mercoledì 23 luglio 2008

REM 1


di CARLO MUSCATELLO

CODROIPO Oltre diecimila persone sono attese questa sera a Villa Manin per il concerto dei Rem. L’evento più atteso dell’estate musicale regionale - in attesa di vedere che sviluppi avrà l’affaire Vasco Rossi allo Stadio Friuli - promette dunque di non deludere le aspettative degli appassionati, molti dei quali stanno convergendo in queste ore sul parco dell’antica dimora dogale anche da fuori regione e dall’estero.

Biglietti ancora disponibili alle casse, che apriranno alle 15. Cancelli spalancati invece non prima delle 20, per permettere il «sound check» anche degli Editors, il gruppo inglese di Birmingham decollato l’anno scorso con il secondo album «An end has a start», che aprirà la serata attorno alle 20.30. Michael Stipe e compagni dovrebbero apparire sul grande palco non prima delle 21.30. In programma i brani del nuovo album, «Accelerate», ma anche alcuni storici cavalli di battaglia («Losing my religion», «Fall on me», «Man on the moon»...). Per un set che si preannuncia molto rock, energico, veloce, quasi rabbioso.

Del resto questi tre americani di Athens, Georgia, la velocità ce l’hanno già incisa nel nome, in quell’acronimo che sta a indicare i Rapid Eyes Movement, la fase del sonno caratterizzata dall’attività onirica. Arrivati al quattordicesimo album in un quarto di secolo di carriera, hanno capito che è ancora tempo di «accelerare», recuperando però alcune cose di un passato glorioso.

«Accelerate» suona infatti come un ritorno alle origini, alle sonorità di un tempo e alle stesse antiche ispirazioni oniriche. I Rem riscoprono l'essenza rabbiosa del rock, ma come una sorta di rifugio alle disillusioni del sogno americano. E l'essenza del disco sta tutta nel titolo, che richiama un’urgenza dove tutto negli undici brani è veloce, rapido, ridotto all'essenziale.

In poco più di mezz’ora di musica (per l’esattezza trentaquattro minuti: tanto dura il disco), i riff aggressivi, le chiusure brusche e gli arrangiamenti talvolta spigolosi lasciano il fiato corto sin dal primo ascolto. I brani comunicano energia ma anche rabbia: nelle interviste i tre hanno spiegato che «da cittadini americani è difficile non essere arrabbiati per quel che ha fatto il nostro governo negli ultimi otto anni».

«Until the day is done», uno dei pezzi più impegnati dell'album, è più lo sfogo di un sognatore deluso che un inno alla rivolta. Più pessimismo della ragione che ottimismo della volontà, insomma. Non a caso l'album si chiude simbolicamente con la graffiante «I’m gonna dj», che rievoca le aspirazioni dei ribelli di Seattle contro il Wto.

Ancora velocità negli assolo di chitarra di «Living well's the best revenge», le manie dell'uomo moderno nel primo singolo «Supernormal superserious», giusto una parentesi melodica in «Mansized wreath» e nel pianoforte e chitarra acustica di «Hollow man», persino echi folk in «Until the day is done».

I Rem hanno dunque voltato pagina, a quattro anni dal deludente «Around the sun». E il pubblico ha ripreso a stare tutto dalla loro parte. Come sta dimostrando anche il successo di questo breve tour italiano (dodicimila spettatori al concerto nell’ambito di Umbria Jazz, quindicimila l’altra sera all’Arena di Verona), che ieri sera ha fatto tappa a Napoli e - dopo la tappa di Villa Manin di stasera - si conclude domani a Milano.

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