«Ora voglio dormire per un mese e mezzo», aveva detto Vasco Rossi negli spogliatoi dello Stadio San Paolo, a Napoli, la notte del 9 luglio, a conclusione della prima parte del trionfale tour estivo. Tanto trionfale (750 mila spettatori per quindici date, di cui una allo Stadio Friuli di Udine, tutti concerti sold out già in prevendita) da rendere necessaria un’appendice settembrina per il «Buoni o cattivi tour».
Non si sa se il Blasco sia riuscito a mettere in pratica l’ozioso proponimento, magari approfittando della vacanza con la famiglia in Francia.
Quello che si sa è che l’appendice settembrina arriva stasera allo
Stadio Rocco di Trieste, dove nel luglio ’99 il rocker di Zocca aveva già
stabilito il record di presenze, tuttora imbattuto, per un concerto nella
moderna struttura di Valmaura: ben trentunmila spettatori.
L’apertura dei cancelli al «Rocco» è prevista per le 15.30. Il concerto
inizierà alle 21.30. Ci sono ancora biglietti disponibili per le curve
Furlan e Grezar e per la tribuna numerata. La biglietteria sarà a
disposizione dei fan dalle 15, lato curva Furlan in via Miani. Gli
organizzatori invitano i triestini a usare i mezzi pubblici per non creare
inutili ingorghi attorno allo stadio. Il servizio bus sarà potenziato a
partire dalle 18 con cinque mezzi della linea 23 che fungeranno da navetta
tra il parcheggio di via Caboto e lo stadio. Per consentire un veloce
allontanamento del pubblico al termine della serata verranno utilizati anche
i mezzi autosnodati della Trieste Trasporti, capaci di contenere un gran
numero di persone in più per ogni viaggio.
Prima di Vasco si esibirà Dj Miche, al termine del concerto, al PalaTrieste,
il rocker di Zocca sarà presente a un «after show» promosso da Valtur.
Nel giugno scorso, davanti ai quarantamila dello Stadio Friuli, il Blasco ha attaccato con «Cosa vuoi da me», proseguendo per quasi tre ore con una scaletta - che dovrebbe essere in linea di massima rispettata anche a
Trieste - ricca di una trentina di successi vecchi e nuovi: da «Cosa succede in città» a «Non basta niente», da «Anymore» a «Portatemi Dio», da «Come
stai» a «Hai mai», da «Fegato spappolato» a «Sally». Senza dimenticare
«Domenica lunatica», «Brava Giulia», «Rewind», «Stupido Hotel», «Stendimi», «Senorita», «Un senso» (anche questa dal nuovo album «Buoni o cattivi»,
nonché nella colonna sonora del film «Non ti muovere» di Sergio
Castellitto). Ma spingendo come da tradizione l’acceleratore con «C’è chi
dice no», «Siamo solo noi», «Albachiara»...
«Io cambio sempre - ha detto Vasco Rossi - ma in fondo sono rimasto lo
stesso: provocatorio, soprattutto nei confronti delle coscienze
addormentate. Sono uno che smaschera le ipocrisie, un provocatore, ma non un
profeta, né un eroe. Piuttosto una persona piena di dubbi. Io non dò
risposte, faccio solo domande. E non sono neanche un cattivo maestro.
Cattivo forse, ma sicuramente non un maestro. Non so perchè mi affibbiano
questa definizione. Io non sono un esempio, casomai la voce di chi non ha
voce...».
Ancora il Blasco: «Io sono sempre insoddisfatto, è una cosa innata, una
sfida continua con me stesso. Il che non vuol dire che non mi senta sicuro
di quel che faccio. Ho sempre dei momenti di sconforto, non solo dovuti alla realizzazione di un disco, o alla capacità di farlo, ma proprio nella vita.
La mia vita è complicata, ho una vita artistica da una parte, poi una
familiare con Laura e mio figlio Luca a cui tengo moltissimo, e spesso non è
difficile conciliarle. Ma io credo nelle promesse, se faccio una promessa
devo mantenerla, su entrambi i fronti. È una questione di orgoglio. Se ci
credi, alla fine, le cose riesci a farle...».
«Il titolo ”Buoni o cattivi” nasce da una mia convinzione: è pericoloso
dividere così le persone. E poi chi può stabilire, oggi, in questo mondo,
chi sono i buoni e chi i cattivi? Non si può giudicare. Io sto sempre dalla
parte degli ultimi, dei più deboli, dalla parte di quelli che non ce la
fanno. In Italia c’è gente che conduce una vita terribile. Per loro la
musica può fare qualcosa, è una via d’uscita, una possibilità di scaricare i
nervi. Di più: un’alternativa alla violenza, alla guerra che ci circonda, un codice di civiltà».
Anche in queste parole c’è Vasco Rossi, un artista che da venticinque anni
riesce a parlare ai giovani (e meno giovani) di ieri e di oggi. E che in una
lettera ai fan pubblicata un mese fa sul suo sito ufficiale scrive fra
l’altro: «La nazionale è tornata a casa subito con la coda tra le gambe. La
sinistra dice che ha vinto le elezioni e Berlusconi dice che lui comunque
rimane lì fino al duemila e sei... Siete un’umanità fragile piena di
illusioni in un mondo spietato e violento che non conosce la pietà. Non è
giusto o sbagliato, buono o cattivo. È semplicemente così. La forza, la
violenza, il sopruso la fanno da padroni in questo mondo. Ma voi ce la
farete. Perché giorno per giorno troverete il motivo per affrontarlo, per
viverlo, a volte anche per goderlo».
Ancora: «La vita è un brivido che vola via, basta lasciarsi trascinare dal
vento dell’esistenza senza troppo pensare. Quello lo devono fare i filosofi, i pensatori. Che ci indichino pure i limiti, i confini che non si dovrebbero superare, le condanne morali, l’etica. Noi andiamo avanti lasciandoci trascinare dal vento dell’esistenza. Ogni cosa che ci succede è buona, ogni
esperienza è sana se non fa male al corpo o allo spirito. E se ci porta
oltre i vostri limiti, bè, ci dispiace per voi ma a noi non ce ne frega
niente...». Parola di Vasco Rossi.
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