martedì 28 febbraio 2006

È un Sanremo decisamente ad andamento lento, oseremmo dire senza ritmo, quello tenuto a battesimo ieri sera in diretta su Raiuno da Giorgio Panariello. Lo si è capito subito, già dal monologo iniziale con cui il comico toscano ha aperto in un Teatro Ariston stile Broadway la 56.a edizione del festivalone.
Comicità casereccia e innocua, quella di Panariello, cui ha fatto da contraltare la bellezza altrettanto casereccia e innocua di Ilary Blasy in Totti. Alla quale, al secondo o terzo cambio d’abito, è sfuggito anche il brivido di un capezzolino apparso per una frazione di secondo. Giusto il tempo per solleticare il voyeurismo imperante e la puntuale battuta del comico sulla «pappa di Christian», che poi sarebbe il figlio della signora e dell’infortunato Pupone nazionale.
Come previsto, gli unici momenti di pepe alla serata sono arrivati dall’altra partner femminile del conduttore, quella Victoria Cabello che i triestini ricordano ancora, dopo la sua conduzione della serata in piazza Unità con Mtv, nel luglio scorso, quando definì Dipiazza il sindaco più marpione d’Italia.
L’ex Iena ha dato un sano scossone alla sonnolenza altrimenti imperante. Ha cominciato portandosi una scala da casa, da cui poter fare un’entrata in scena all’altezza delle tradizioni sanremesi (la scenografia pensata dal Premio Oscar Dante Ferretti, in stile Broadway, non prevede infatti le solite scalinate, forse per la prima volta nella storia recente del Festival...). Ha continuato dando della Barbie a una delle bellone chiamate a introdurre i vari cantanti, nella fattispecie Vanessa Hessler, la stangona bionda di «Natale a Miami».
E poi ha colpito almeno due volte. La prima, con l’intervista a un John Travolta in tenuta da pilota d’aereo. I due si sono seduti, lei si è tolta graziosamente le scarpe e si è fatta massaggiare un piede dalla star hollywoodiana. Che rispondendo a una domanda sul personaggio di impresario discografico che interpretava nel film «Be cool», ha detto: «I gangster sono dappertutto, non soltanto nel settore della musica e in quello del cinema...». Poi Travolta ha accennato alla camminata di altri suoi personaggi ormai storici: il ballerino Toni Manero de «La febbre del sabato sera» e il gangster di «Pulp fiction».
Ma i veri brividi sulla schiena del direttore di Raiuno Del Noce e degli altri dirigenti Rai, tutti impegnati a garantire un festival senza riferimenti politici e in perfetta (nonchè silente) par condicio, devono essere venuti un po’ più tardi. Quando la Cabello, armata di lavagnetta, ha cominciato a dividere la platea dell’Ariston a seconda dei settori occupati dalle varie tipologie di pubblico. «E questi - ha sbottato a un certo punto - sono i posti assegnati al premier: vedete, sono tanti. Si siede dove sa di essere inquadrato. E se poi li unite tutti quanti, viene fuori questa faccia...». Per poi concludere tracciando una grande X con la matita proprio sulla sua postazione sul palcoscenico e dicendo: «E questo era il posto assegnato a una che in Rai non lavorerà più...». Commento di Panariello, nel ruolo del bonario padrone di casa: «Saranno due le persone che non lavoreranno più in Rai...».
Giusto per non farsi mancar nulla, Victoria ha fatto finta di ricevere anche un sms da Papa Ratzinger, deluso - a suo dire - per «l’assenza di Madonna...».
Le canzoni. Come previsto ha aperto Nicky Nicolai, elegante nella sua interpretazione di «Lei ha la notte», storia di una prostituta, seguita dalla favorita della vigilia Dolcenera, col suo inno alla vita intitolato per l’appunto «Com’è straordinaria la vita», da cui nella diretta è sparito quel «affan...» del testo originario.
Ma l’altro aspirante alla vittoria è Povia, che continua sulla strada inaugurata l’anno scorso con una fresca e gradevole «Vorrei avere il becco». Meritano un nuovo ascolto Noa e Carlo Fava con il Solis String Quartet, ma anche Ron, Alex Britti, Gianluca Grignani e la stessa Simona Bencini, cui la nostra Elisa ha cucito addotto una «Tempesta» dalle atmosfere soul. Piaceranno ai ragazzi gli Zero Assoluto e i Sugarfree. Agli ex ragazzi i Nomadi.
Deludente invece Anna Oxa, protagonista della vigilia prima con il segreto tenuto sino all’ultimo su canzone e look scelto per la serata, poi con la querelle sulla durata della canzone stessa, che sfora i tre minuti e mezzo previsti dal regolamento. Capelli neri e lunghissimi grazie all’extension, accompagnata dal Gruppo Polifonico di Tirana, l’interprete pugliese ha cantato leggendo da un foglio della sua «Processo a me stessa». Tanto rumor per nulla, verrebbe da dire, dinanzi a un monumento alla presunzione e allo sterile narcisismo.
L’altra delusione della serata? Sicuramente i Ragazzi di Scampia con Gigi Finizio. La loro «Musica e speranza» è il festival dei luoghi comuni partenopei. Solo la potente longa manu di Gigi D’Alessio e Mogol, registi dell’operazione, potevano imporli fra i big...

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