lunedì 15 gennaio 2007

Il 24 gennaio suona al Comunale di Monfalcone. E poi il 15 febbraio torna in regione, per un concerto al «Nuovo» di Udine. Lui è Giovanni Allevi, autentica rivelazione della scena musicale - e pianistica in particolare - italiana degli ultimi anni. Apprezzato ormai anche fuori dai confini nazionali. Il suo quarto album si intitola «Joy» (Ricordi Sony Bmg) e non fa che confermare quanto di buono aveva intuito per esempio Jovanotti qualche anno fa, quando nel ’97 decise di produrre per l’etichetta Soleluna il primo album (s’intitolava «13 dita») di quel ragazzo alto e magro, con gli occhiali e una gran testa di capelli ricci, diplomato al conservatorio e laureato in filosofia. Che quando si sedeva al pianoforte lasciava - e lascia tuttora... - tutti a bocca aperta.

Il trentasettenne artista ascolano poi ha continuato a collaborare con Jovanotti, in studio e dal vivo. E forse anche da lì ha tratto questa sua splendida sensibilità pop ben innestata su un impianto classico e jazz, che emerge dai solchi. Di Allevi l’ascoltatore apprezza il senso melodico del pianismo, quel suo muoversi oltre ogni barriera di genere e al di fuori di categorie e definizioni. Sembra di ritrovare, trent’anni dopo, gli insegnamenti di un altro celebre pianista, Giorgio Gaslini, sulla musica totale. Dalla semplicità cantabile dell’iniziale «Panic» alle inflessioni gospel di «Downtown», dagli accenti malinconici di «Follow you» fino ai virtuosismi portati all’ennesima potenza di «New Renaissance». Passando per altre perle come «Viaggio in aereo», «Vento d’Europa», «L’orologio degli dei»... Insomma, forse Giovanni Allevi non sarà il Mozart del Duemila, come ha pomposamente sparato qualcuno, ma di certo è oggi una delle voci più interessanti e originali della scena musicale italiana.

Per tutti quelli che non hanno assistito al suo recente concerto al PalaTrieste - ma in fondo anche per chi c’era... - ecco una bella raccolta di <CF32>Gianna Nannini</CF>, intitolata <CF32>«America e altri grandi successi»</CF> (Ricordi Sony Bmg). Dal 1976, anno della pubblicazione del suo primo album, a oggi sono passati più di trent’anni e l’artista senese ha attraversato fasi alterne. Di grande successo (anche in Germania) e di momenti meno felici, anche da un punto di vista creativo. Oggi che, soprattutto con un album come «Grazie», sembra essere tornata al top, ecco un’operazione coraggiosa che alterna alcuni dei suoi maggiori successi («America», «California», «Vieni ragazzo», «Sognami»...) a brani come «Morta per autoprocurato aborto» e «Ti avevo chiesto solo di toccarmi», che erano già conosciutissimi nei circuiti della musica alternativa quando finalmente videro la luce sul primo disco «Gianna Nannini», che la Ricordi pubblicò appunto nel ’76.

C’è un disco uscito poche settimane fa, che in realtà è nato quasi vent’anni fa. Quando <CF32>Umberto Tozzi</CF> era un cantante di grande successo e <CF32>Marco Masini</CF> era il suo giovane tastierista. Si narra anzi che il provino di «Si può dare di più», con cui Morandi Ruggeri e Tozzi vinsero Sanremo nell’87, era cantato proprio da quel giovane tastierista. Che poi è diventato a sua volta un cantante di grande successo. Il disco che i due hanno realizzato assieme, intitolato semplicemente <CF32>«Tozzi Masini»</CF> (Mbo Universal), è un gioco di grandi successi, dell’uno che canta quelli dell’altro, più «T’innamorerai» cantata assieme. Come i tre inediti del disco: «Come si fa...?», «Anima italiana» e «Arrivederci per lei». È grande musica leggera italiana. Comunque.

 

<CF32>«Quam Dilecta»</CF> (RadioFandango) è il titolo del nuovo album del progetto Musica Nuda di <CF32>Petra Magoni e Ferruccio Spinetti</CF>. La formula voce e contrabbasso stavolta ci conduce nei territori della musica religiosa. Registrato dal vivo a Pisa nella chiesa di San Nicola (la stessa nella quale Petra cantava da bambina nel coro di voci bianche), il disco comprende infatti undici brani di musica sacra: Brahms, Mozart, Bach..., ma anche due composti dalla coppia. «Questo è un piccolo disco - scrive Petra - parla di cose piccole e di grandi fedi, di bambini appena nati ma già destinati a salvare il mondo, di amici perduti ma non dimenticati... È un piccolo atto d'amore, una memoria emotiva, un ricordo sincero, importante, dovuto...».

Erano dieci anni che <CF32>Rossana Casale</CF> non pubblicava un disco di inediti, prima di questo <CF32>«Circo immaginario»</CF> (Azzurra Music), un cd e un dvd ispirati al romanzo omonimo di Sara Cerri. Opera complessa, composta di venti brani, di cui sei strumentali. Una sorta di concept album, con la collaborazione dell'Orchestra nazionale della Radio-Tv Moldova. Opera di grande freschezza, con atmosfere a tratti in bilico fra Nino Rota e Goran Bregovic. Fra i titoli: «La bella confusione (Ouverture)», «Gioir d'amore», «Il battello di carta», «Il matto del paese»...

<CF32>Ginevra Di Marco</CF>, oltre a essere stata la cantante dei Csi, è anche una delle migliori interpreti italiane. Il suo nuovo <CF32>«Stazioni lunari prende terra a Puerto Libre»</CF> (RadioFandango) - non fatevi ingannare dal titolo criptico e scomposto... - è un disco di cover, che attraversa il meglio della musica popolare mondiale. Si parte con il Domenico Modugno di «Amara terra mia» (appena riscoperta anche dai Radiodervish), si prosegue con le tradizi greche di «Saranta Palikaria», di torna al Modugno di «Malarazza». Ma poi si fa tappa anche dalle parti di un canto tradizionale gitano dei Balcani e di uno napoletano, di «Gracias a la vida» di Violeta Parra e di «Les Tziganes» di Leo Ferré... Storie di popolo, cantate con il cuore.


Il ragazzo che ha creato - e poi fatto fuori - i Lùnapop ritorna con un nuovo disco che ripropone successi come «50 Special», «Qualcosa di grande», «Vorrei», «Un giorno migliore» nella versione dal vivo registrata in occasione del Maggese Theatre Tour assieme alla London Telefilmonic Orchestra (da cui l’idea del titolo: 1 cantante, 8 musicisti, 24 orchestrali...). Un doppio cd e un dvd per ripercorrere i sette anni della carriera di Cremonini, dai tempi dei Lùnapop a oggi. L'album include anche un bell’omaggio a Giorgio Gaber, con un brano poco noto ma molto toccante del cantautore, «L'orgia», e un inedito intitolato «Deve essere così», uscito anche come singolo.

 

Degli Articolo 31, J-Ax era l'anima rock e in fondo anche la matrice ideologica. E dopo l'esordio solista «americano» di Dj Jad, è arrivato anche quello del suo socio. Dal brano di apertura intitolato «S.N.O.B.» (acronimo di Senza Nessun Obbligo Baciaculistico...) fino alla conclusiva «Generazione zero», il ragazzone snocciola il suo credo di rapper politicamente scorretto, che aveva già dato prova di sé nei lavori del duo. Brani veloci, spesso sparati, costruiti su un territorio di mezzo fra rock, hip hop e tradizione canzonettara italiana. Ma funziona. Almeno per tutti quelli che hanno amato gli Articolo 31 di «Domani smetto»...

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