martedì 12 dicembre 2006

Un nuovo modello di città a volte parte da piccole grandi cose. Per esempio da un gruppo di mamme che cura un giardino pubblico, che affianca l’ente pubblico in un’azione di recupero di uno spazio verde, che organizza attività ricreative e culturali. E fa rivivere, così, un pezzo di città. È la storia del giardino triestino di via San Michele, sotto San Giusto.
E dell’associazione AnDanDes: un nome che deriva dal verso di una filastrocca, duecento soci e una combattiva presidente, l’argentina di Trieste Laura Flores. Un lavoro cominciato da sei anni, regolamentato nell’aprile scorso con tanto di concessione triennale, che scade per l’appunto nel 2009.

Oggi questa esperienza è portata ad esempio a livello nazionale, con l’inserimento nel volume «Buone pratiche e servizi innovativi per la famiglia», curato da Pierpaolo Donati e Riccardo Prandini per l’Osservatorio nazionale sulla famiglia ed edito da Franco Angeli.

«Come molte altre città - scrive nel suo intervento Daniele Ventura, dottorando in sociologia all’università di Bologna - Trieste viveva da alcuni anni il problema dell’abbandono degli spazi verdi. Questo fatto aumentava per le famiglie che rimanevano nel contesto urbano il rischio di isolamento e la difficoltà di spazi per il gioco per i propri bambini. Nella zona di Cittavecchia l’associazione di madri AnDanDes aveva cominciato a sperimentare un’azione di recupero di uno spazio verde per trasformarlo in un’area di gioco libero e successivamente, nel periodo estivo, in uno spazio di gioco, accudimento e cura organizzati, gestito dalle socie, da volontari, artisti e membri di altri organismi del privato sociale».

AnDanDes, segnala ancora Ventura, ha raggiunto negli anni, con l’appoggio delle istituzioni comunali, «risultati molto positivi sia per il recupero dell’area sia per la promozione della socialità e della partecipazione alla cura dell’infanzia. Il progetto è continuato a crescere (e tuttora è in fase di espansione) fino ad arrivare alla progettazione e costruzione di uno spazio strutturato, attivo per tutto l’anno, che interessa sia il gioco organizzato per bambini piccoli che forme di azione, sostegno, socializzazione per le madri e in generale per i genitori».

Nel volume si registra inoltre come il Comune di Trieste, «colpito positivamente dalla capacità di fare animazione coinvolgendo la cittadinanza in progetti di educazione, accudimento e cura per l’infanzia», abbia negli ultimi anni recepito l’esperienza, valutando anche la possibilità di diffusione della stessa sul territorio cittadino, con il coinvolgimento di altri organismi e strutture.

Fin qui il libro, che porta ad esempio l’esperienza triestina ma ovviamente ignora le recenti difficoltà che essa sta attraversando. Nelle pagine di cronaca del nostro giornale i lettori sono infatti già stati informati, negli ultimi mesi, dei ripetuti atti vandalici che il giardino di via San Michele ha subito. E poi, anche negli ultimi giorni, delle incomprensioni fra l’associazione e il Comune.

«In tutti questi anni - sottolinea Laura Flores, argentina trapiantata a Trieste, dove è arrivata per la prima volta nell’89, attirata come tanti dalla rivoluzione psichiatrica di Franco Basaglia - abbiamo avuto sempre un ottimo rapporto con l’amministrazione comunale. E vogliamo continuare ad averlo, convinti come siamo dell’importanza del lavoro comune fra la nostra associazione e l’ente pubblico. Diciamo però che da qualche tempo abbiamo dei problemi di comunicazione e di vera e propria incomprensione con il Servizio verde pubblico».

«Negli ultimi mesi - prosegue la presidente dell’associazione - nel giardino ci sono stati diversi atti vandalici, nonostante da parte nostra siano sempre stati rispettati tutti i controlli e le cautele del caso. Atti vandalici e danneggiamenti da cui siamo noi per primi colpiti. Ciononostante, e nonostante la convenzione sia stata firmata soltanto nell’aprile di quest’anno, ci sono già state rivolte delle minacce di revocare la stessa...».

Per ovviare a questa situazione, e auspicando una sempre maggiore collaborazione con il Comune di Trieste, l’associazione AnDanDes ha incontrato recentemente la Commissione trasparenza del Comune. Si è parlato degli atti vandalici e dei danni alla struttura, ma anche delle scritte ingiuriose apparse nel giardino e rivolte proprio contro chi si occupa di gestire l’area. E si è parlato pure delle incomprensioni che l’associazione lamenta con il Servizio verde pubblico del Comune, che ultimamente ha chiesto all’associazione un controllo più attento della pulizia e un monitoraggio più costante sulla chiusura dei cancelli e sulla situazione dei servizi igienici.

Per risolvere la situazione, e per proseguire nella collaborazione, una delle ipotesi è di discutere con l’amministrazione comunale l’istituzione di un regolamento interno alla struttura.

L’obiettivo è sempre quello maturato anni fa, in una serie di incontri tra genitori in piazza Hortis: pensare a uno spazio dove poter allevare con tranquillità i propri figli. Lo spazio venne identificato nel bel giardino a più livelli di via San Michele, una struttura importante creata verso la metà degli anni Cinquanta dai lavoratori disoccupati raggruppati sotto la sigla Selad.

Un’esperienza cresciuta nel corso degli anni, che ora il volume edito da Franco Angeli porta ad esempio a livello nazionale. Ma in una città dove c’è chi pensa di poter risolvere i gravi problemi del disagio e dell’emarginazione eliminando le panchine, quell’esperienza oggi vive un momento di difficoltà.

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