lunedì 31 dicembre 2007

Ma si può ancora parlare, l’ultimo giorno dell’anno, di un album che si intitola «Il regalo di Natale» (Universal)? Assolutamente sì, se gli autori sono Enrico Ruggeri, Andrea Mirò e «Quei bravi ragazzi», tutti fotografati in copertina attorno a una tavola imbandita, con un’aria da cattivoni che rimanda a qualche film di Scorsese. Se ne può e se ne deve parlare perchè il disco in questione - pur partendo dalla celebrazione in tutte le salse del tema natalizio - ha una ricchezza musicale che raramente si incontra fra le cose che escono nel nostro Paese. Il cantautore milanese e la sua versatile compagna di vita e di mestiere, ben supportati dal gruppo capitanato dallo storico socio di Ruggeri, Luigi Schiavone, hanno realizzato un lavoro destinato a durare, al di là delle scadenze del calendario.

Una dozzina di canzoni, con atmosfere estremamente varie. Si va da cover rivisitate in chiave punk (ebbene sì, punk...) come «Jingle Bells» e la «White Christmas» scelta per aprire la raccolta, a episodi di grande intensità come «Have yourself a merry little Christmas», in bilico tra rock e canzone d'autore.

Quattro inediti, di cui tre interpretati singolarmente («Stella» e «Il centro luminoso» da Ruggeri, «Regalo di Natale» da Andrea Mirò) e uno in duetto («C'era una volta Natale»). Ma anche rivisitazioni di brani precedentemente incisi dai due: da «Il Natale dei ricordi» (pubblicata nel ’99 e qui rimasterizzata) a «Piccola lettera di Natale» (nuova versione del brano che stava in un album degli anni Ottanta).

Spiega Ruggeri: «Avevo in mente questo progetto da almeno quindici anni. Il Natale è l’unica festa capace ancora di commuovermi. Mi riporta all’infanzia, a persone, colori e sapori che non ci sono più, con la voglia di riproporre ai miei figli quello scenario che per me fu così importante e formativo».

«Ho cominciato a scrivere canzoni sullo stesso argomento visto da varie angolazioni - dice ancora il cantautore, che sta lavorando anche al suo prossimo ”vero” album - rileggendo e registrando altri brani che avevo da sempre voglia di cantare. Andrea Mirò ha effettuato lo stesso percorso, naturalmente filtrato attraverso la sua sensibilità, molto diversa dalla mia...».




S’intitola invece «Rosalino Cellamare – Ron – In Concerto» (SonyBmg) il nuovo album dal vivo del cantautore di Garlasco, qui accompagnato dall’Orchestra Toscana Jazz. Quasi quarant’anni di carriera (debuttò sedicenne al Sanremo ’70, cantando «Pa’ diglielo a ma’» assieme a Nada) riassunti in un’ora di musica, fra classici come «Piazza grande», «Il gigante e la bambina», «Al centro della musica», «Joe Temerario», «Anima», «Attenti al lupo»... E la scelta simbolica di mettere vicini, sulla copertina il nome vero - quello degli esordi - e il nome d’arte adottato da quasi trent’anni. C’è anche un inedito, «Canzone dell’acqua».



Ultima segnalazione per Marco Armani, che qualcuno ricorderà in alcuni Sanremo di tanti anni fa. In «Parlami d’amore Mariù» (Delta Dischi) è andato a rivisitare canzoni della tradizione italiana degli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta: da «Mamma» a «Portami tante rose», da «Violino tzigano» a quella scelta per il titolo, tutte firmate da Cesare Andrea Bixio, nato a Napoli nel 1896, che ha lasciato qualcosa come 500 canzoni e 150 colonne sonore. Operazione storica di un certo interesse. Fra gli ospiti, la cantante Rosalia De Souza e il rapper inglese Kevin Attienne.



 

Anticipazioni per il 2008. Una straniera, una italiana. Giusto per cominciare a farci la bocca, visto che nelle prossime settimane il calendario delle uscite verrà aggiornato continuamente. Buone notizie per chi ama i Rem: anche se manca l'ufficialità, la band americana dovrebbe pubblicare presto un nuovo disco di inediti. L'ultimo lavoro di Michael Stipe e compagni è datato 2004, era «Around the sun». Ad alimentare le speranze dei fan ci sono le parole che lo stesso Stipe si è lasciato scappare un paio di settimane fa durante un'asta di beneficenza tenutasi a New York: «Lasciate che vi dica un segreto: abbiamo nel cassetto un grande disco, un grande cambiamento per il sound della band. Lo faremo uscire il prossimo primo aprile...». Qualcuno ha notato che, visto il giorno, potrebbe anche trattarsi di uno scherzo... O forse è tutto vero, e allora non resta che aspettare la conferma ufficiale, per ascoltare il nuovo disco di una delle migliori band degli ultimi anni.



S’intitola invece «Pica!» il nuovo album di Davide Van De Sfroos che uscirà l’8 febbraio. La parola usata nel titolo in dialetto lombardo «laghée» (zona lago di Como...) significa «picchia», e rappresenta il suono, la parola e l'invocazione che accompagnava i minatori di Frontale (frazione di Sondalo, comune dell'Alta Valtellina). A tre anni di distanza da «Akuaduulza», dal cantautore lombardo arriva un nuovo album composto da quindici brani, tre dei quali con testo in italiano e ritornello in dialetto laghee. Davide Bernasconi, in arte Davide Van de Sfroos, ha vinto nel 2001 la Targa Tenco come «miglior album in dialetto» con «...E semm partii» mentre nel gennaio del 2003, con «Laiv», ha ottenuto un disco d'oro. Infine l'ultimo album di inediti - il citato «Akuaduulza» -, storie, leggende, tradizioni di «acqua dolce» racchiuse in quattordici brani, che hanno registrato consenso di pubblico e critica a livello ormai nazionale.

 

FIORELLO Dovrebbe essere l'ultimo estratto discografico dalla fortunata trasmissione radiofonica, ma in questo settore e di questi tempi... mai dire mai... Comunque, ecco 67 tracce per 66 minuti. La media è di un minuto a frammento, talvolta schegge di pochi secondi limitate a una battuta, un tormentone, anche una sola parola che però, trattandosi di loro due, a volte basta e avanza per sganasciarsi. A conferma che stiamo parlando della trasmissione radiofonica più amata dai tempi di «Alto Gradimento». Una galleria di 44 nomi: da Prodi a Ciampi, da Berlusconi a Napolitano, da Camilleri a Battiato, da Morandi alla Bellucci. Passando per La Russa, Costanzo, Califano, Moccia... Grande Fiorello, davvero.



ROSA BALISTRERI
Nuovo disco dell’interprete forse più rappresentativa della canzone popolare siciliana, scomparsa nel ’90. Nell’anno di quello che sarebbe stato il suo ottantesimo compleanno (era del ’27) arriva questa raccolta di inediti o versioni mai registrate di brani che ne hanno caratterizzato la carriera. Chi non comprende il dialetto siciliano può concentrarsi su elementi altrettanto fondamentali che spesso rimangono in ombra rispetto alle parole: la circolarità e la ripetitività dell’accompagnamento della chitarra, sempre pizzicata, e il timbro secco e asciutto della voce, che canta con le cadenze del canto tradizionale siciliano. Tre brani su tutti: «Vurria di lu tu sangue cincu stizzi», «Rosa canta e cunta» e «Tu si bedda».




1 commento:

  1. Ron... l'uomo che ringiovanisce ;-) Con le donne ci siamo abituate... ma sugli uomini suona ancora strano. Quasi temo di ritrovarmelo di fronte in versione bambino qualche giorno!!!

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