martedì 29 gennaio 2008

SANREMO


Siamo senza governo, la situazione è grave ma non è seria: abbiamo il Festival di Sanremo. Manca un mese al 25 febbraio, ma la kermesse è praticamente già cominciata. Lo si è capito ieri, dalla conferenza stampa di presentazione. Pippo Baudo, alla tredicesima conduzione: «Sanremo non è al tramonto. Tra le manifestazioni più durature è al primo posto...». E Piero Chiambretti, di rimando: «Più che per il Pd io tifo per il Pb, ovvero Pippo Baudo. Dura cinque giorni, quasi più del centrosinistra...». Battuta fin troppo facile, che comunque la situazione merita.

Povia e qualche altro escluso più o meno eccellente, nei giorni scorsi, aveva addebitato la propria bocciatura al fatto di non essere organico alla sinistra. All’Indipendent Music Day, che si terrà a Sanremo negli stessi giorni del Festival, ci sarà spazio per tutti: esclusi, emergenti e riemergenti dalle nebbie del tempo. Un quarto d’ora, o almeno cinque minuti di notorietà, nei giorni della rassegna, non si nega a nessuno.

Intanto è scoppiata la prima polemica, sale necessario di ogni edizione che si rispetti. La canzone «Il rubacuori», di Federico Zampaglione, in gara fra i big, è stata prima accettata e poi rifiutata dalla casa discografica dell’artista romano, la Emi, trattando il tema del precariato e dei licenziamenti di massa, decisamente di attualità anche nell’industria discografica in perenne crisi. Zampaglione si è presentato da indipendente, ma il brano è saltato dalla compilation del Festival, gestita dalle major discografiche.

Ha detto Giuseppe Giulietti, parlamentare, portavoce dell’associazione Articolo 21: «Ci auguriamo che la casa discografica si appresti a smentire e qualche dirigente spieghi che è stata una non felicissima trovata pubblicitaria, altrimenti saremmo di fronte a un fatto gravissimo; non solo a un'altra forma di censura ma a qualcosa di più grave, una testimonianza palese di insensibilità per una tema al centro delle preoccupazioni di milioni di italiani».

Poi si è saputo che il brano farà parte della compilation e che Zampaglione al Teatro Ariston duetterà assieme ad Annie Lennox, già con gli Eurythmics, appena licenziata dalla Sony. Ma l’episodio è significativo di un clima. Del tipo: non disturbate il manovratore. Nemmeno con le canzoni...

Rimangono i numeri e gli annunci. Si parte lunedì 25 febbraio con dieci Campioni e sette Giovani; voto della giuria demoscopica, che manda i quattro Giovani più votati alla prima finale di venerdì. Martedì 26 idem, con la designazione degli altri quattro Giovani finalisti. Mercoledì 27 pausa calcistica: di scena il solo Dopofestival, che quest’anno torna alla sede abituale del Casinò (con Chiambretti ci saranno Elio e le storie tese).

Giovedì 28 ritornano i venti Campioni, ognuno dei quali affiancato da un partner, italiano o straniero. Venerdì 29 finale dei Giovani (decide la somma fra giuria demoscopica, televoto e giuria di qualità) e spazio ai superospiti: per ora si parla di Lenny Kravitz, Kylie Minogue e la nuova stella del soul inglese Leona Lewis; fra gli italiani Jovanotti, Giorgia, Antonello Venditti, Gianni Morandi e Fiorella Mannoia.

Sabato primo marzo finalissima, con prevedibili ore piccole nella miglior tradizione baudiana, maestro sopraffino nell’allungamento dei brodi. Anche in questo caso decidono giuria demoscopica, televoto e giuria di qualità.

Il vincitore verrà fuori da questa lista: Fabrizio Moro con «Eppure mi hai cambiato la vita», Tricarico con «Vita tranquilla», Loredana Bertè con «Musica e parole», Max Gazzè con «Il solito sesso», Toto Cutugno con «Un falco chiuso in gabbia», Sergio Cammariere con «L’amore non si spiega», i Finley con «Ricordi», Eugenio Bennato con «Grande sud», Mietta con «Baciami adesso», Amedeo Minghi con «Cammina cammina», Giò Di Tonno e Lola Ponce con «Colpo di fulmine», Frankie Hi Nrg con «Rivoluzione», Gianluca Grignani con «Cammina nel sole», L'Aura con «Basta!», Little Tony con «Non finisce qui», Paolo Meneguzzi con «Grande», Anna Tatangelo con «Il mio amico», Mario Venuti con «A ferro e fuoco», Michele Zarrillo con «L'ultimo film insieme», il citato Zampaglione con «Il rubacuori».

Con Baudo e Chiambretti, archiviato il ciclone Hunziker, sul palco ci saranno di nuovo due vallette: la mora attrice di Bitonto Bianca Guaccero (la sua perla: «mi sento come una bambina nel castello delle favole...») e la biondona ungherese Andrea Osvart (altra perla: «ho passato metà della mia vita a studiare l'italiano, ora i miei sacrifici sono stati ricompensati...»). Ce lo meritiamo, Sanremo, ce lo meritiamo...

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