Siamo alle solite. Arriva Ferragosto e il tormentone estivo ancora non c’è.
Meglio: ce ne sono diversi, ma anche stavolta sembra mancare il brano, il
titolo, il ritornello, l’artista da collegare a filo doppio all’estate 2005.
Quello che spopola sulle spiagge, nelle radio, nelle suonerie dei
telefonini...
Fra gli aspiranti tormentoni possiamo segnalare diverse canzoni. L’ironica
«Vorrei cantare come Biagio» di Simone Cristicchi, la martellante «Tanto
tanto tanto» di Jovanotti, la pubblicitaria (nel senso che è usata da uno
spot...) «Parlo di te» di Pago. Ma anche «Marmellata#25» di Cesare
Cremonini, «Beautiful» di James Blunt, «Shiver» di Natalie Imbruglia, «Black
horse and cherry tree» di KT Tunstall. E persino «Welcome to my life» dei
Simply Plan, «Lasciala andare» di Irene Grandi, «Lascia che io sia» di Nek,
«Fotoricordo» dei Gemelli Diversi... Insomma, mettiamoci dentro anche la
sanremese «I bambini fanno oh», di Povia, in pista da mesi, e l’affollato
quadro è completo.
Dicevamo «anche stavolta sembra mancare il brano». Sì, perchè l’estate
scorsa è successa la stessa identica cosa, tanti «tormentini» ma nessun vero
tormentone: «Calma e sangue freddo» di Luca Dirisio, «Fuck it (I don’t want
you back)» di Eamon, «This love» dei Maroon 5, «Come stai» di Vasco Rossi,
«Il grande baboomba» di Zucchero, «Anvedi come balla Nando» di Teo
Mammuccari, e anche «Fuori dal tunnel» di Caparezza, che stava in giro da
mesi ma imperversò anche nella stagione estiva.
Nel 2003 lo scettro se l’erano divisi in due: il popolare Dj Bobo con
«Chihuahua» e i brasiliani Tribalistas con «Ja sei namorar». Prim’ancora, le
cose erano state più semplici: il 2002 era stato senza ombra di dubbio
l’anno di «Aserejè» delle sorelle spagnole Las Ketchup, il 2001 aveva visto
sul trono dell’estate «Solo tre parole» di Valeria Rossi (ma un po’ anche
«Me gustas tu» del movimentista Manu Chao), nel 2000 aveva imperversato «50
Special» dei Lunapop, quella del ’99 era stata l’estate di «Mambo n.5» di
Lou Bega. E c’erano state le stagioni delle lambade e della macarene.
Potremmo continuare a lungo, visto che la tradizione del tormentone estivo
affonda le radici nei gloriosi anni Sessanta. Quando le varianti agli
ingredienti necessari (strofe semplici, ritornello orecchiabile, temi
possibilmente vacanzieri...) erano davvero poche. Ve le ricordate? Le estati
di «Ti amo» con Umberto Tozzi e «Vamos a la playa» dei Righeira, di
«Un’estate al mare» con Giuni Russo e «Una rotonda sul mare» di Fred
Bongusto, di «Legata a un granello di sabbia» (Nico Fidenco),
«Abbronzatissima» (Edoardo Vianello), «Sapore di sale» (Gino Paoli)...
Sull’argomento quest’anno è uscito anche un libro, intitolato non a caso
«Legata a un granello di sabbia»: una ricerca di Enzo Gentile sul fenomeno
della canzone balneare italiana, sulle cosiddette colonne sonore
dell’estate. Un saggio fra cronaca e costume, ma anche un’indagine
trasversale che ricostruisce i cambiamenti della società italiana negli
ultimi quaranta e più anni.
Perchè ieri c’erano i 45 giri, i juke box, il Cantagiro, il Disco per
l’estate (il Festivalbar, quello c’era ma c’è ancora...). Tutti pronti a
celebrare «la canzone dell’estate». Oggi ci sono le suonerie dei telefonini,
le canzoni scaricate da Internet, gli «i-pod» per portarsi appresso tutta la
discoteca... E forse in questa offerta musicale assolutamente sterminata si
è ormai persa per strada anche la possibilità di identificare un’estate con
una sola canzone. Il tormentone, appunto.
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