domenica 29 maggio 2011

PANSA


Sostiene Giampaolo Pansa: la maggior parte di giornali e giornalisti italiani è antiberlusconiana, ma ciò non ha impedito e non impedisce al Cavaliere di essere il protagonista assoluto della politica italiana da quasi vent’anni, dunque giornali e giornalisti contano poco o nulla.

Provocazione interessante. Che va di pari passo con un altro dubbio che sorge leggendo “Carta straccia - Il potere inutile dei giornalisti italiani” (Rizzoli, pagg 425, euro 19,90), il “libro carogna” - definizione dell’autore - di Pansa, uscito da poco e già balzato in testa alle classifiche di vendita: al livello mai così basso della politica si è adeguato anche il nostro giornalismo?

Fosse un politico, al nostro darebbero probabilmente del voltagabbana. Ma fra giornalisti non si usa. Rimane il fatto che, dopo una vita da “giornalista d’assalto”, parole sempre dell’autore, dopo quattordici anni a Repubblica e diciassette all’Espresso, oggi Pansa scrive su Libero anzichè su Panorama articoli che farebbero arrabbiare i suoi lettori di un tempo.

A scontentare molti aveva cominciato con i libri revisionisti sulla Resistenza, da “Il sangue dei vinti” in poi. Ora torna al settore che conosce meglio: quello dei giornali, dei giornalisti, dell’editoria. Cui aveva già dedicato “Comprati e venduti” nel ’77 e “Carte false” nell’86.

Dice subito che questo «non è un pedante trattato sui media. È un racconto all'arma bianca, sornione e beffardo, pieno di ricordi. Mette in scena una quantità di personaggi, tutti attori di una recita alla quale ho partecipato anch'io: l'informazione stampata e televisiva, di volta in volta commedia o tragedia. Sono un signore che ha trascorso cinquant'anni nei giornali, lavorando in molte testate con incarichi diversi».

Poi si domanda: «Che cosa ho capito della mia professione? All'inizio pensavo che avesse la forza di un gigante, in grado di vincere su chiunque. Poi ho cambiato opinione: in realtà, il nostro è un potere inutile, serve a poco, non conta quasi nulla rispetto a quello politico, economico e giudiziario». Ancora Pansa: «Dopo un'occhiata al passato, la mia prima macchina per scrivere e l'apprendistato ferreo imposto da direttori senza pietà, vi compaiono i capi delle grandi testate di oggi. E i misfatti delle loro truppe. La faziosità politica dilagante. Gli errori a raffica. Le interviste ruffiane. Le vendette tra colleghi. Lo schierarsi in due campi contrapposti, divisi da un'ostilità profonda. Il centrodestra, dove si affermano Maurizio Belpietro e Vittorio Feltri, con le campagne di stampa condotte senza guardare in faccia a nessuno. E il centrosinistra, dominato dalla potenza guerrigliera di Ezio Mauro e dalle ambizioni politiche di Carlo De Benedetti, nemici giurati di Berlusconi».

C’è molto livore, molto rancore fra le pagine. Gli ex colleghi, accusati di aver abbandonato le notizie per l’invettiva politica, vengono raffigurati senza indulgenza. Ma se le cose stanno così, com’è che Pansa ha aspettato di arrivare alla sua età (ne fa settantasei a ottobre) per capire ch’era tutto sbagliato, tutto da rifare...?

Fra i tanti ricordi, fra le tante riletture della storia recente italiana, spicca la notazione riportata all’inizio, che giustifica il sottotitolo sul “potere inutile dei giornalisti italiani”. In effetti, ai tanti quotidiani schierati con il centrosinistra, sul versante opposto bastano tre dita di una mano per contare le eccezioni (ovviamente Il Giornale, Libero, Il Tempo). Ma Berlusconi è ancora lì.

Il resto appartiene alle idee delle persone, che a volte si cambiano. Ed è normale sia così. Quattro anni fa, intervistandolo in occasione dell’uscita del suo “I gendarmi della memoria”, gli chiedemmo se con gli anni non fosse semplicemente diventato “un po’ di destra”. Risposta: «Magari fossi diventato di destra. Vorrebbe dire che in Italia c’è una destra ragionevole, e io almeno avrei una parte in cui riconoscermi».

Aggiungendo dopo un attimo di riflessione: «No, non sono diventato di destra. Purtroppo sono ancora di sinistra. Sono un cane sciolto senza collare, che non trova più la sinistra che vorrebbe. Ha presente quei vecchi cani da caccia che vanno in giro annusando, col muso basso, cercando un odore che gli somigli? Ecco, io sono così. Vado annusando dappertutto, ma non trovo un odore che mi piaccia. Anzi, sento in giro un fetore sempre più insopportabile...». Chissà se la pensa ancora così.

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