mercoledì 2 novembre 2011

LUTTAZZI, CD x CINEMA


Lelio Luttazzi, innanzitutto musicista. Sì, perchè quelli di una certa età lo ricordano come presentatore, anzi, come il principe dei presentatori televisivi dell’Italia in bianco e nero degli anni Sessanta. I meno giovani non dimenticano l’Hit Parade radiofonica che conduceva negli anni Settanta sempre con brio, garbo e raffinato humour. E poche sere fa, al Festival del cinema di Roma, è stato svelato anche il Luttazzi regista, con la presentazione del suo film del ’72 “L’illazione”, che prendeva spunto dall’errore giudiziario - con conseguente, ingiusta detenzione subita: ventisette giorni di carcere nel ’70, per questioni di droga cui era estraneo - che ne sconvolse vita e carriera.

Ma il nostro grande Lelio che non c’è più, e che venne a concludere la sua vicenda terrena nella Trieste che non aveva mai dimenticato, era anche e soprattutto un musicista. Un percorso cominciato quando ragazzino andava a prendere lezioni di piano dal burbero don Krizman a Prosecco («ricordo le bacchettate sulle dita...», confessò una volta), proseguito con l’ascolto dei primi dischi di Louis Armstrong, transitato per le serate swing all’Hotel de la Ville sulle Rive triestine che dopo la guerra puppulavano di americani. Poi “Il giovanotto matto”, Milano, Torino, Roma, la Rai... Sempre nel segno della musica.

Musica che torna in due cd, “Le colonne sonore per il cinema di Lelio Luttazzi”, che escono per la Sugar, su iniziativa della fondazione intitolata al musicista, e propongono del materiale quasi interamente inedito, realizzato dall’artista appunto per il cinema.

Lavoro di ricerca e recupero - svolto dalla vedova Rossana Luttazzi, animatrice della fondazione, e dal musicista Paolo Mòsele - doppiamente meritorio, visto che i master originali erano dispersi un po’ qua e un po’ là, in condizioni spesso non buone. In certi casi, segnalano i curatori dell’opera, le condizioni erano talmente deteriorate che non è stato possibile inserire tutte le musiche ritrovate.

Il periodo abbracciato sono i vent’anni che vanno dal ’56 al ’76 (con una pausa forzata proprio fra il ’70 e il ’75, per i motivi citati). Fra i film: “Totò Peppino e la malafemmina” (’56), “Classe di ferro” (’57, con la voce e la chitarra di Fausto Cigliano), “Souvenir d’Italie” (’57, film che prendeva il titolo proprio da una canzone di Luttazzi), “Il marito bello (il nemico di mia moglie)” (’59), “Peccati d’estate” (’62), “L’ombrellone” (’65, con una superlativa Mina che canta “Chi siete?”), “Un sorriso uno schiaffo un bacio in bocca” (’75), giusto per citare solo una parte delle pellicole presenti con le loro musiche nei due cd. Film che hanno in comune il fatto di aver avuto Luttazzi protagonista come attore o come musicista nelle colonne sonore. Con canzoni, musiche, a volte solo con i titoli di testa o di coda.

Dietro le melodie, in mezzo a qualche accenno swing e persino blues, fra tributi alla canzone napoletana e citazioni dei generi alla moda che arrivavano da oltreoceano, da queste musiche emerge soprattutto il buon umore, l’allegria, l’energia, la voglia di vivere che animavano la vena creativa davvero notevole dell’artista triestino. E rispondevano al grande bisogno di leggerezza che gli italiani sentivano soprattutto nei primi dei vent’anni abbracciati dall’opera.

Citazione obbligata per le performance pianistiche del nostro in “Una zebra a pois” (da “Risate di gioia”, con Totò e Anna Magnani, del ’60) e “Come on twist” (nei titoli di testa e di coda di “Peccati d’estate”, del ’62).

In questi come negli altri brani dei cd brilla il talento - come autore, come pianista, come arrangiatore - di quel grande musicista che è stato Lelio Luttazzi. Conduttore radiofonico e televisivo, attore e regista, showman, ma soprattutto artista di quell’universo che sono le sette note.

Universo che il giovanissimo Lelio aveva cominciato a scoprire negli anni difficili della sua infanzia, con le lezioni di piano di don Krizman a Prosecco. E che per tutta la vita non ha mai smesso di esplorare.

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