venerdì 20 gennaio 2006

In Italia lo ricordiamo soprattutto per quelle due leggendarie apparizioni a Sanremo. Nel ’68 in coppia con Fausto Leali (quando «in coppia» significava una canzone proposta due volte, nella versione dell’uno e dell’altro...), a cantare «Deborah, mia Deborah...». E l’anno dopo nientemeno che con Lucio Battisti e la sua «Un’avventura».
Ma Wilson Pickett, morto d’infarto all'età di 64 anni (in un ospedale vicino alla sua casa in Virginia), era anche altro. Molto altro. In estrema sintesi: una leggenda della musica soul, sullo stesso piano di gente come Otis Redding, James Brown, Aretha Franklin. Grazie a successi come «In the midnight hour», «Mustang Sally», «Funky Broadway», «Land of the 1.000 dances», «After midnight»... La sua «Everybody needs somebody» fu rilanciata nel 1980 da John Belushi e Dan Aykrod nel mitico «Blues Brothers», di John Landis (con Belushi che alla fine dell’esibizione, dopo l’ennesima capriola, ringrazia «anche da parte di Wilson Pickett»...).
Lui era nato in Alabama nel 1941 ma era cresciuto a Detroit. Come tanti comincia con il gospel. Agli inizi degli anni Sessanta canta con i Falcons. Con loro azzecca nel ’62 il primo successo, «I found a love». Nel ’65 l’etichetta Atlantic lo mette sotto contratto come solista. E arriva il botto, dentro e fuori gli States. Una manciata d’anni, brevi ma intensi. All’inizio dei ’70 incide anche una versione della beatlesiana «Hey Jude». E di quel periodo è il suo ultimo vero successo, «Fire and water», del ’72.
La sua grandezza - assieme agli altri campioni del soul e del rhythm’n’blues dell’epoca - fu trasformare quella che era la musica dei neri d’America in un genere accettato e amato da tutti. Sul finire degli anni Sessanta, col declino del beat, i giovani di mezzo mondo cominciarono ad ascoltare e ballare la musica che fino a quel momento non era uscita dai ghetti statunitensi.
Ma dicevamo delle sue comparsate sanremesi, che lo fecero conoscere dal grande pubblico italiano. La sua «Deborah», con Leali, si piazzò al quarto posto nell'edizione vinta da Sergio Endrigo e Roberto Carlos con «Canzone per e». Nel ’69 «Un'avventura», con un memorabile Battisti in versione rhythm’n’blues, si piazzò nona, mentre la vittoria premiò «Zingara», di Bobby Solo e Iva Zanicchi.
Dopo quella volta, Wilson Pickett tornò tante volte nel nostro Paese. Partecipando anche in anni recenti a festival e rassegne dedicate alla musica nera, come per esempio il Porretta Soul Festival. Nel ’91 era entrato a far parte della Hall of fame del rock and roll. E la rivista Rolling Stone aveva inserito due suoi brani tra le 500 canzoni più famose di tutti i tempi.

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