sabato 5 gennaio 2008



TRIESTE Bum, bum, bum... Che sarebbe come dire: stasera al PalaTrieste Nick the Nightfly con Monte Carlo Nights Orchestra e Sarah Jane Morris, il 15 gennaio Dionne Warwick al Rossetti, dove poi arrivano anche Mario Biondi e Gigi D’Alessio (l’11 e il 21 marzo). E ancora i Pooh e Biagio Antonacci al PalaTrieste ad aprile (rispettivamente il 2 e il 9). Insomma, dopo un 2007 musicalissimo per Trieste e tutto il Friuli Venezia Giulia, e con la caduta del confine che promette di trasformare il 2008 nel primo anno di una futuribile «euroregione della musica», ecco che il calendario dei prossimi appuntamenti prende subito forma e si arricchisce di nuovi nomi.

Ne parlavamo giusto sette giorni fa. Con Lubiana che adesso è anche psicologicamente più vicina a Trieste di Lignano o Pordenone, il 2008 diventa il primo anno in cui il pubblico di queste terre avrà a disposizione una scelta di spettacoli che tiene testa a zone in passato molto più ricche di spettacoli.

Se ieri eravamo «periferia dell’impero», oggi siamo «al centro della musica». E Trieste stavolta non ci sta a farsi mettere ai margini. La vecchia cenerentola, per decenni bypassata dai circuiti delle musica dal vivo, ora gioca la sua parte e lo fa da protagonista. Ciò grazie anche alla proficua collaborazione fra pubblico e privato.

Una conferma arriva dai primi nomi annunciati per il 2008. Come sottolinea in una nota il vicesindaco Paris Lippi «il ricco e interessante programma, frutto della preziosa collaborazione sviluppata dal Comune di Trieste e Azalea Promotion, prevede una prima serie di concerti ed eventi musicali che puntano a confermare anche quest'anno Trieste sulla scena del panorama musicale nazionale e internazionale».

Ma il debutto di stasera è firmato dall’Associazione dei commercianti con il tradizionale concerto «Buon anno Trieste». Quest’anno al PalaTrieste arrivano il dj-musicista Nick the Nightfly, impegnato con la sua Monte Carlo Nights Orchestra e la grande Sarah Jane Morris in un «Tribute to Beatles» che promette di far rivivere le immortali melodie dei quattro di Liverpool. Parte dell’incasso della serata - di cui parliamo in cronaca - alla Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin, che è un bel modo di cominciare l’anno.

La prossima settimana, martedì 15 gennaio, Dionne Warwick sarà in concerto al Rossetti, nell'ambito di un breve tour italiano in cui sarà accompagnata da un gruppo di sette musicisti. La cantante, che nel 2008 festeggia quarantacinque anni di attività, proporrà il meglio del suo repertorio. Originaria del New Jersey, classe 1940, la Warwick (sorella di Dee Dee, madre di Whitney Houston), è una parte della storia del pop, avendo esordito dopo Elvis e prima dei Beatles. Difficilmente etichettabile perchè ha sempre spaziato in vari contesti sonori, cresciuta cantando nelle chiese battiste, ha offerto interpretazioni di straordinario livello: dalle collaborazioni con Burt Bacharach (che con Hal David ha scritto per lei canzoni memorabili, dal primo singolo «Don't make me over» in poi) al rhythm'n'blues, da «I’ll never love this way again» di Barry Manilow, al rapporto con i Bee Gees e con Andrè Previn, che scrisse per lei la title-track della colonna sonora de «La valle delle bambole». Anche quando si è cimentata in un repertorio commerciale, Dionne ha sempre mantenuto un buon livello qualitativo, evitando di cadere nel revival. La sua carriera è ricca di dischi d'oro e di platino (per una produzione supera i quaranta titoli, oltre a molte raccolte), collezionando diversi Grammy Award (il primo nel ’68). Il successo internazionale la impose anche in Italia, dove negli anni Sessanta partecipò al Festival di Sanremo, nel ’67 con «Dedicato all'amore» e nel ’68 con «La voce del silenzio».

Ma andiamo all’11 marzo, quando al Rossetti arriva Mario Biondi, sorta di Barry White trapiantato in Sicilia. Catanese, classe 1971, il suo vero nome è Mario Ranno. Ma ha scelto di chiamarsi così per ricordare il cognome d’arte del padre, il cantante Stefano Biondi. Il grande pubblico lo ha scoperto l’anno scorso a Sanremo, quando ha duettato con Amalia Grè nel brano «Amami per sempre». E il suo primo album solista è uscito nel 2006, «Handful of soul». Ma alle spalle ha una storia già importante, fatta di esperienze come corista, di collaborazioni prestigiose, di esperienze negli Stati Uniti, dove alcuni suoi brani sono stati inseriti nella colonna sonora del telefilm «Sex and the City». Due mesi fa ha pubblicato con la Duke Orchestra il doppio album «I love you more Live», registrato dal vivo al Teatro Smeraldo di Milano nell'ottobre scorso. E al prossimo Sanremo (in programma pochi giorni prima del concerto triestino) potrebbe partecipare anche lui, stavolta in veste di solista.

Appena dieci giorni, e il 21 marzo arriva al Rossetti Gigi D’Alessio, il cantante napoletano che ormai da diversi anni si è saputo trasformare da cantante neomelodico (aveva cominciato con i matrimoni, diventanto una star nella sua città, grazie anche all’appoggio di Mario Merola) a grande protagonista della musica italiana, con tournèe di successo anche all’estero. Un successo che è stato consacrato dalle tre partecipazioni a Sanremo: nel 2000 con «Non dirgli mai», nel 2001 con «Tu che ne sai», nel 2005 con «L'amore che non c'è». «Mi faccio in quattro» è il sedicesimo album della sua carriera, uscito nel 2007 e suddiviso in quattro cd (sottotitoli: «Napoletano», «Pop», «Latino» e «Ballad»), con due tracce inedite: «Non mettermi in croce» e «Bambina». Gigi D’Alessio è una presenza fissa anche dei periodici rosa, grazie alla sua relazione con la cantante Anna Tatangelo.

E passiamo ai due appuntamenti - preannunciati dal Comune di Trieste e da Azalea Promotion - per il mese di aprile, al PalaTrieste. Il 2 aprile arrivano i Pooh con una tappa del loro «Beat ReGeneration Tour 2008». Che parte il 29 marzo da Mantova e prende il nome dall’album, intitolato per l’appunto «Beat ReGeneration», in uscita il primo febbraio, e preceduto dal singolo «La casa del sole», vecchia canzone dei Bisonti, riarrangiata per l’occasione, in rotazione nelle radio da ieri. Tutto il disco è un omaggio ai complessi che animavano la scena italiana in quegli anni Sessanta ai quali i Pooh e pochissimi altri sono sopravvissuti: dai Califfi («Così ti amo») ai Ribelli («Pugni chiusi»), dai Quelli (che poi avrebbero dato vita alla Pfm) all’Equipe 84, dalla Formula 3 ai Sorrows («Mi spezza il cuor»), dai Corvi («Un ragazzo di strada») alle Orme, fino ai Rokes (di cui vengono rilette «È la pioggia che va» e «Che colpa abbiamo noi».

Sempre al PalaTrieste il 9 aprile arriva il «Vicky Love Tour» di Biagio Antonacci, cominciato nel novembre scorso e seguito ai due megaconcerti dell’estate scorsa allo Stadio San Siro di Milano e al Velodromo di Palermo. «Vicky Love», uscito nel marzo 2007, a due anni da quel «Convivendo parte 2» che assieme a «Convivendo parte 1» aveva dato vita al primo progetto discografico «a puntate» del mercato italiano: oltre un milione e 200 mila copie che erano valso al cantautore milanese la prestigiosa statuetta ai World Music Awards 2005 come «Best Male Selling Italian Artist».

Il resto alle prossime puntate...

Nessun commento:

Posta un commento