domenica 14 febbraio 2016

SANREMO, PER DIRE CHE È BRUTTO BASTEREBBE MENO SPAZIO

Per dire che il Festival è brutto, non basterebbe meno spazio? A volte c’è proprio bisogno che qualcuno segnali all’uditorio che il re è nudo. Lo ripetiamo da anni. Trattasi di spettacolo televisivo, cantanti e canzoni sono un pretesto. Ma la frase di Natalia Aspesi, l’altro giorno su Repubblica, è di quelle che non ammettono repliche. E chiuderebbe qualsiasi discussione. Non fosse che di Sanremo, poi, ogni anno, a febbraio, si riprende a parlare. Da troppi anni a questa parte. L’edizione 2016 conferma quanto si sapeva. Carlo Conti ha fatto il bis, ricetta a base di leggerezza e allegria: successo di ascolti ma non certo di qualità. In calo rispetto anche allo scorso anno. Un altro Festival stretto fra “facce da talent”, eterni ritorni e personaggi - ci sono sempre stati, anche negli anni Settanta e Ottanta - che sbucano fuori a febbraio e poi nessuno sa che fanno fino all’anno dopo. Un tempo si chiamavano Christian, Flavia Fortunato, Paolo Vallesi. Ora rispondono al nome di Irene Fornaciari (l’avremmo mai vista al Festival, fra i cosidetti Campioni, se non fosse stata figlia di Zucchero?), Dolcenera, Scanu, Zero Assoluto... Cosa resterà di questo Festival? La genialità di Elio e le storie tese, una spanna abbondante sopra tutti gli altri. La freschezza dei due rapper napoletani, Rocco Hunt e Clementino. Le imitazioni di Virginia Raffaele. Il pianista Ezio Bosso con la sua storia di lotta alla malattia: ma l’avrebbero invitato se non l’avesse avuta? Il toccante brano (un pezzo di teatro, più che una canzone) di Frassica sulla tragedia dei migranti. Il ritorno sul palco che li ha lanciati, rispettivamente una trentina e una ventina di anni fa, di Eros Ramazzotti e Laura Pausini. La celebrazione-reunion dei Pooh, che per il mezzo secolo di carriera hanno richiamato - oltre a Stefano D’Orazio, uscito da poco - anche Riccardo Fogli, che nel ’73 lasciò “il complesso” per inseguire l’amore per Patty Pravo. Anche lei ha festeggiato i cinquant’anni da “Ragazzo triste” nella città dei fiori: la volevano come ospite, ha preferito venire in gara. Peccato. L’ospite più atteso, Elton John, ha lasciato a casa il marito e non ha parlato di gay. Sospiro di sollievo alla Rai e in parlamento. Nastrini arcobaleno di alcuni cantanti pro unioni civili. Anche questo è Sanremo.

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