mercoledì 25 gennaio 2006

Grillo, qui fa un freddo cane e noi siamo alla canna del gas, che peraltro i russi ci stanno razionando... «Sì - risponde Beppe Grillo, il cui tour fa tappa domani al PalaTrieste, dopo esser stato ieri sera a Pordenone e prima di toccare Udine sabato e domenica - loro ci tolgono il gas, il governo ci chiede di risparmiare, ma intanto per le Olimpiadi invernali abbiamo fatto una torre di sessanta metri, con una fiamma alta quattro, che consuma duemila metri cubi di metano all’ora. Dico: all’ora! Ma noi siamo superiori, non badiamo a queste cose: siamo in controtendenza sul mondo...».
Quello dell’energia alternativa era un suo cavallo di battaglia...
«Basta, ora ho cambiato idea. Sono per il nucleare, il carbone e magari anche la fusione semifredda... Tutto, pur di andare alla deriva più velocemente, ma con ottimismo. A questo punto è molto meglio la catastrofe...».
E poi?
«Poi possiamo almeno sperare in un cambiamento di vita, di rotta, di pensiero... È il pensiero che mi fa paura maggiormente».
Ci spieghi.
«Viviamo di incantesimi. L’incantesimo della finanza, quello dell’economia, che spostando i numeri pensa di raddoppiare la ricchezza».
Ma i «furbetti del quartierino» l’estate scorsa l’hanno appassionata...
«No, non mi appassiono più. Questo capitalismo senza capitali, ma pieno di debiti, è ormai alla deriva. Ricucci, Coppola, Gnutti...: gente che non sa far nulla. Gente che se gli scoppia una gomma in autostrada sta lì ferma per due giorni. Il discorso vale anche per Tronchetti, eh, per il cosiddetto salotto buono. Quel che comprano lo rovinano, lo riempiono di debiti. Ma ormai funziona così...».
In politica?
«Viviamo l’incantesimo anche lì, con questi signori che pensano di essere proprietari di quello che fanno e invece sono solo dei nostri dipendenti, da mandare a casa quando non si comportano bene. Viviamo l’incantesimo di questo omino impaurito che pensa di risolvere le cose andando in tivù, a dire delle cose cui non crede più nessuno. Berlusconi ha bisogno di aiuto...».
Intanto sta sempre in tivù...
«Bisogna lasciarlo fare, incoraggiarlo, più parla meglio è, questo vecchietto portatore nano di par condicio. Ormai non è più credibile. Come non è credibile Rutelli. Bisogna togliersi dalla televisione: oggi il segreto per apparire è non esserci».
Prodi è credibile?
«Non so, ma non dobbiamo pensare solo alla credibilità. Non dobbiamo pensare alla politica come bisogno di un leader. Io farei due regole. Uno: due legislature al massimo, poi a casa. Due: prima il programma, poi il candidato. I cittadini devono decidere sui vari temi con delle primarie in rete, con dei forum. Quando si fissa un programma, allora si sceglie una persona adatta a portarlo avanti...».
A proposito di persone: lei vuole Dario Fo sindaco di Milano.
«Sì, perchè rappresenta il cambiamento, quasi un miracolo a Milano. In Bolivia hanno eletto un ex coltivatore di coca, in Perù un indio, in Liberia una donna straordinaria, in Venezuela un ex guerrigliero, in Brasile un ex sindacalista, in Cile una donna cui i militari avevano ucciso il padre... Il mondo sta cambiando, Milano ha bisogno di un sogno, di un respiro più grande...».
L’Unipol, intanto...?
«Non capisco questi amministratori delegati che sembrano i proprietari. I proprietari lì sono le Coop, che dovevano capire, prenderli e licenziarli. Certe scelte vanno fatte ascoltando i piccoli azionisti, consultando i cittadini. Invece la gente diventa invisibile. Il pensionato è invisibile, il cittadino è invisibile, l’azionista è invisibile...».
Fassino e D’Alema?
«Il primo ha fatto un grosso errore e doveva andarsene. Il secondo doveva andarsene già anni fa. Dovrebbero dire alla loro base: abbiamo sbagliato, diteci voi cosa dobbiamo fare...».
Ma la base li ha applauditi...
«Perchè abbiamo sempre bisogno dei leader. Una concezione vecchia della politica. Io vorrei appassionarmi su un progetto, non su Prodi o Berlusconi. Un progetto per il futuro, per i nostri figli, e invece...»
Invece?
«La politica prima era in ostaggio dell’economia, ora si è trasformata e ne fa parte. In parlamento oggi ci sono ventiquattro persone condannate in via definitiva, con sentenza passata in giudicato. Mi hanno scritto dall’India: nel parlamento di Nuova Delhi ce n’erano undici, di condannati. L<USnuogra></IP><IP0>i hanno espulsi...»
Noi invece li ricandidiamo...
«Certo. Negli Stati Uniti, se hai preso una multa, non ti fanno fare neanche le primarie. Noi abbiamo questi signori che rimangono in parlamento e votano leggi che stanno distruggendo la nostra civiltà giuridica».
Il suo blog ha appena compiuto un anno...
«...sì, e i ragazzi di Trieste sono formidabili. Hanno fatto firmare la lettera di intenti ai due candidati sindaco. Sono ragazzi indipendenti, fanno delle belle battaglie. Fra l’altro ho visto che sul ”Piccolo” li avete chiamati ”Grillo Boys”: parola terribile, ho parlato con il mio avvocato, stavo pensando di chiedervi i danni...».
Dicevamo del blog: come informazione e democrazia di base può cambiare la politica?
«La sta già cambiando. Cambia la politica, l’economia, l’informazione, l’intermediazione. Cambierà noi stessi. Prendiamo l’informazione: oggi si basa su una selezione. I media oggi acquisiscono una serie di informazioni, le selezionano in base agli interessi degli editori, e alla fine del processo una notizia viene o non viene pubblicata. Qui il concetto è capovolto: prima tutto viene pubblicato in rete, poi avviene la selezione...».
Come?
«Direttamente. Automaticamente. Se uno scrive una sciocchezza, viene subito smentito e redarguito da chi se ne accorge... E qualcuno se ne accorge sempre».
Ne è sicuro?
«Sì. La cosa meravigliosa è che sopra non c’è un direttore, un editore, un imprenditore che possa decidere cosa pubblicare. La rete si autoregola, è strepitosa, è in evoluzione continua. Sta cambiando l’informazione, la telefonia, cambierà il diritto d’autore, il copyright che frena il progresso, progresso che è fatto sempre di piccole esperienze. Uno fa una cosa, l’altro la migliora, il terzo la migliora ancora... Così sono nate le grandi scoperte, così si è evoluta l’umanità».
Grillo, lei da tempo sembra tutto fuorchè un uomo di spettacolo. Non è che fra un po’ ce la ritroviamo candidato...?
«No, assolutamente. Non so come sarà il mio futuro, né voglio pensarci...».
Anche Bertinotti, lodandola, dice che ormai lei fa politica...
«No, io faccio controinformazione. Anzi, faccio informazione, quella - detto per inciso - che dovreste fare voi. E per la verità non la faccio nemmeno io, la fanno le migliaia di persone che mi scrivono e dalle quali traggo informazioni straordinarie...».
Insomma, ci vuol far credere che lei si sente ancora uomo di spettacolo...
«Sì, sono un comicastro. Chi fa il mio lavoro deve essere un po’ utile alle persone. Mi basta che mi si riconosca questo...».
Le basta davvero?
«A sessant’anni, con cinque figli... Che cosa vuole che faccia...?»

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