REM 2
Dall’inviato
CARLO MUSCATELLO
CODROIPO Rapidi, diretti, essenziali. In una parola, anzi, in un acronimo: Rem. Che ieri sera hanno scaraventato addosso ai quasi dodicimila di Villa Manin la loro nuova ricetta di sopravvivenza già proposta su disco: ragazzi, bisogna tornare alle origini, all'essenziale, anche all'impegno, dobbiamo tutti accelerare per scappare da un mondo che non ci piace per nulla. Perché lo sapete: il rock, da mezzo secolo a questa parte, è la sola medicina in grado di salvare la vita ai disorientati giovani di ieri e di oggi.
E l'accelerata rock prende quasi alla sprovvista il pubblico arrivato da «ogniddove» nel parco dell'antica dimora dogale. La notte sta scendendo quando la band americana raccoglie il testimone dagli Editors, il gruppo inglese di Birmingham che li accompagna in questo tour italiano, e che anche ieri sera ha avuto il compito di scaldare l'atmosfera. Lavoro svolto egregiamente, i ragazzi ci sanno fare, come hanno dimostrato con gli album «The back room» e soprattutto «An end has a start». Ma l'attesa, con tutto il rispetto, è merce per Michael Stipe e compagni.
Che, poco prima delle 22, arrivano su un palco dominato da un'apoteosi tecnologica di schermi video che rilanciano immagini e dettagli in bianco e nero dello show. E mettono subito in chiaro una cosa: la refezione è finita, la crisi di qualche anno fa è alle spalle (i dischi «Around the sun» e «Reveal» in effetti non erano granchè...), si ricomincia a marciare. E si marcia che è una bellezza.
Lo si era capito già ascoltando il nuovo disco, «Accelerate», di cui questo tour è in qualche modo la versione dal vivo, con l'aggiunta di antichi e imprescindibili cavalli di battaglia. I tre di Athens, Georgia, dimostrano in concerto di aver rinfrescato la vena creativa andando a riscoprire un'essenzialità primitiva. Sembra quasi di essere tornati al periodo d'oro della band, agli anni Ottanta.
Apertura con sferzate di energia ruvide e grezze. Dal nuovo disco pescano subito ”I’m gonna dj”, e poi ”Hollow man”, ”Living well is the best revenge”, «Man sized wreath», «Horse to water», «Supernatural superserious», la stessa ”Accelerate”. È il ritorno alle origini, all'essenzialità, alla semplicità del rock. Riff di chitarra che sembrano staffilate, altro che suoni finti di tastiere e computer. Basta con gli effetti speciali, con la dittatura della tecnologia.
Le canzoni nuove si intrecciano con le vecchie, alcune vecchissime (roba anche dell'88...), di una carriera che brilla comunque di una sostanziale unità stilistica. Pescano dal trittico meraviglioso di «Green», «Out of time» (quello del botto, nel '91) e «Automatic for the people». Tanti successi di un grande repertorio restano fuori dalla scaletta. Comunque ci sono «Losing my religion», «So fast», «Maps and legends», «The one I love», «Imitation of life», «Drive», «What's the frequency, Kenneth?».
Michael Stipe (classe 1960) è il signore della scena, ha una presenza magnetica e una voce graffiante, quasi abrasiva. A dispetto della figura minuta, sul palco è un gigante, veste un abito elegante che nasconde un rocker di razza. Con i soci Peter Buck (il suo lavoro alla chitarra è fondamentale) e Mike Mills (che si divide fra basso e tastiere), e gli altri due musicisti che li affiancano, sembra voler dire ai fan: passano gli anni, ma noi siamo ancora qui, la nostra musica non muore, anzi è viva più che mai.
Concerto ad alta energia, tirato, con grande impatto emotivo e nessuna pausa. Suoni ridotti all'osso, che viaggiano ad alta velocità, indicandoci la strada da seguire. Le ballate lente non spezzano il ritmo. Anche perchè subito dopo la cavalcata rimette il turbo e procede sicura fino ai bis. Fino alla certezza: ecco cos'è rimasto degli imbarazzanti anni Ottanta, sono rimasti i Rem, che sono vivi e lottano - per sopravvivere - assieme a noi. Con la loro sobrietà rock, con l'impegno nel sociale, gli attacchi a Bush e l'appoggio a Obama, i manifesti contro la guerra e per la difesa dell'ambiente.
A Villa Manin, gente a tratti entusiasta e grande successo di pubblico. Stasera il tour di Stipe e compagni si conclude a Milano.
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