sabato 12 settembre 2020

LA PANDEMIA HA PEGGIORATO UNA SITUAZIONE GIÀ GRAVE / newsletter Ordine Giornalisti Fvg

di Carlo Muscatello * Siamo a settembre, il mese del ripensamento, come cantava Francesco Guccini. Settembre con mille incognite sull’autunno alle porte. Per il nostro settore la pandemia ha peggiorato una situazione che era già gravissima. Copie e pubblicità giù, aziende in crisi, il passaggio al digitale che ancora non garantisce le entrate che un tempo arrivavano dalla carta. Facile dire “digital first”. I nostri editori lo ripetono da un pezzo. Ma poi si fanno i conti. E siamo sempre lì. Anzi, sempre peggio. La pandemia ha almeno confermato il ruolo e l’importanza di un’informazione di qualità, dopo anni in cui sembrava che grazie ai social tutti potessero fare i giornalisti. E oggi allora è sempre più chiaro che il rilancio del Paese passa anche attraverso il sostegno all’informazione, con interventi mirati per sostenere l’innovazione e difendere il lavoro regolare. Se n’è parlato a luglio, a Roma, all’ultimo Consiglio nazionale della Fnsi. E il nostro segretario generale Raffaele Lorusso ne ha discusso in più occasioni con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, Andrea Martella. “Il ruolo dell’informazione, riconosciuto pubblicamente dal premier Giuseppe Conte in occasione degli Stati generali - ha detto Lorusso - deve essere valorizzato e rafforzato. È necessario un piano straordinario per sostenere l’informazione e che per questo prosegua il dialogo fra governo e parti sociali. Il sindacato dei giornalisti, come già rilevato in occasione degli Stati generali, auspica che il confronto con la presidenza del Consiglio possa consentire di affrontare le criticità strutturali del settore, aggravate dall’emergenza sanitaria, con una reale volontà di rilancio. Non è tempo di finanziamenti a fondo perduto, ma è indispensabile che qualsiasi sostegno sia legato a piani di investimenti e trasformazione digitale, al ricambio generazionale e a valorizzare l’occupazione”. L’occupazione, il lavoro, la regolarizzazione di migliaia di contrattini da pochi euro scritti su un pezzo di carta. Siamo ancora lì. Poi c’è la grana del cosiddetto “smart working”, che in molti casi è semplice “telelavoro”. Superata l’emergenza, dovremo difendere la centralità delle redazioni e resistere alla tentazione di assecondare una certa qual “voglia di comodità” da parte di chi ha provato cosa significa lavorare da casa. Dobbiamo guardare oltre la situazione contingente, gli editori si sono accorti che possono fare i giornali tenendo pochissimi giornalisti in redazione, con tutti i risparmi del caso. Il rischio si chiama ulteriori tagli agli organici. L’obbiettivo di molti editori è sempre quello: pochi giornalisti assunti, tanti collaboratori esterni. E lo “smart working” - che comunque va normato - potrebbe dar loro una mano per trasformare il sogno in realtà. *presidente Assostampa Fvg

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