sabato 21 luglio 2007

RUBRICA DISCHI lun 25-6-07


Preparatevi. Questo sarà il disco italiano dell’estate 2007. Quello che sentirete ovunque. Alla radio, sulla spiaggia, nei locali, da quell’auto che passa con i finestrini abbassati e il volume a palla... Stiamo parlando del nuovo album dei Negramaro, «La finestra» (Sugar), appena uscito e già primo in classifica. Ricordate? A Sanremo Giovani 2005 vinsero il Premio della Critica ma vennero eliminati senza troppi complimenti. Pochi mesi dopo, sull’onda del clamoroso successo riscosso nel frattempo da «Mentre tutto scorre» (album e tour), il Festivalbar li incoronò «rivelazione dell’anno». Loro, i salentini che hanno rubato il nome a un buon vino delle loro terre, dopo la consacrazione a nuovo gruppo di culto dei giovani hanno lasciato il Sud per avere una base operativa in un casale di campagna vicino Parma.


Lì è nata la metà del loro nuovo disco, il terzo, mentre l’altra metà ha visto la luce nientemeno che negli Stati Uniti, vicino San Francisco, negli studi del napoletano ormai americano d’adozione Corrado Rustici, con successiva masterizzazione in quel di New York. Dalla loro «finestra» i sei Negramaro - che sono Giuliano Sangiorgi voce e chitarre, Emanuele Spedicato chitarre, Ermanno Carlà basso, Danilo Tasco batteria, Andrea Mariano pianoforte e sintetizzatori, Andrea De Rocco campionatore - continuano a mischiare rock ed elettronica, pop ed elementi etnici, senza mai dimenticare la melodia. Anche nella lontana «west coast» statunitense.

L'idea di recarsi in America è nata dopo che il gruppo ha deciso di affidarsi a Rustici. «Abbiamo lavorato per quattro mesi - spiega Sangiorgi - in un posto fantastico. Avevamo una casa che dava sulla Bay Area, a pochi passi dal Golden Bridge di San Francisco. Giravamo in macchina, stavamo in mezzo alla gente. Ci siamo comprati anche un bel po' di strumenti vintage e quando è stato il momento di doverli spedire in Italia ci siamo accorti, visti i prezzi, che non era proprio il massimo della convenienza».

L’album - la cui uscita è stata anticipata dal singolo «Parlami d’amore», già candidata a prossimo tormentone dell’estate... - comprende quattordici canzoni inedite (fra cui una «traccia fantasma») e vede la partecipazione di Lorenzo «Jovanotti» Cherubini nel brano «Cade la pioggia», del Coro dell'Accademia del Teatro di Santa Cecilia di Roma e del Solis String Quartet. La registrazione è stata fatta in versione analogica, come avveniva nelle produzioni degli anni Settanta.

«Abbiamo fatto tutto su bobina soprattutto per sottolineare e catturare il nostro approccio spontaneo e immediato alla musica - spiega Sangiorgi -. Avevamo ogni volta a disposizione solo tre possibilità. Così, obbligati a suonare con dei vincoli, cercando sempre di catturare ogni brano come se fosse "buona la prima e via", ci abbiamo dato dentro con il massimo della nostra energia e vitalità. Ne è venuto fuori un disco fatto tutto di pancia, carico di emozioni e buone vibrazioni».

Il disco si apre con «La distrazione», che risente un po’ (troppo...) del clima americano in cui è nato il lavoro, ma per fortuna non rinuncia nel suo prosieguo al marchio di fabbrica che ha fatto grandi i Negramaro. Ed episodi come «Un passo indietro» e «Quel posto che non c’è» (più ancora de «L’immenso», che richiama fin troppo da vicino «Mentre tutto scorre»...) ci riportano ai fasti del disco precedente, tanto amato dal pubblico.

Da segnalare infine che è appena uscito «Storia di 6 ragazzi», libro di Lucio Palazzo (Aliberti Editore) dedicato ai Negramaro.


Lei si chiama Maria Pierantoni Giua, ha ventiquattro anni, ed è una delle migliori nuove cantautrici italiane. Negli ultimi anni ha fatto incetta di premi in tutte le manifestazioni a cui ha partecipato (da Castrocaro a Recanati), tanto da far lievitare l’attesa per la sua prima prova discografica. Che è arrivata e conferma quanto di buono si era sentito su colei che, in arte, si fa chiamare semplicemente Giua. L’album omomino (Camion Records/Sony Bmg) propone dieci canzoni con le musiche scritte da lei e i testi realizzati in collaborazione con Gianluca Martinelli (Mina, Vanoni, Carlo Fava...). Arrangiamenti acustici, chitarra, percussioni, la voce della cantante sono i protagonisti di un disco ben scritto, ben cantato e ben suonato. Fra gli ospiti anche Fausto Mesolella degli Avion Travel, la cui chitarra impreziosisce il brano di apertura «Si abbassa la luna» («Conosco il tempo della memoria e l’amore, l’ironia dei pensieri scombinati e leggeri quando siamo lontano...») e «Ortiche». Ma sono «Streghe» e «Terra e rivoluzione» gli episodi che sembrano meglio riusciti.



Da un’esordiente a una star. L’irlandese Sinead O’Connor, detta «la cantautrice calva», che fece scandalo nel ’92 per aver bruciato una foto del papa in diretta tv, esce con un nuovo album doppio dal titolo «Theology» (Radiofandango). Nel primo disco, «Dublin Session» (prodotto da Steve Cooney), propone i brani in versione acustica; nel secondo, «London Session» (prodotto da Ron Tom), arrangiamento con la band al completo. I brani sono otto inediti e tre cover: una versione soul di «We people who are darker than blue» di Curtis Mayfield, il tradizionale spiritual reggae «Rivers of Babylon» con il testo riscritto da Sinead e un’interpretazione feroce di «I don't know how to love him» (da «Jesus Christ Superstar», 1970).

«”Theology” è un tentativo di creare un posto di pace in tempo di guerra - afferma Sinead – ed è la mia risposta personale a quello che è successo e che influenza la vita di tutti in tutto il mondo dall’11 settembre 2001».


«W Ivan» è un ritratto di Ivan Graziani a dieci anni dalla morte, firmato da Maria Laura Giulietti e nato dalla collaborazione di Rai Trade con SonyBmg. C’è la prima apparizione televisiva del cantautore e gran chitarrista abruzzese, giovanissimo, con i suoi Anonima Sound al Cantagiro del ’68 e con la canzone «Parla tu» (ultimo posto in classifica...). E poi altri sedici momenti per altrettante canzoni, in ordine cronologico, nell’arco di circa quindici anni: «E sei così bella», «Agnese», «Pigro», «Monna Lisa», «Firenze», «Lugano addio»... Ma anche le interviste, la galleria fotografica, i testi, i contenuti extra... Nel cd, oltre ai brani del dvd, l'aggiunta di un diciottesimo brano, «Cleo», dall'album «Seni e coseni» dell’81.


La scuola è noiosa, dice Daniele Luttazzi, che di questa convinzione ha fatto il titolo del suo secondo cd, dopo il «Money for dope» di tre anni fa. E spiega: «I giovani oggi fanno molte cose contemporaneamente e risulta difficile ottenere la loro attenzione. Si tratta di un problema educativo. E poi la scuola italiana è ferma all'Ottocento. Dà l'idea della fabbrica con gli studenti che entrano come gli operai in un edificio...». Le sue canzoni sono ironiche, dissacranti e sarcastiche come i suoi spettacoli. Canta (in inglese, e neanche male) di disagio esistenziale e di aborto, della fine di una storia d’amore e del tentato suicidio di un'amica, della perdita dell’innocenza e di sesso estremo... Sorprendente.




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