lunedì 24 ottobre 2016

LACOSEGLIAZ, LE ULTIME MUSICHE

Aveva lavorato fino all’ultimo. Duramente provato dalla malattia, nella casa sul colle di Scorcola dove viveva da tanti anni Alfredo Lacosegliaz - scomparso il 28 settembre e ricordato due settimane fa in una toccante serata all’auditorium del Revoltella, alla quale ha partecipato fra gli altri Moni Ovadia - ha continuato finchè ha potuto a scrivere, a comporre musica, a sistemare il suo archivio, a parlare con gli amici.
Fra le ultime cose, oltre alle installazioni audio per la mostra al Parco della musica di Roma “L’Appia ritrovata. In cammino da Roma a Brindisi” di Paolo Rumiz, anche la colonna sonora del film di Mauro Caputo “Il profumo del tempo delle favole”, documentario tratto dal libro di Giorgio Pressburger “Sulla fede”, presentato come evento speciale alle Giornate degli Autori all’ultima Mostra del Cinema di Venezia.
Un percorso sulla fede, ma anche sul male, sulla sofferenza, che ripercorre la vita e il pensiero dello scrittore e drammaturgo nato a Budapest ma triestino d’adozione. E che restituisce un ritratto vibrante della città che è stata per secoli crocevia di civiltà. La Trieste multietnica, multiculturale, multireligiosa di cui l’interprete musicale per eccellenza è stato in tutti questi anni proprio Lacosegliaz.
Le sue musiche sorreggono le fasi di una ricerca introspettiva ed esistenziale, quasi un pellegrinaggio interiore di un non credente che ammette come «la disperazione della fede sia necessaria al nostro essere uomini».
Alfredo ci mette la sua arte, le sue musiche, echi di lontane suggestioni balcaniche ma anche canti gregoriani, violini struggenti e contaminazioni sonore figlie di culture diverse che ben si sposano alle immagini di repertorio dell’Istituto Luce, che offrono frammenti di un’Italia lontana.

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