venerdì 24 novembre 2006

PRIMA AL “VERDI”

di Carlo Muscatello


TRIESTE Buio in sala. Venti e trentacinque: parte il primo applauso. Daniel Oren, kippà rosso cremisi sulla nuca, ringrazia con ampi e circolari gesti del braccio. Gli stessi che gli servono, subito dopo, a far partire le immortali note dell’Inno di Mameli. Allora luci in sala, tutti in piedi, qualcuno porta la mano sul petto. E il consueto rito può entrare nel vivo.





Sì, perchè in questa città che non va né avanti né indietro, ieri sera al Teatro Verdi è andato scena il solito, immutabile, immarcescibile rito della prima. Inutile come una pelliccia in questo mite novembre (e infatti nel fiammeggiante foyer bardato a festa ne giravano pochissime). Vuoto come il nostro porto che aspetta il miracolo di San Boniciolli. Staccato dalla realtà e autoreferenziale come gran parte della nostra classe politica. Triste come piazza Venezia senza uno straccio di panchina.





La musica, ovviamente, non è in discussione. Soprattutto quando è grande musica proposta da grandi interpreti. È il contorno del gala inaugurale, quello che va in scena innanzitutto nel foyer, che lascia sempre più perplessi. Occasione mondana de noantri, in stile «voio ma no’ poso», col sindaco compagnone (absit iniuria verbis) sempre a suo agio nel far gli onori di casa, e tutto quel corollario di personaggi che animano - si fa per dire - il nostro piccolo mondo antico di provincia.




La signora prefetto vestita di viola (colore che a teatro fa l’effetto di una bestemmia in chiesa), il questore in trasferta da Udine, l’assessore regionale in gran spolvero (il principale, si sa, marca visita da anni: evidentemente non ama l’appuntamento...), il consigliere regionale di maggioranza con mantella risorgimentale e quello di opposizione fresco di barbiere. E poi un ex presidente della Provincia in disuso, quella in carica scortata dal nuovo sovrintendente del Verdi, la cinquantenne leopardata, il notaio con la passione del jazz e il giovane avvocato di sinistra, il farmacista e il medico accomunati dall’amore per la vela. E ancora la Signorina Buonasera che ha lasciato più traccia all’Isola dei Famosi che alla presidenza dello Stabile regionale, i carabinieri in alta uniforme, rarissime fanciulle in fiore, compensate da diverse signore reduci da complicati lavori di restauro...




Fra smoking, abiti lunghi, gioielli, acconciature fresche di parrucchiere, papillon rispolverati per l’occasione e decollété d’ordinanza e sorrisi di circostanza, sembrano stare tutti sulla tolda del Titanic la sera prima di quel problemuccio che capitò alla grande, inaffondabile nave. A proposito: della crisi del Teatro Verdi nessuno parla più. Che dio li abbia in gloria...


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