mercoledì 26 maggio 2010


DISCHI - LIGABUE


I sogni di rock’n’roll non tramontano mai. Nemmeno a cinquant’anni. Ed ecco allora il nuovo album di Luciano Ligabue, mezzo secolo perlappunto appena compiuto, vent’anni trascorsi dal tardivo debutto, cinque dal disco precedente ”Nome e cognome”. Cifre tonde, per arrivare a questo album del rocker di Correggio, intitolato ”Arrivederci, mostro!” (Wea).
«Il titolo? Ognuno di noi - spiega il Liga - ha i propri fantasmi, le ossessioni, le cose che conosce anche bene e se non le conosce bene sono comunque lì che lavorano costantemente. Io ho fatto cinquant’anni da poco: ci frequentiamo da tanto, io e i miei fantasmi, per cui riuscire a riconoscerli mi dà la sensazione di poterli salutare anche affettuosamente. Non è un addio perchè non ho la presunzione di pensare che se ne vadano per sempre. È come la sensazione di essermi un po’ liberato...».
Si parte con le chitarre aggressive di ”Quando canterai la tua canzone”, con la voce che è quasi un sussurro quando dice «ma scegli tu fra botte e rime, e scegli tu fra inizio e fine, e scegli tu, ma scegli tu per primo...». Chissà, forse un consiglio di vita al figlio Lenny ancora bambino.
”Ci sei sempre stata” è la classica ballata d’amore, molto ”alla Ligabue”, che si chiude con un lungo assolo di chitarra di quel Corrado Rustici che è anche il produttore dell'intero disco, costruito fra Correggio e la California. «Più ti guardo e meno lo capisco da che posto vieni... Chi ti ha fatto gli occhi e quelle gambe ci sapeva fare, chi ti ha dato tutta la dolcezza ti voleva bene... Eri solo da incontrare ma tu ci sei sempre stata».
Di ”Caro il mio Francesco” si è parlato già tanto, uno sfogo orecchiabile e sincero contro tutto e tutti sotto forma di lettera-canzone all’amico Guccini, che di anni sta per compierne settanta, qualcuno ha detto «in stile ”L’avvelenata”».
”Quando mi vieni a prendere" parla della tragedia avvenuta in Belgio poco più di un anno fa, quando un uomo vestito da clown è entrato in un asilo e ha ammazzato la maestra e due bambini, ferendone altri dodici. Ligabue fa parlare un bambino, con le stesse parole e gli stessi pensieri che potrebbe aver avuto realmente davanti alla tragedia. Sette minuti crudi e toccanti, quasi strazianti.
"Un colpo all'anima" è anche il singolo scelto per lanciare il disco. "Taca banda" è un brano divertente e quasi scanzonato. "Atto di fede" è semplice e lineare come il suo titolo. "Nel tempo" parte dalla tragedia di Ermanno Lavorini (il ragazzo di dodici anni sparito e trovato morto nella pineta di Viareggio nel ’69, un dramma che colpì molto l’artista, che all’epoca aveva solo nove anni...), ripercorrendo mezzo secolo di vita e venti di carriera attraverso immagini e ricordi.
Ma ci sono anche "Il peso della valigia", quasi una poesia delicata e pulita, e "La verità è una scelta", con un ritornello che rimane subito in testa, in mezzo ad altri sogni di rock’n’roll. Di quelli che non muoiono mai. Nemmeno a cinquant’anni.


 


RENATO ZERO


Renato Zero di anni invece ne compie sessanta. Non fa rock, ma musica leggera. Spesso di buona qualità. Come nel dvd/cd ”Presente ZeroNoveTour”, appena uscito per l'etichetta indipendente Tattica. Prosegue dunque la ”scelta autarchica” dell’artista romano, che da un anno ha chiuso con le multinazionali del disco e produce e distribuisce in piena autonomia la sua musica.
Il nuovo lavoro rappresenta la conclusione del percorso cominciato nella primavera dell’anno scorso, con la pubblicazione del cd ”Presente”. Che ora ritorna, allegato al dvd registrato dal vivo al Forum di Milano, nell’ambito del tour seguito al disco, e che propone anche un un brano inedito: ”Unici”, che l’artista dedica al suo pubblico.
Renato Fiacchini in arte Zero si conferma grande autore e interprete di musica leggera, non a caso amato ormai dalle varie generazioni che si sono succedute nel corso degli ultimi decenni. I suoi vecchi ”sorcini” sono cresciuti, insomma, ma continuano ad amare la sua genuina vena popolare e melodica. Assieme a un nuovo pubblico che non era ancora nato ai tempi dei suoi ormai lontani esordi.
Le canzoni sono ”ufficialmente” ventisei, in realtà ce n’è una in più - non dichiarata sul libretto di copertina - e si tratta del duetto fra l’artista romano e Mario Biondi nel cavallo di battaglia di quest’ultimo ”This is what you are”.
I brani: ”Vivo” e ”Ancora qui”, ”Questi amori” e ”Emergenza noia”, ”Mentre aspetto che ritorni” e “Qualcuno mi renda l’anima”... Con l’aggiunta di interviste all'artista e ovviamente un libretto fotografico.
Con l’artista romano, sul palco, ci sono Danilo Madonia alle tastiere, Paolo Costa al basso, Rosario Iermano alle percussioni, Giorgio Cocilovo e Fabrizio “Bicio” Leo alle chitarre, Mark Harris Baldwin al pianoforte, Lele Melotti alla batteria e l’Orchestra Prato Ensemble. La regia dello show è di Roberto Cenci, nome collaudato dopo tanti programmi televisivi di successo.


 


M.PRIVIERO Nell’88, quando uscì il suo ”San Valentino”, molti scommisero che il futuro del rock italiano era lui, Massimo Priviero, veneto, classe 1960. Il suo posto nell’olimpo, poi, lo presero altri (per esempio, uno di cui parliamo qui a sinistra...), ma il nostro ha comunque portato avanti con serietà e onestà una bella carriera fatta di buoni dischi e tanti concerti. Ora questo ”Rolling Live” è un piccolo monumento alla sua storia: due cd e un dvd, tratti dal concerto del marzo 2009 al Rolling Stone di Milano, che propongono tutti i suoi successi (da ”Nessuna resa mai” a ”Bellitalia”, da ”Fragole a Milano” alla citata ”San Valentino”...), ma anche tre inediti: ”Vivere”, ”Splenda il sole” e ”Lettera al figlio”. Da segnalare che negli stessi giorni è uscito anche il libro "Nessuna resa mai. La strada, il rock e la poesia di Massimo Priviero", libro-biografia firmato dal padovano Matteo Strukul (edito da Meridiano Zero): una confessione a cuore aperto in cui il cantautore racconta la sua storia e la sua avventura artistica.
 


AMERICAN IDIOT Gli americani Green Day sono fra i gruppi più importanti della scena punk-rock degli anni Novanta, amati da milioni di giovani in giro per il mondo. Una discografia importante, settanta milioni di copie vendute, quattro Grammy, tour di successo, cose così... Nel 2004 il loro “American idiot” era già una rock-opera che raccontava i giovani americani - confusi e spaesati come il loro Paese - dopo il trauma dell’11 settembre. Il lavoro per trasformare quel disco in un musical è stato lungo, ma il debutto a Broadway pare sia andato benissimo. Ecco allora che arriva anche la colonna sonora dello spettacolo, in questo doppio cd con le canzoni dello storico album, qualche lato b dell’epoca e alcuni brani del recente ”21st century breakdown". Il tutto cantato dal cast del musical, ma suonato e prodotto dagli stessi Green Day, che hanno scritto anche il libretto dello spettacolo. La band, in chiusura, come bonus track, regala pure un inedito: ”When it’s time”, presente anche nello show ma qui cantata e suonata dal gruppo.


 


 

Nessun commento:

Posta un commento