lunedì 14 maggio 2018

BASAGLIA, ANCHE LA MUSICA CHIUSE IL MANICOMIO / su FEGIZ FILES

Quel giorno la libertà entrò nel manicomio di San Giovanni, a Trieste, vestita di una splendida giacca patchwork. Pezzetti di velluto cuciti l’uno con l’altro. Di tutti i colori. Quasi la rappresentazione visiva della musica che usciva a scatti nervosi dal sax di quel signore. E noi ragazzi, affamati di musica, rimanemmo a bocca aperta, davanti a Ornette Coleman, americano del Texas, nero, profeta del free jazz, venuto a suonare fra “matti” e presunti normali. Era il 15 maggio 1974. Bello ricordarlo ora, quarantaquattro anni dopo quel concerto. E quarant’anni dopo l’approvazione da parte del parlamento italiano, il 13 maggio 1978, della Legge 180, meglio nota come Legge Basaglia, la rivoluzionaria legge che ha chiuso i manicomi. Sì, perché anche la musica ha avuto un ruolo nella rivoluzione basagliana. I concerti attiravano i giovani, il grande parco si apriva alla città... Un mese dopo, a giugno, gli Area del compianto Demetrio Stratos. A settembre a San Giovanni arriva il quartetto di Giorgio Gaslini, poi Gino Paoli, Francesco Guccini, Roberto Ciotti, i napoletani Saint Just, Dodi Moscati, Franco Battiato con Juri Camisasca, Concetta Barra, tanti altri. Fra cui il futuro Premio Nobel Dario Fo. Quarant’anni fa, sembra passato un secolo.

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