sabato 17 febbraio 2007

Stasera il suo tour debutta a Brescia. Domani sera sarà già nella nostra regione, per un concerto al Deposito Giordani di Pordenone, che avrà inizio alle 21. Stiamo parlando di Luca Carboni, quarantaquattrenne cantautore bolognese, di cui è uscito da pochi mesi il nuovo album «...Le band si sciolgono». Tour e album arrivano a cinque anni di distanza dai precedenti. Un periodo di silenzio piuttosto lungo, per un musicista...

«Sì, anche se discograficamente era uscito un ”live”. Ma in effetti avevo bisogno di pausa, di staccare con tutto, anche perchè nel frattempo sono diventato papà di Samuele: avevo semplicemente voglia di starmene a casa, con lui, in famiglia... C’era questa esigenza di rallentare i meccanismi che altrimenti sono abbastanza pesanti».

Pannolini a parte, che ha fatto?

«Mi sono preso del tempo per me, e mi sono anche dedicato molto al disegno, alla pittura, che dopo la musica sono la mia grande passione. Nel 2004 ho anche pubblicato un libro di miei disegni, intitolato ”Autoritratto”...».

Tanti musicisti dipingono, da Joni Mitchell a Patti Smith al nostro Battiato: per lei c’è un legame fra le due forme espressive?

«Forse chi ha un rapporto con la musica e le parole sente a volte il bisogno di una forma d’espressione più silenziosa. Chissà... Io comunque mi sono avvicinato alla pittura con grande umiltà, non penso a mostre o cose del genere, anche se mi piacerebbe prima o poi dipingere un quadro vero e proprio...».

Intanto, nel nuovo spettacolo...

«Purtroppo a Pordenone lo spettacolo arriva nella versione senza immagini. Nelle date successive, nei teatri, alcuni miei disegni verranno proiettati su dei maxischermi a forma di arco sistemati sul palco. Quasi dei supporti alle canzoni. Una sorta di gioco visivo legato alla pop art che amo, al surrealismo. Punto a farne venir fuori un racconto complessivo di musica e immagini, figlio di questi nostri anni...».

Le manca la dimensione del concerto?

«Beh, un po’ sì. Sono passati diversi anni. Per chi suona il concerto è una necessità anche fisiologica, e poi il rapporto col pubblico è sempre un momento di verifica della propria musica. Soprattutto dopo due anni passati in sala d’incisione...».

Di solito lei non era così lungo nella realizzazione di un disco...

«È successo che stavolta ho deciso di produrmi da solo e di suonare io quasi tutti gli strumenti. Una specie di viaggio in solitario, per giungere alla costruzione di un disco davvero tutto mio, che ha necessariamente richiesto più tempo».

Perchè questa scelta autarchica?

«Perchè io sono un autarchico. Penso che si debba condividere le proprie cose, ma partendo sempre dalla consapevolezza della propria solitudine. Una solitudina mai fine a se stessa, ma necessaria per affrondire le cose. Il gruppo dev’essere un insieme di personalità distinte...».

È per questo che, come nel titolo, «le band si sciolgono»?

«Quella frase, estrapolata dal brano ”Le band”, è in realtà una condanna dell’individualismo, nel mondo della musica ma anche più in generale nella società. A prima vista la frase sembra negativa e ironica, in realtà trasmette speranza: dà l’idea del tempo che passa e delle cose positive che intanto accadono...».

Lei ci va ancora a vedere il suo Bologna?

Ho l’abbonamento, ma non riesco ad andarci sempre. Quando vado, trovo spesso Morandi, Dalla, Mingardi... Un bel gruppo. Anche se non è più il calcio che tutti abbiamo amato. Quel ragazzino che cantavo anni fa, con ”la maglia del Bologna sette giorni su sette”, amava il gioco del pallone, il cortile, non conosceva una realtà fatta di stadi, tifosi, violenza... Quando cresci ti accorgi che la realtà è diversa da come te l’eri immaginata, in tutti i campi...».

Il tour di Luca Carboni, che domani sera fa tappa a Pordenone, ha come supporter il cautautore Rosario Di Bella, di cui esce in questi giorni l’album «Negozio della solitudine». In alcune tappe potrebbero arrivare a sorpresa Tiziano Ferro, Pino Daniele e Gaetano Curreri degli Stadio, che sono stati ospiti del disco del cantautore bolognese. Di Luca Carboni è appena arrivato in libreria «Segni del tempo» (Aliberti editore), carrellata di suoi momenti personali e artistici raccolti dalla penna di Massimo Cotto.

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