sabato 3 novembre 2018

SAN GIUSTO D’ORO ALLA COMUNITÀ EBRAICA DI TRIESTE, TARGA AI RAGAZZI DEL PETRARCA

Il San Giusto d'oro 2018 va alla Comunità Ebraica di Trieste, la targa speciale ai ragazzi del Liceo Petrarca che hanno realizzato la mostra “Razzismo in cattedra”. Il premio - nato nel 1967 su iniziativa del Gruppo Giuliano Cronisti e giunto alla 52a edizione - è organizzato dall'Assostampa Fvg, sindacato unitario dei giornalisti, con la collaborazione del Comune di Trieste e della Fondazione CrTrieste. "Con il premio alla Comunità Ebraica - spiega Carlo Muscatello, presidente dell'Assostampa Fvg - i giornalisti triestini vogliono ricordare e onorare, a ottant’anni dalle vergognose leggi razziali, annunciate da Mussolini il 18 settembre 1938 proprio a Trieste, in piazza Unità, il grande contributo dato nel corso dei secoli dalla Comunità, decimata dopo le leggi razziali, alla crescita culturale ed economica del capoluogo giuliano. Un ricordo che forse arriva in ritardo, ma quanto mai doveroso in un momento storico che purtroppo vede, in Italia e ovunque, diffondersi il razzismo e rinascere l’antisemitismo. Come se la tragica lezione del Novecento non ci avesse insegnato nulla”. “Con la targa ai ragazzi del Petrarca - aggiunge Muscatello - vogliamo invece premiare la sensibilità e l’attenzione per la memoria degli studenti e dei loro insegnanti che hanno realizzato una mostra, intitolata ‘Razzismo in cattedra’, che parla del dramma e dei ‘sogni spezzati’ dei loro coetanei di ottant’anni fa. La mostra, dopo la grande affluenza registrata al Museo Sartorio, verrà ora proposta anche in altre città italiane: ciò dev’essere motivo d’orgoglio per la città”. Le scelte di quest’anno vogliono anche ribadire con forza la condanna delle violenze nazifasciste nella città macchiata e ferita dall’unico lager con forno crematorio sorto sul territorio italiano, la Risiera, e respingere le pulsioni razziste e i rigurgiti fascisti incompatibili con i valori costituzionali e l’assetto democratico del Paese. . Comunità Ebraica di Trieste Testimone e protagonista della vita di Trieste, la collettività ebraica insediata nella città giuliana ha accompagnato in oltre mille anni di cammino tutta la crescita, le contraddizioni e la storia tormentata della città, incarnandone le contrastate vicende, attraversandone le lacerazioni e impersonandone le speranze. Pagando infine il prezzo più alto quando l’Italia di Mussolini, proprio a partire dal tragico comizio di 80 anni fa in piazza Unità, tradì i suoi cittadini ebrei perseguitandoli e infine collaborando attivamente al loro sterminio. Nella città multietnica e multiculturale, nella capitale italiana di tutte le identità e di tutte le minoranze, gli ebrei di Trieste hanno sempre rappresentato una presenza fortemente integrata. Nonostante la breve costituzione di un ghetto alla fine del Seicento gli ebrei triestini da sempre potevano possedere terreni e immobili in un clima di rispetto reciproco, non distinguendosi per segni particolari, difesi anzi dalla comunità cittadina, anche in alcuni tentativi di battesimo forzato. Con l’istituzione del Portofranco la comunità si era ulteriormente allargata e consolidata, ottenendo nel 1781 con l’Editto di Tolleranza la conservazione degli antichi privilegi accanto alle nuove concessioni. Le nuove idee portate dal diffondersi dell’illuminismo e della massoneria, oltre alle speranze scatenate dalla Rivoluzione francese, infiammarono le speranze pur tra i timori dei conservatori e dei più ortodossi. La comunità offrì personalità importanti di intellettuali di spessore europeo furono Samuel David Luzzatto (esegeta e docente presso il Collegio rabbinico di Padova) e Benedetto Frizzi (medico). Grandi palazzi cittadini raccontano visivamente le fortune economiche di famiglie di banchieri come i Morpurgo o i Vivante; mentre una personalità di medico e di politico come fu a metà Ottocento Saul Formiggini può essere un ottimo esempio di ebreo emancipato, orgoglioso difensore delle sue radici ebraiche e aperto alle nuove idee liberali. Innovativi anche in campo assicurativo furono personaggi come Giuseppe Lazzaro Morpurgo, alle origini delle Assicurazioni Generali, coadiuvato da personaggi come Samuele Minerbi e Marco Parente, per non dimenticare Leone Pincherle, Masino Levi e Marco Besso, ma tanti potrebbero ancora essere citati. Alla fondazione della Riunione Adriatica di Sicurtà lavorarono ugualmente molti esponenti di spicco della comunità ebraica, come Alessandro Daninos, e nella prima metà del Novecento non può essere dimenticata la figura di Arnoldo Frigessi di Rattalma. In tutte queste imprese i nomi dei protagonisti mostrano poi l’intreccio fortissimo tra esponenti di tutte le principali comunità insediate, alleati fino alla Grande Guerra in una dinamica integrazione di mentalità ed interessi. Tra Otto e Novecento spiccavano anche protagonisti di origine ebraica, ma ormai uscite volontariamente dalla fede dei padri, impegnate in ruoli di spicco nel dibattito politico sul fronte dell’irredentismo, da Felice Venezian a Camillo Ara a Teodoro Mayer, fondatore e primo editore e direttore del quotidiano “Il Piccolo”. Se i nomi di Svevo e di Saba sono forse quelli più familiari per le loro radici ebraiche, sono state tante le figure a dare un contributo straordinario alla crescita della città: artisti e benefattori, politici e imprenditori, uomini e donne. La ferocia delle leggi razziste di 80 anni fa sconvolse psicologicamente e fisicamente, ma svelò soprattutto le fragilità di un’antica e continuamente minacciata convivenza. Quella formula che costituisce l’essenza e la ragione d’essere di Trieste, e che i triestini sono costantemente chiamati a riconquistare e a riaffermare. . Mostra “Razzismo in cattedra” Nell’anno scolastico 2017/2018, in occasione dell’ottantesimo anniversario della promulgazione da parte del regime fascista delle leggi razziali, la classe IV I linguistico del Liceo Petrarca ha svolto un progetto di Alternanza Scuola Lavoro in collaborazione con il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Trieste e con il Museo della Comunità Ebraica triestina Carlo e Vera Wagner. Gli studenti e le studentesse, guidati dalla prof. Sabrina Benussi, hanno fatto un’approfondita ricerca in archivi pubblici e privati, in particolare nell’Archivio di Stato, in quello della Comunità Ebraica e in quello del Liceo stesso: una volta individuate le persone espulse, in quanto colpevoli di appartenere alla “razza ebraica”, hanno seguito le loro tracce e riproposto quella tragedia attraverso toccanti testimonianze, efficacissimi ricordi, carte e fotografie. Da quest’incontro con tante storie apparentemente piccole che hanno fatto la Storia e a cui è stata finalmente ridata dignità, sono nati — grazie anche alla collaborazione di Tullio Ponziani, Matteo Perissinotto, Tullia Catalan e Annalisa Di Fant — la mostra “Razzismo in cattedra”, visitata da migliaia di persone e ora pronta a girare l’Italia, e il documentario “1938 Vita amara”, uno spaccato lucido ed emozionante di quegli anni diretto realizzato con la regia di Sabrina Benussi e con l’Associazione culturale Fuoritesto. I giovani e le giovani hanno approfondito una parte di storia che spesso viene tralasciata, hanno avuto un primo approccio a professioni come quella dello storico e del regista, ma soprattutto hanno imparato e insegnato alla città il dovere etico della memoria.

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