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mercoledì 16 settembre 2015
PER FAVORE, NON CHIAMATELI DEPORTATI (lettera a Repubblica)
LETTERA A REPUBBLICA
pubblicata il 16-9-15
Nella vicenda degli insegnanti vedo che viene usato con una certa
frequenza, dai diretti interessati, il termine "deportati". Visto che le parole sono
importanti, trovo che il termine sia quanto meno inopportuno o forse
addirittura offensivo per la storia del nostro paese. Ricordo al proposito
mio padre, che a trent'anni, nel 1957, lasciò in Calabria mia madre e me, che
avevo un anno, per inseguire un posto fisso e sicuro a Trieste. Dove la mia
famiglia si ricongiunse un anno dopo. Non erano tempi di comunicazioni facili con
Skype, Whatsapp, telefonini, sms, mail... Ma nessuno, a casa mia, si è mai sentito
un "deportato".
Carlo Muscatello
Trieste
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