domenica 29 gennaio 2006

Arriva a poco meno di un anno dal precedente, che era intitolato «Pezzi». E già questa è una piccola novità, visto che nella sua ultratrentennale carriera discografica il nostro ha quasi sempre centellinato le pubblicazioni (o almeno così ha fatto negli anni più recenti...). Fatto sta che il nuovo disco di Francesco De Gregori è pronto, si intitola «Calypsos» e uscirà a metà febbraio. Inutile dire che, stante il seguito di cui gode il cinquantacinquenne cantautore romano, si tratta di uno dei dischi italiani più attesi di questa prima parte del 2006. Un disco di quelli che una parte del pubblico aspetta, spesso acquista a scatola chiusa, per verificare dove va, oggi, l’ispirazione poetica ma anche la tensione civile di uno dei massimi protagonisti della canzone d’autore di casa nostra.


«L’ho scritto in un mese - ha detto Francesco De Gregori a Michele Serra, su ”Repubblica” -, registrato e mixato in venti giorni, per giunta mentre avevo ancora nelle orecchie il disco precedente. Sono meravigliato io stesso, ma si vede che ne avevo bisogno, l’arte è una medicina contro i mali della vita. Mi sto scoprendo una tenerezza tardiva per i ferri del mestiere, addirittura un amore senile per la sala di registrazione...». Nel disco nove canzoni nuove, sonorità più intime e acustiche rispetto al recente passato un po’ rockettaro. Si parla dei conti non risolti con l’amore, dei rapimenti d’amore. Il titolo fa riferimento alla ninfa che fece innamorare e tenne prigioniero Ulisse, ma c’è anche un brano che ha a che fare col ballo quasi omonimo. Un’altra canzone s’intitola «Cardiologia» e parla appunto della «scienza del cuore»: è il singolo apripista, nelle radio dal 3 febbraio.
Un altro cantautore romano che una ventina abbondante di anni fa andava anche a Sanremo («Nina», «Sette fili di canapa»...) è Mario Castelnuovo. Dopo un periodo di silenzio torna con un album intitolato «Com’erano venute buone le ciliegie della primavera del ’42» (Edel - RaiTrade), in cui sembra riprendere con naturalezza un discorso mai interrotto, all’insegna dell’eleganza minimalista, del gusto per i particolari, della poesia che si fa canzone. Il titolo è una sorta di omaggio ai film di Lina Wertmuller, che ha ricambiato cantando e recitando nella canzone che dà il titolo al disco. Ma c’è anche Athina Cenci voce recitante in «Montaperti», brano che rievoca un episodio del Trecento fra Guelfi e Ghibellini. «Piccolo giudice» è la storia di un magistrato del nord mandato in Sicilia a combattere la mafia. «Novena del porto» racconta con partecipazione commossa la lotta per la sopravvivenza di una prostituta africana.
Cambio di scena. Per parlare di «Truly Madly Completely - The Best Of Savage Garden» (Sony Bmg), disco che celebra il duo australiano formato da Darren Hayes e Daniel Jones, a quattro anni di distanza dalla decisione di separarsi. Forti di oltre ventitre milioni di dischi venduti, i Savage Garden hanno avuto una vita breve ma intensa, dal ’97 del debutto discografico al 2001 del commiato. Pop dolce, romantico, orecchiabile, ottimo come colonna sonora, da far andare mentre si fanno altre cose. Il disco è una carrellata dei loro maggiori successi, fra i quali non possono mancare «I want you», «To the moon & back» e «Truly madly deeply» (all’epoca nove settimane in vetta alla classifica di Billboard). Propone anche due tracce inedite, scritte e interpretate dal solo Darren Hayes (che sta per uscire col terzo album solista): «So beautiful» e «California».


Secondo i discografici italiani saranno i telefonini a salvare Sanremo. Quest’anno, infatti, le canzoni del Festival potranno essere ascoltate prima dell’inizio della rassegna (cosa vietatissima fino all’anno scorso) proprio sui cellulari ormai tuttofare. Connubio difficile da accettare - quello fra musica e telefonini - per le generazioni cresciute col vinile e poi passate ai cd, ma ormai cosa fatta per ragazzi cresciuti a pane e iPod.
È un fatto comunque che - mentre calano ancora le vendite dei cd - la musica digitale, scaricata legalmente, sta vivendo un autentico boom. Le vendite via Internet e telefonia mobile (suonerie, singoli brani...) hanno superato nel 2005, a livello globale, il miliardo di euro (390 milioni nel 2004). Lo scorso anno sono stati venduti 419 milioni di canzoni (156 milioni nel 2004). Per un mercato della musica digitale che oggi rappresenta il sei per cento del totale. Due anni fa tale segmento di mercato praticamente non esisteva.
L’anno appena cominciato promette dunque ulteriori aumenti. Ed è chiaro che anche le major, dopo aver tentato inutilmente di contrastare il fenomeno, da tempo hanno deciso di cavalcarlo. Dalla collaborazione fra Sony Bmg Ricordi e i videofonini 3 è nata infatti l’etichetta «H2O Music», che già nel nome richiama il fatto che ormai la musica «diventa ”liquida”: si espande, si diversifica, si adatta alle nuove esigenze di mercato - si legge in una nota - conservando il proprio valore artistico ma assumendo una nuova ”corporeità”, digitale, che le permette di essere prodotta, comunicata e consumata in modo più immediato e coinvolgente».
Questa etichetta produrrà dunque artisti la cui musica avrà un supporto non più fisico ma digitale: non più cd ma file musicali digitali che verranno commercializzati attraverso negozi digitali. Le prime pubblicazioni (un brano o al massimo due/tre per volta) sono previste entro il primo trimestre di quest’anno. A info@H2omusic.it si possono già chiedere informazioni e anche inviare materiale da proporre all'etichetta.


 


«Voce e controcanto femminile di una canzone d’autore storicamente declinata al maschile, è oggi considerata la più importante interprete italiana». Così si legge - e non si può che essere d’accordo - nelle note di questo cofanetto che comprende il libro «Biografia di una voce» (lunga intervista di Nicola Fano e una sorta di diario in rete sugli argomenti più disparati...) e il dvd del concerto tenutosi a Roma, al Teatro Brancaccio, nel marzo 2005. Con i classici del repertorio della Mannoia: da «I treni a vapore» a «Buontempo» (entrambe Fossati), da «Il cielo d’Irlanda» (Bubola) a «Quello che le donne non dicono» (Ruggeri), fino a «Sally» (Vasco). Accelerata di ritmo con «Is this love», di Bob Marley...


Un libro, con i testi di Nicola Piovani sul suo lavoro di compositore per il cinema e per il teatro, e le testimonianze di Benigni, Morricone, Moretti, Kezich... Un dvd di ben 160 minuti, con lo spettacolo «Concerto fotogramma», in cui il musicista (Premio Oscar per le musiche di «La vita è bella», di Benigni) ripercorre la grande musica del cinema italiano, e un’intervista. Nella quale confessa: «Comporre musica per il cinema e il teatro significa misurarsi con un limite, un perimetro tracciato...». Suggestiva la scelta di associare alcuni temi musicali molto popolari alle immagini cinematografiche per le quali sono nati (da «Ginger e Fred» di Fellini a «Good Morning Babilonia» dei fratelli Taviani, a «Pinocchio» d Benigni).
 

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