domenica 4 febbraio 2007

Paolo Rossi che torna a Sanremo, tredici anni dopo, è una delle sorprese del Festival che comincia il 27 febbraio. Nella macedonia tuttifrutti preparata dal redivivo Pippo Baudo, quella del comico monfalconese di nascita e milanese d’adozione - che ultimamente è sempre più spesso a Trieste - promette di essere una boccata d’ossigeno. Anche grazie al fatto che proporrà un inedito di Rino Gaetano.

Rossi, ma che fa: torna sul luogo del delitto?

«Se intende Sanremo, io quella volta con Jannacci non ho mica ammazzato nessuno. Fino all'ultimo io e Enzo scherzavamo, poi il clima della competizione era così contagioso che per un attimo ci abbiamo creduto anche noi. Quando ci hanno detto "tra un minuto in scena", ci siamo quasi dimenticati il testo. E sul palco abbiamo anche sbagliato le parole...».

Tutti parlano male del Festival, ma...

«Se anche per il Teatro Ariston reggesse la metafora del ristorante, a chi mi dice perchè vai in quel posto dove si mangia così male, io risponderei: io ci vado, sì, ma a fare il cuoco, e spero di farlo bene. Il problema, poi, è per chi in quel ristorante ci deve mangiare...».

Metafore e battute a parte, perchè ci torna?

«Per me andare a Sanremo presuppone che ci sia una storia dietro, senza la quale ovviamente non accetterei di partecipare. Visto fra l’altro che faccio l’attore, anzi, il comico, e non il cantante...».

Anche se lei ha fatto dei dischi, anche se nei suoi spettacoli la musica ha un ruolo importante...

«Certo, sin dal mio primo ”Chiamatemi Kowalski” la musica è sempre stata presente, ma non mi considero né un musicista né un cantante. Diciamo che mi diverto. Ma non è che mi interessa andarci per vendere i dischi. Pensi che l’altro giorno ho comprato un cd e mio figlio mi ha detto: ma sei scemo, compri ancora i cd, sarete rimasti in tre a comprarli...».

D’accordo, torniamo a Sanremo. Diceva che ci dev’essere una storia dietro.

«Appunto. Nel ’94 Enzo Jannacci aveva voglia di fare una cosa in due a Sanremo. Mi propose quella canzone, ”I soliti accordi”, e per me fu un grande onore e un enorme divertimento duettare con lui».

Quest’anno, invece...?

«C’era questa storia su Rino Gaetano che è venuta fuori all’improvviso e mi è piaciuta. La sorella del cantautore (nato nel ’50 a Crotone, morto nell’81 a Roma in un incidente stradale - ndr) aveva trovato durante un trasloco questa cassettina con sopra una scritta a mano. L’ha data a Claudia Mori, che stava producendo una fiction su Gaetano. Lei ne ha parlato con Mauro Pagani, che mi ha chiamato, mi ha spiegato la cosa e fatto sentire la registrazione...».

Il brano l’ha convinta subito?

«Sì, mi ha emozionato e commosso. Al di là che io ero un fan di Rino Gaetano, trovo che sia una canzone ancora assolutamente attuale. Nelle sue cose lui giocava spesso sui non-sense, per vari motivi era uno fuori dalle regole. Lui ha fatto uscire nello stesso periodo ”Nuntereggaepiù” e ”Gianna”. Era il ’78, e portò la seconda canzone proprio a Sanremo, ma per quel che ne so io magari avrebbe preferito portare al Festival la prima, che era molto più controcorrente ed è ancora attuale...».

Come è attuale, almeno nel titolo, anche questa «In Italia si sta male» che lei canterà...

«Da quello che ho capito, la canzone dev’essere dello stesso periodo, fine anni Settanta. Sì, è ancora attuale e non solo nel titolo. Una ballata delle sue, evocativa, di grande impatto, con tante immagini del nostro Paese, che potrebbe essere stata scritta anche oggi. Credo abbiano chiamato me, che sono un attore, proprio perchè non essendoci più l’autore, è il modo in cui porgi la canzone che ti dà il senso delle cose».

Sarà dunque un’interpretazione teatrale...

«Sì, nel solco dei tanti attori che cantano. Perchè non è la prima volta che un attore, un comico partecipa al Festival di Sanremo. Nella tradizione della canzone popolare italiana c’è poi tutta una parte che va dal cabaret al varietà, dall’avanspettacolo alla rivista... Da Totò a Petrolini, da Cochi e Renato al triestino Cecchelin...».

E che direbbe Cecchelin di questa Italia, del reality fra Veronica e Berlusconi...?

«Chi lo sa. Forse resterebbe anche lui sconcertato, dinanzi al livello culturale a cui si è abbassato il Paese. Magari direbbe che ognuno litiga con i mezzi di comunicazione che ha a disposizione. In una casa di ringhiera cosa succederebbe? Che lei esce e gli butta tutta la roba giù in cortile. E poi tutti i vicini si affacciano per vedere cosa sta succedendo. Nel caso in questione, invece, lei scrive a Repubblica e l’altro gli risponde sul Giornale...».

Sul palco dell’Ariston porterà qualche triestino?

«No, ci saranno due musicisti dell’ultimo spettacolo su Kowalski e un coro, nel quale canta anche il nipote di Rino Gaetano. I triestini del Pupkin Kabarett saranno invece con me quindici giorni dopo, a Como, per il debutto de ”Il giocatore” di Dostoevskij...».

Grazie a Paolo Rossi e alla fiction prodotta da Claudia Mori, il 2007 promette di diventare l’anno in cui tanti riscopriranno (o scopriranno per la prima volta) Rino Gaetano. Ma su questa canzone che sentiremo a Sanremo vige il silenzio da parte di tutti. Anche da parte di Mauro Pagani, che ha detto: «La cassetta è la prima stesura, un pezzo di prova, destrutturato ma con una sua fisionomia. Sto facendo un diligente lavoro di riordino, articolando le ripetizioni: nessuno voleva mettere una parola di più, se non finire i collegamenti. C’è la solita ironia graffiante di Rino: è una presa per i fondelli, che parla di un atteggiamento tipico degli italiani nel guardare quel che ci sta intorno...».

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