domenica 4 giugno 2017

VASCO BRONDI 28-7 ad AZZANO X, PORDENONE

Fra i cantautori italiani, è stato forse il primo a cantare la precarietà di una generazione. Dieci anni dopo quel demo di debutto, cui nel 2008 sarebbe seguito il primo album vero e proprio, “Canzoni da spiaggia deturpata”, Premio Tenco per la miglior opera prima di quell’anno, il ferrarese Vasco Brondi (nato però a Verona, nell’84), quello che si cela dietro al nome Le luci della centrale elettrica, torna in tour dopo l’album “Terra”, prodotto assieme a Federico Dragogna dei Ministri. E in questa attesissima tournèe estiva è già prevista una data nel Friuli Venezia Giulia, il 28 luglio ad Azzano Decimo, alla Fiera della musica. Un concerto che segue la “data zero” svoltasi due mesi fa ancora nella nostra regione, a Fontanafredda, sempre in provincia di Pordenone. «Alla fine dei tour - ha detto il cantautore - ho preso l’abitudine di viaggiare. In teoria lo faccio per scrivere, ma non va mai così. La musica mi continua a stupire perché è una specie di macchina del tempo che ti porta in pochi secondi in luoghi lontani». «Per esempio, in questo disco ci sono echi di un viaggio fatto a Mostar a diciott’anni con un amico: era stato il primo contatto fisico con un luogo di guerra e vedere le case scoperchiate, i buchi dei proiettili e le signore che ti affittano le case con le stanze vuote dei figli morti per me è stato un trauma. Però c’erano anche le feste, tutte le sere, nelle case abbandonate, sentivi voglia di vivere intorno a te. Quei ragazzi non volevano fare monumenti alla memoria ma vivere il presente e pensare al futuro, non scavare nel dolore, il passato gli era già così appiccicato addosso...». Ancora Vasco: «C’è una strofa di una canzone di questo disco, “Coprifuoco”, che viene direttamente da lì. Nel ritornello dice: “Dove c’era un minareto o un campanile c’è un albero in fiore tra le rovine”. Si era ripreso il suo posto: una volta ridiventate polvere, chiesa e minareto erano uguali. Scrivendo questo disco mi sono reso conto che cose che nemmeno credevo riguardassero la mia vita mi erano invece entrate nel profondo e sono uscite fuori molti anni dopo, grazie alla musica». “Terra” è il suo quarto album di inediti dopo il citato “Canzoni da spiaggia deturpata” (2008), “Per ora noi la chiameremo felicità” (2010) e “Costellazioni” (2013). Pubblicato nel formato speciale a forma di libro che, oltre al cd, contiene anche il diario di lavorazione, intitolato “La grandiosa autostrada dei ripensamenti”: «Un diario di viaggio e di divagazioni - ha spiegato - dell’anno e mezzo di scrittura e degli ultimi tre mesi di registrazioni in studio». Un disco sontuoso nel quale Vasco Brondi racconta un mondo nuovo, quello dell’Italia di oggi, sopravvissuto a “questi cazzo di anni zero” come lui stesso urlava quasi dieci anni fa in “La lotta armata al bar”.

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