MARCO CARTA AI TRL AWARDS
Marco Carta è forse la star più attesa dai giovanissimi che stasera affolleranno piazza Unità. Cagliaritano, ventiquattro anni fra pochi giorni (li compie giovedì), il vincitore dell’ultimo Sanremo è passato in pochi mesi dal quasi anonimato alle folle che invocano il suo nome. L’altra sera, a Roma, un suo concerto è stato interrotto per motivi di ordine pubblico...
«È successo - spiega Marco Carta, che stasera parte con quattro nomination per i ”Trl Awards” - che dovevo cantare al Palalottomatica, poi per motivi organizzativi il concerto è stato spostato alla Sala Atlantico, che ha duemila posti. Ma si sono presentati in diecimila con regolare biglietto. C’erano molti bambini, e dunque le forze dell’ordine dopo tre canzoni hanno detto stop».
Dal palco ha avvertito una situazione di pericolo?
«Per la verità no. C’era un ambiente incandescente, questo sì. Ed ero convinto di fare il più bel concerto della mia vita. Peccato, ma a Roma torneremo presto».
Perchè i giovanissimi la amano?
«Credo che abbiano colto la mia sincerità, la schiettezza, la voglia di mettermi in gioco. E poi amano le mie canzoni, spero il mio modo di cantare, forse anche il mio essere un po’ emotivo».
Quando ha capito di avercela fatta?
«Me ne sto accorgendo ora, in questi mesi, dopo la vittoria a Sanremo, che davvero non mi aspettavo assolutamente. Per me era già un sogno essere sul palco dell’Ariston fra i big. E un sogno ancor più grande trovarmi fra i tre finalisti: ero convinto che avrebbe vinto Povia, speravo al massimo di piazzarmi secondo, davanti a Sal Da Vinci».
Facciamo un passo indietro. Un anno fa lei vinceva ”Amici”.
«Ci avevo provato quattro volte, prima di essere ammesso. Ai concorsi regionali, in Sardegna, arrivavo sempre primo. Ma alle cose importanti non passavo. A diciassette anni ho provato Sanremo Giovani: niente. E niente nei precedenti tentativi ad ”Amici”...».
Fino all’anno scorso.
«Sì, ricordo ancora la data: era il 20 ottobre 2007. Quando hanno chiamato il mio nome, sulle prime non avevo capito che ero stato ammesso. Temevo un’altra bocciatura, un’altra delusione. E invece è andata, fino alla vittoria finale».
Cos’era cambiato, rispetto alle bocciature?
«Solo dopo ho capito che ai provini portavo i pezzi sbagliati. Io amo la musica nera, da bambino mi piacevano Lucio Battisti e Laura Pausini ma anche il gospel. L’anno scorso finalmente ho fatto il percorso giusto: Lionel Richie, Ricky Fantè, Alex Baroni...».
Le manca la Sardegna?
«Sono molto legato alle mie origini e alla mia famiglia. Da quando è cominciata l’avventura di ”Amici” vivo a Roma, ormai sono quasi due anni, ma quando posso torno a casa. Io ho perso i miei genitori da bambino, sono stato cresciuto dai nonni, che hanno fatto molti sacrifici per permettermi di coltivare il mio sogno. Non lo dimentico».
E oggi che il sogno è realtà?
«Ho il cuore gonfio di gioia. E la sera, prima di addormentarmi, non mi sembra vero che questa fortuna sia capitata proprio a me. Ricordo che quando compii sei anni promisi a me stesso che da grande avrei fatto il cantante. Oggi posso dire di esserci riuscito. Finalmente».
Il futuro?
«Mi sto godendo il successo di questo tour e dell’album ”La forza mia”, che è già doppio disco di platino. Proprio come il precedente ”Ti rincontrerò”, mio album d’esordio, uscito lo scorso anno. Ma ora con la Warner stiamo preparando lo sbarco in Spagna e in Messico: un mercato per il quale farò le versioni spagnole delle mie canzoni».
Come Ramazzotti?
«Sì, lo so che mi hanno accomunato a Eros. E la cosa mi fa piacere. Ma lui è un colosso, io ho ancora tanta strada da fare...».
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