini vi partecipassero. Questa iniziativa è una scatola da riempire. Gli interessati sanno dove trovarmi...».

Potrebbe essere un modo intelligente per far sì che la fotografia, in questi tempi di scatti alla portata di tutti, fra macchine digitali e videotelefonini, rimanga a pieno titolo nei territori dell’arte e dell’informazione. Con la dignità che le compete.

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