mercoledì 28 febbraio 2007

di Carlo Muscatello

Non era mai successo che qualcuno rubasse la scena a Pippo Baudo. È successo ieri, sul palco del Teatro Ariston, durante la prima serata del 57° Festival di Sanremo. Che ha dato già un verdetto: fra i Giovani vanno in finale PQuadro, Marco Baroni, Stefano Centomo e Jasmine. Eliminati Mariangela, Grandi Animali Marini e Khorakhanè.

A rubare la scena a Baudo è stata invece Michelle Hunziker, che ha monopolizzato l'apertura e poi ha impresso a tutto lo show il suo brio, la sua allegria, la sua freschezza di trentenne svizzera cresciuta a «Zelig» e «Striscia la notizia». Al suo ingresso in scena l’ex signora Ramazzotti prima ha simulato lacrime d'emozione, poi è sembrata commossa sul serio quando ha cantato «Adesso tu», con cui Eros aveva vinto a Sanremo nel 1986. «C'è solo una cosa che ho fatto bene nella mia vita e l'ho fatta con quell'uomo e lo ringrazio...» ha detto la showgirl, salutando la figlia Aurora. Colpo ruffiano ma da maestra. Prima di venir «messo in disparte», Baudo aveva lanciato il manifesto programmatico del suo dodicesimo Sanremo: «Come sarà questo Festival? Saranno cinque serate dedicate alla musica italiana. Viva la musica italiana...».

Eccole, allora, le canzoni di quest’anno. Alcune delle quali regalano emozioni autentiche. Come «Ti regalerò una rosa» di Simone Cristicchi, dolente ballata sul mondo dei manicomi, sui «matti», su quell’umanità che è più facile trovare fra gli emarginati, gli ultimi, i dimenticati da dio e dagli uomini. Emozioni di segno diverso, ma ugualmente positive, arrivano dalla struggente ninna nanna di Antonella Ruggiero «Canzone fra le guerre», dalla scoppiettante e autoironica «La paranza» di Daniele Silvestri, dalla «Luna in piena» malata di tentazioni avanguardistiche di Nada, dall’epopea dei musicisti falliti scritta da Giorgio Faletti e cantata da Milva con la teatralità di cui è capace («The show must go on»).

Anche se per la vittoria finale si confermano sin da ora in pole position le melodie semplici, orecchiabili, quasi minimaliste degli Zero Assoluto: con «Appena prima di partire» quest’anno potrebbero proprio farcela. Assai meno convincenti la scorribanda melodrammatica di Piero Mazzocchetti, la ballatona generazionale con marchio Pooh impresso di Francesco e Robi Facchinetti, i brani che non lasciano traccia di Mango e di Leda Battisti...

Gli ospiti newyorkesi Scissors Sisters e la grande Norah Jones hanno dato lustro musicale alla prima serata, che ha visto in scena anche i primi sette giovani, di cui abbiamo detto all’inizio. Stasera verranno scelti gli altri quattro finalisti.

Ma al Festival di Sanremo, come da diversi anni a questa parte, non è mancata l’ironia, la satira, il divertimento che serve a reggere una maratona così lunga. In apertura di serata ha cominciato Piero Chiambretti, conduttore del Dopofestival, che in un collegamento con l'Ariston ha sbottato: «Caro Pippo, sei partito con il piede giusto, non sembri avere novant’anni...». E ancora: «Pippo ha ascoltato 1400 canzoni e ha trapiantato 4000 capelli»... Ricordando poi che di recente Baudo non ha fatto altro che invitarlo a tornare alla Rai, «ora che è tornato il centrosinistra». Tuttavia, ha detto Chiambretti, «io mi giro e trac, cade il governo, non c'è più il centrosinistra. Non ci sono più direttori, nemmeno un comunista. L'unica rossa in giro è Milva...».

Poi è stata la volta di Antonio Cornacchione, che, introdotto dall'inno di Forza Italia un po' storpiato dall'orchestra, ha operato una piccola variazione sul suo classico tema del «Povero Silvio», già noto per lo spettacolo teatrale e per le tante ospitate da Fazio su Raitre. Stavolta il comico ha interpretato la parte del militante di centrodestra arrabbiato con il governo Prodi e con lo stesso Festival, ricettacolo di «no global». Lanciando anche un parallelo tra il premier e Baudo: «Anche Pippo ha chiamato i senatori a vita: Milva, Johnny Dorelli, Al Bano. Secondo me non arriva a sabato...».

Cornacchione ha denunciato la presenza di un'orchestra di comunisti perchè si è rifiutata di suonare l'inno di Forza Italia. «Qui ognuno va per conto suo, come il governo di Prodi. Questi due violinisti sono come i giornalisti del Tg1 che a forza di sviolinare Prodi sono diventati professionisti...».

«Qui sono tutti comunisti, le canzoni le ha scelte Veltroni. Tutti comunisti tranne te Fabrizio - ha detto rivolto al direttore di Raiuno Del Noce seduto in platea - perchè sei rimasto dalla nostra parte<CF><CP>. Con tutto quello che Silvio ha fatto per te...».

Sulla sconfitta al Senato, Cornacchione ha detto che «Andreotti è amico del Vaticano e ha votato contro Prodi perchè gli ha tassato le pere cotte. Ma i numeri non ce li hanno neanche stavolta perchè i senatori a vita non lo votano: Rita Levi Montalcini è andata dal parrucchiere una settimana fa e non è ancora tornata, Scalfaro ha la tosse, Pininfarina sta lavando la macchina e De Gregorio costa tanto perchè mangia troppo. Qualche senatore di Rifondazione lo troviamo: a quei due, Rossi e Turigliatto, gli possiamo dare il Telegatto...». Poi ha proseguito: «Secondo un sondaggio Silvio è al 70-75% di preferenze, per lo stesso sondaggio il Milan è davanti all'Inter di 20 punti».

Tocca al ministro Bersani: «Non può più prendere un taxi che lo lasciano in campagna, se va da un benzinaio gli versano la benzina ovunque tranne che nel serbatoio. Questo perchè vuole mettere a posto l'Italia. Ma fatti gli affari tuoi... Per durare non devi far niente, andare in Parlamento e leggere la Gazzetta dello Sport. Sai perchè Silvio è durato cinque anni? Perchè si è fatto gli affari suoi...».

Poi il colpo di scena.Baudo e il comico hanno chiamato in scena il presidente del Consiglio e a sorpresa è apparso sul palco un finto Prodi (con tanto di maschera), che ne imitava voce e movenze. Cornacchione ha proposto un patto politico tra il suo personaggio della Cdl e il finto Prodi (l’attore Roberto Valentino) e per «sancirlo» degnamente ha stretto a lungo le parti basse del finto premier.

Il previsto secondo intervento di Cornacchione è stato poi cancellato. Per motivi di tempo, ovviamente. O forse no...?

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