domenica 30 gennaio 2005

Fuori fa un freddo cane, ma Beppe Grillo ci mette un attimo a scaldare i seimila e rotti che affollano il PalaTrieste. Polo e jeans blu, criniera e barba argentate, il cinquantesettenne comico-fustigatore genovese apre interrogandosi lui stesso sulle ragioni del suo successo: «Non capisco più nulla, cosa sta succedendo, come faccio a riempire i palasport da solo con le mie parole? Cosa sono io: un predicatore...? E poi lo vedo: c’è gente nuova. Ci siete anche voi di Forza Italia. Forse volete che vi spieghi perchè l’avete fatto. Tiè...». E parte il primo gesto dell’ombrello.
Lo spettacolo è nuovo, s’intitola «Beppegrillo.it». Ma l’abitudine di cominciare dalle cose locali è vecchia. «Avete la bora, ma ora è diversa, forse l’hanno modificata geneticamente. Siete strani, vi lamentate sempre, avete una delle città più belle del mondo e vi lamentate. Bisogna avere fiducia nella cultura mitteleuropea, in Maria Giovanna Elmi, nelle Generali...».
Ripropone la gag sugli accenti, su «volentieri che significa non ce l’ho», su Friuli Venezia Giulia col trattino o senza. «E poi vogliamo fare l’Europa. Poi chiaro che arriva Saragozza e vi fa un culo così...».
Grillo spiega di avere aperto un blog, quello che dà il titolo allo spettacolo, e che gli hanno scritto i trecento dipendenti precari della Regione: dopo tre anni che lavoriamo ci vogliono cacciare, aiutaci tu... «Ma ho ricevuto anche una lettera da quelli che hanno vinto il concorso: noi abbiamo vinto, dobbiamo lavorare, aiutaci tu... Oh, io non ho fatto ancora niente e sul ”Pìcolo”, questo vostro giornale dal nome impronunciabile, è già uscita la risposta del vostro governatore, sì, l’intimo di Carinzia, che dice Grillo si faccia gli affari suoi, io applico la legge...».
L’uomo vede uno striscione dei precari regionali sulla flessibilità del lavoro e dei diritti, e spara: «La Costituzione parla di repubblica fondata sul lavoro, non sul lavoro interinale. E qui la flessibilità che viene richiesta è una sola...». Per chiarire il concetto si piega a novanta gradi, offrendo le terga a un ipotetico approfittatore.
Grillo ansima, si asciuga con la manica il sudore dalla fronte. Sospira: «Io vorrei farvi divertire, ma come faccio: mi buttano addosso tutti ’sti problemi...».
Parte la cavalcata sui temi a lui cari: economia, energia, informazione, sanità, politica... «Dopo il crac della Parmalat sono diventato un esperto, il più grande consulente finanziario, la gente mi chiama per chiedermi delle Pirelli privilegiate, la Finanza mi ha chiesto: come faceva lei a sapere già nel 2001...?».
Ne ha per tutti: «Cragnotti? Bastava vedere la sua fedina penale, roba che neanche Totò Riina voleva averci a che fare. Tronchetti Provera? L’uomo più indebitato del mondo, il tronchetto dell’infelicità. Romiti? Liquidazione multimiliardaria mentre la Fiat è più indebitata della Parmalat, ce la menano con la pugnetta dell’accordo con General Motors e le prospettive in Iran, e vogliono lanciare un’auto chiamata Zigulì: sembrano cose inventate da un comico...».
Questo non è un sistema industriale, dice, ma psichiatrico: siamo amministrati da minorati mentali. Eppure, sul sito di Bankitalia c’è la lista dei più indebitati d’Europa, che siamo noi. «Falsificano i bilanci, ma lo fanno a norma di legge. Del resto, quando le leggi sono fatte dai fuorilegge, che puoi pretendere... Con Mani pulite hanno arrestato un po’ di politici che rubavano qualche centino. Ma questi serial killer dell’economia, questi con i debiti da centomila miliardi, questi che fanno le ”opa” e chiamano le cambiali ”bond”, questi qui alla gente rubano tutto: il futuro, i sogni, la speranza, la casa...».
Il megaschermo rilancia qualche schermata di computer a scopo esplicativo. Serve per prendere fiato. E ripartire. «Siamo nella terza guerra mondiale, quella dell’informazione. Sono stufo di questo capitalismo fasullo, senza capitali. Siamo nella barbarie: vogliono fare il ponte sullo stretto e c’è gente da quattro giorni sulla Salerno-Reggio Calabria bloccata per la neve».
Arriva l’affondo per la politica: «Non mi sento più rappresentato. Destra, sinistra... È come scegliere fra il peggio e il leggermente meno peggio. Con Fini, che va in Israele con la papalina (e Rauti gli grida: bastardo...!), e si è circonciso da solo. Con Prodi che vuole fare il leader, ma noi non abbiamo bisogno di leader, abbiamo bisogno di idee e di programmi. Con Fassino che ha tre globuli rossi: ad Auschwitz l’hanno preso per un cliente. Con Bertinotti che dice cose anche giuste, del 1926, ma giuste...».
Quindi: «Sono delle salme, non rappresentano più nessuno. E poi Berlusconi, il liftato, il portatore nano di democrazia. Volevo non parlarne, ma come si fa... Ne inventa ogni giorno una nuova. Non riesco a stargli dietro».
Sentenza: «La storia è un alibi per chi non ha un’idea per il futuro. Bush ha vinto offrendo concetti semplici a gente semplice e disinformata quali sono gli americani: Dio, il male, il no agli omosessuali. Ma mi verrebbe voglia di chiedere a Dio: con chi stai? Stavolta per salvarci vieni giù tu, non mandare tuo figlio, non è più roba per ragazzi...».
E poi il traffico, le targhe pari e dispari, «la globalizzazione che non è scambio di merci, ma di idee», le madonne che piangono e la scienza che dice non è vero. E ancora questa guerra camuffata da missione di pace.
Lo strumento per salvarci, per bypassare questi politici che non ci rappresentano, dice Grillo, è la Rete. E lancia la proposta di una mail a Ciampi, fa digitare l’indirizzo, presidenza.repubblica@quirinale.it, e fa scrivere: fai tornare i nostri costruttori di pace a casa, e manda in Iraq questo governo di contaballe... Tre, due, uno: inviato... E seimila e passa triestini sognano per un attimo di vivere in un mondo diverso.
Al PalaTrieste, ieri sera, solito trionfo di pubblico per due ore di appassionate riflessioni e denunce. Stasera (e anche giovedì) si replica al palasport di Udine.
 

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