domenica 7 maggio 2006

Anticipato dal singolo «Signor Tentenna», spietato ritratto di un uomo che non sa assumersi le sue responsabilità e coltiva ambizioni superiori alle proprie capacità, esce venerdì il nuovo album di Carmen Consoli. «Eva contro Eva» (titolo ispirato dal film del 1950 con Bette Davis) è un disco che ripropone lo stile originale della «cantantessa» catanese, che per l’occasione ha scritto una manciata di storie al femminile e di ritratti di personaggi tipici di una realtà provinciale.
E domani parte da Palermo il tour, che la porterà, attraverso un viaggio in autobus, in molte città italiane e capitali europee: Catania, Napoli, Roma, Firenze, Bologna, Milano... Poi l’Europa: Madrid, Barcellona, Amsterdam, Berlino, Lussemburgo, Zurigo, Parigi, col gran finale dell’8 giugno a Londra.
Il disco (etichetta Universal) comincia con «Tutto su Eva», storia di un tradimento ma anche riflessione sul peccato originale. «Maria Catena» racconta di maldicenze e di una ragazza vittima delle calunnie dei suoi compaesani. Mentre la protagonista de «La dolce attesa» ha una gravidanza isterica causata dalla pressione sociale, anche qui della gente. «Piccolo Cesare» (il copyright va però riconosciuto a Giorgio Bocca...) è un’allegoria del potere nella quale non è difficile cogliere riferimenti a Berlusconi. «Fiori di campo» ricorda Peppino Impastato, il militante di Lotta Continua ucciso dalla mafia nel ’78. E poi «Sulle rive di Morfeo», ispirata dal «1984» di Orwell, con un Romeo e una Giulietta costretti a fuggire dalla gente. E ancora «Il sorriso di Atlantide», vista come città ideale, una sorta di «luogo dell’anima» dove si può sfuggire alle troppe aspettative che ognuno si trova addosso...
Carmen Consoli veste queste universali storie di provincia - una sorta di Spoon River siciliana - con una rinnovata sensibilità acustica, fra suoni etnici, con strumenti come mandolino, flicorno, banjo, bouzouki... Dopo anni di rock e suoni elettrici, l’artista sembra impegnata in una sorta di ritorno alle radici, alla sua terra, alla sua Sicilia. Confermandosi la miglior protagonista femminile della scena musicale italiana.
Cambiamo continente per parlare di due album accomunati da un esplicito attacco a Bush e alla guerra apparentemente senza fine in cui il presidente staunitense ha fatto sprofondare il mondo. Il primo è «Living with the war» (Warner), firmato da un grande vecchio che risponde al nome di Neil Young. Il musicista canadese (che dopo l’11 settembre in un primo momento aveva appoggiato Bush) in «Let’s impeach the president» canta fra l’altro: «Mettiamo sotto accusa il presidente, per aver mentito e aver portato il nostro paese in guerra...». Parole dure, forti, dirette. Che ritroviamo anche negli altri nove brani del disco, tutii centrati sul tema della libertà, della guerra, della speranza e della necessità di un cambiamento. Per l’America e per il mondo.
Sentimenti analoghi li troviamo in «All the roadrunning» (Mercury), il disco firmato dall’inglese Mark Knopfler (già Dire Straits) e l’americana Emmylou Harris (già musa del country rock). Suoni folk e country, con la chitarra di lui a far da splendido contraltare alla voce di lei. Suoni e parole di pace, in un mondo impegnato a far la guerra. «If this is goodbye» è ispirata a uno scritto del romanziere Ian McEwan sulle telefonate dalle Torri Gemelle, nei momenti drammatici dell’11 settembre. Il 3 giugno Knopfler e la Harris saranno in concerto all’Arena di Verona, unica tappa italiana del tour mondiale.


Sono passati tre anni e mezzo da «Riot act», e i <CF32>Pearl Jam</CF> ci mandano a dire che esistono ancora. E lottano insieme a noi. Il nuovo album si intitola semplicemente «Pearl Jam» (SonyBmg) e segna quasi un ritorno alle origini per la band di Seattle. Brani come «Life wasted», «Marker in the sand» o «World wide suicide» (già su singolo) sembrano la quintessenza del rock contemporaneo. Riff secchi, diretti, con la voce di Eddie Vedder più ispirata e rabbiosa che mai. Ma anche tentazioni soul e inaspettate aperture melodiche, come nella ballata «Come back». Un po’ alla maniera della scuola punk, che univa rabbia e melodia. «È nel sogno americano che sto smettendo di credere...», canta Vedder in «Gone». Appunto.
Ve li ricordate quei mattacchioni dei <CF32>Leningrad Cowboys</CF>? La band finlandese di culto degli anni Ottanta, grazie anche a un film, ritorna con un album intitolato «Zombies Paradise» (Rca SonyBmg). Continuano a prendersi gioco dei clichè, musicali e non, e si definiscono «la peggior rock’n’roll band del mondo». Fra le loro cover di questo disco: «manic monday», «My sharona», «What is love»... C’è anche «Happy together», vecchio brano dei Turtles, diventato nella loro versione un tormentone dello spot Vodafone.
Segnalazione francese, per concludere. Lei si chiama <CF32>Camille</CF>, era la cantante dei Nouvelle Vague. Al suo secondo album solista, intitolato «Le Fil» (Emi Virgin), si colloca a metà strada fra il pop d’oltralpe e la miglior musica leggera internazionale. Con l’eleganza di una Francoise Hardy di tanti anni fa e lo stile vocale che non ha nulla da invidiare alle attuali celebrate protagoniste del rock anglosassone, la ragazza sembra timida, defilata. Ma ha grinta e classe da vendere. Fra i brani: «Ta douleur», «Au port» e i tre capitoli di «Janine».


QUEEN A night at the opera» fu l’album che nel ’75 lanciò i Queen nell’olimpo dei grandi del rock. Il gruppo che fu di Freddie Mercury rivive in questi filmati attraverso le testimonianze di Brian May (nella foto), di Roger Taylor, di John Deacon, ma anche i commenti dei critici, dei discografici, dei colleghi... Della serie: dietro le quinte della realizzazione d’un capolavoro, fra storie, aneddoti, curiosità (come l’incontro del gruppo con Groucho Marx), piccoli segreti... Tutto sottotitolato in italiano, con l’aggiunta di godibili spezzoni dal vivo. Non mancano «Death on two legs», «Lazing on a sunday afternoon», «Sweet lady», ovviamente il capolavoro «Bohemian Rhapsody»...


MAGONI-SPINETTI Voce e contrabbasso. Per rileggere una manciata di successi di sempre. Due anni fa il primo volume ebbe successo soprattutto in Francia. Ora il secondo capitolo (altri due cd, per un totale di ventisette canzoni e una ghost track) sta dando ai due artisti le giuste soddisfazioni anche in patria. Si va da Brel a «Splendido splendente» della Rettore. Dai Beatles a «Like a virgin» di Madonna. Da Billy Joel a Ivan Graziani, da Elvis Costello al primo Giorgio Gaber, a una manciata di inediti. Ma proprio in questa apparentemente incredibile varietà di temi, stili e livelli, sta il grande fascino di questo lavoro.  


 

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