venerdì 13 novembre 2015

DE GREGORI CANTA DYLAN

Con “De Gregori canta Bob Dylan – Amore e furto” (Caravan/Sony Music), il cerchio si chiude. Il cerchio di una straordinaria carriera cominciata all’alba degli anni Settanta (“Theorius Campus” in coppia con Venditti è del ’72, il debutto con “Alice non lo sa” del ’73, il botto con “Rimmel” del ’75, quarantennale appena festeggiato in pompa magna...), che soprattutto nel primo decennio creativo ha generato alcune delle più belle canzoni della storia della nostra musica. Autentiche perle che si sono poi diradate con il passare degli anni e dei decenni. È infatti da diverso tempo che il cantautore romano (ad aprile ne compie sessantacinque) vivacchia sotto il cappello e dietro gli occhiali scuri alternando episodi minori, riletture di capolavori lontani, rari ritorni di fiamma creativa. Ebbene, con questo omaggio al suo mito e ispiratore, il Principe dei cantautori italiani dà come l’impressione di fare pace con se stesso. Un disco a cui pensava per sua stessa ammissione da trent’anni, ma che solo ora vede la luce. Ed è una luce, diciamolo subito, che ci riporta ai livelli di autentica eccellenza che ce lo avevano fatto amare tantissimi anni fa. L’album - subito balzato ai vertici delle classifiche di vendita, ammesso e non concesso che i dischi ancora si vendano... - si apre con “Un angioletto come te”, traduzione di “Sweetheart like you”. Ed è come ritrovarsi d’un tratto calati nel mondo dylaniano, che tanto ha dato e tuttora dà alla cultura e alla musica contemporanea. Le altre tracce: “Servire qualcuno” (“Gotta serve somebody”), “Non dirle che non è così” (“If you see her, say hello”), “Via della povertà” (“Desolation row”, già rifatta nel ’74 con De Andrè), “Come il giorno” (“I shall be released”), “Mondo politico” (“Political world”), “Non è buio ancora” (“Not dark yet”), “Acido seminterrato” (“Subterranean homesick blues”), “Una serie di sogni” (“Series of dreams”), “Tweedle Dum & Tweedle Dee” (“Tweedle Dee & Tweedle Dum”), “Dignità” (“Dignity”). Alcune traduzioni sono abbastanza letterali, e l’artista ha ammesso che la scelta dei brani è stata condizionata dalla loro “traducibilità”. Altri brani sono comunque e assolutamente dylaniani nella trasposizione poetica. In alcuni casi persino l’interpretazione si richiama a quella del menestrello di Duluth, è insomma quasi imitativa. Ma quel che conta è che l’insieme del lavoro convince, ha una sua dignità di scrittura e di interpretazione. Un omaggio al limite del furto, fatto comunque con grande amore, come ammesso sin dal sottotitolo, a sua volta un omaggio a “Love and theft”, album di Bob Dylan del 2001. Dal 5 marzo De Gregori sarà in tour.

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