domenica 2 ottobre 2005

(3-9-05)

Pare allora che Fats Domino sia sano e salvo. Sarebbe stato portato via

assieme alla moglie e a una figlia dalla sua casa di New Orleans. Chi dice

in elicottero, chi su un battello. Quel che è certo è che del

settantasettenne pianista - leggenda del blues e del rock’n’roll - non si

avevano notizie da domenica, quando aveva detto al manager, che lo chiamava

da Nashville, che «avrebbe affrontato la tempesta a casa». Katrina dunque

non se l’è portato via, nella sua folle corsa sterminatrice su New Orleans,

sulla Louisiana, sull’Alabama, sul Sud degli Stati Uniti. Delta del

Mississippi, schiavi neri che cantavano i primi blues, la madre di tutta la

musica moderna.

Classe 1928, vero nome Antoine Dominique Domino, l’artista deve il

soprannome di «Fats» (da «fat», grasso), oltre che alla corporatura

massiccia, a un pianista che lo influenzò da giovane, Fats Waller, e al

titolo di una delle sue prime canzoni, «The fat man», cioè «Il grassone».

Dal ’55 azzeccò un successo dietro l’altro, persino Beatles e Rolling Stones

incisero suoi brani, fu fra i primi a entrare nella Rock’n’roll Hall of

Fame.

Ma l’autore di «I’m walking (Yes indeed I’m talking)» e «Ain't that a

shame», di «Blue monday» e «Walking to New Orleans», di «Blueberry hill» e

tanti altri successi è solo una delle tante facce musicali della meticcia

New Orleans. In quella che è considerata «la capitale del jazz» era nato nel

1901 Louis Armstrong, cui è intitolato l’aeroporto: pare che i suoi spartiti

conservati nella sua casa natale siano finiti in queste ore nella melma. Di

New Orleans sono i fratelli Wynton e Brandon Marsalis, stelle del jazz

contemporaneo, e i Neville Brothers, il cui studio è andato distrutto. E fra

i dispersi ci sarebbero anche Allen Toussaint e la «regina del soul» Irma

Thomas.

 

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