venerdì 9 febbraio 2007

TRIESTE Entrano in scena uno col tamburo e l’altro con i piatti, cantando «Cosa aspettate a batterci le mani...». Entrano in scena come due saltimbanchi, e vien da pensare: ma chi l’ha detto che una minestra riscaldata non può essere più gustosa, più saporita, più fresca di un elaborato piatto cucinato lì per lì?

Fuor di metafora gastronomica, Cochi (Ponzoni) e Renato (Pozzetto) ieri sera hanno presentato al Politeama Rossetti il loro nuovo spettacolo «Nuotando con le lacrime agli occhi», riscuotendo un successo di pubblico notevole. Ai più giovani bisognerebbe spiegare che quei due, a cavallo fra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, hanno contribuito a rivoluzionare la comicità di casa nostra, partendo dal Derby di Milano e finendo nel sabato sera di Raiuno (che allora era semplicemente il primo canale...). Declinando la comicità in musica ben prima degli Skiantos e di Elio e le Storie Tese. Nel ’75, all’apice del successo, toccato con la canzone «E la vita l’è bela» (scritta come altre dal loro antico sodale Enzo jannacci), i due si separano. Pozzetto diventa una star del cinema italiano, quello dei grandi incassi. Ponzoni fa una scelta più defilata: un po’ di cinema anche lui, ma soprattutto teatro.

Passano più di vent’anni, i due fanno ognuno la sua strada ma non si perdono mai di vista. A Pozzetto ormai offrono solo le comiche con Villaggio, Ponzoni un giorno è a Trieste - sì, proprio a Trieste... - per le sue cose teatrali, va in un grande magazzino e una commessa lo guarda con gli occhi sbarrati e gli dice: «L’ho riconosciuta, sa, mi scusi, ma ero convinta che lei fosse morto...». Anche da lì, forse, la voglia di rifare qualcosa di visibile dal grande pubblico, in un mondo dello spettacolo in cui se non vai in televisione non ti vede nessuno. Anzi, pensano che tu sia morto...

Ecco allora la coppia che si ricostituisce. Qualche anno fa il programma tivù «Nebbia in Val Padana», poche settimane fa «Stiamo lavorando per noi». Dovevano andare anche a Sanremo, ma la loro canzone («Finché c’è la salute», storia di due cantanti che dicono che canteranno fino alla morte...) non è stata accettata. Poco male, darà il titolo al loro nuovo album.

Intanto Cochi e Renato si consolano con questo tour, passato ieri sera da Trieste. Uno spettacolo di «canzoni e ragionamenti», una performance musical-cabarettistica frizzante e gradevole, in perfetto equilibrio fra passato e presente. La loro comicità stralunata si è adattata ai tempi ma di fatto è rimasta uguale, basata sempre sull’assurdo, sul surreale, sul nonsense. Certo, i versi di alcune canzoni (da «Silvano» a «La canzone intelligente», da «Libe-Libe-Là» a «Come porti i capelli bella bionda» e «L’uselin de la comare», proposte fra i bis) come anche le frasi dei loro sketch storici (dal maestro con l’alunno al prete che dice messa...) vengono riletti e aggiornati con nomi e riferimenti presi dalle cronache di oggi. Ma mantengono il sapore e le movenze del vecchio cabaret trasportato tanti anni fa sul piccolo schermo, in un’Italia che non c’è più.

«Nuotando con le lacrime agli occhi», la canzone scritta con Jannacci che dà il titolo allo show, proposta ieri in chiusura di primo tempo, fa invece storia a sé. Racconta con un sorriso di uno dei drammi più dolorosi del nostro tempo: l’odissea degli extracomunitari che sbarcano sulle coste del nostro Sud, a cercare un mondo e una vita migliore che non troveranno. I due la mettono in scena «come un videoclip», con Cochi che «nuota» in delle vaschette sistemate sul palcoscenico...

E quando nel finale intonano che «La vita l’è bela, l’è bela, basta avere un’ombrela...», si svela - per modo di dire - anche il significato di quel grande ombrello disegnato sul sipario trasparente che divide Cochi e Renato dai sette romagnoli dei Goodfellas che li accompagnano con brio e swing. Al Rossetti, come si diceva, successo affettuoso e caloroso.

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