lunedì 20 aprile 2009

"MAMMA MIA!" A TRIESTE




Quando dieci anni fa, nel marzo ’99, il musical ”Mamma mia!” - da domani al Rossetti di Trieste - debutta a Londra, la storia musicale degli Abba in realtà è già finita da un pezzo. Ma da quel momento, grazie al musical e poi al film dell’anno scorso con Meryl Streep, le loro immortali canzoni vivono una seconda giovinezza.

Che storia, la loro. Il quartetto svedese si costituisce nel ’70, sulle ceneri di precedenti formazioni. Sono due coppie anche nella vita: Björn Ulvaeus e Agnetha Fältskog, Benny Andersson e Anni-Frid (detta Frida) Lyngstad. Ma all’inizio si presentano maschilisticamente come Björn & Benny - Agnetha & Anni-Frid, con le signore in secondo piano, nomi in copertina ma rigorosamente dopo quelli dei maschietti che erano anche gli autori delle canzoni. Nel ’72 il cambio di nome: scelgono di chiamarsi Abba mettendo assieme in un acronimo le iniziali dei loro nomi di battesimo.

È la svolta. E il grande successo. Nel ’74 vincono l’Eurofestival con ”Waterloo”: solo uno dei tanti classici del pop che firmano negli anni Settanta. Poi, al culmine della popolarità, fra la fine dei Settanta e l’inizio degli Ottanta, le due coppie scoppiano: doppio divorzio e conseguente fine anche del gruppo. La cui fama è però sopravvissuta fino a noi, grazie ai dischi ma anche al musical tratto da una delle loro canzoni di maggior successo che l’anno scorso è diventato un premiatissimo film.

Un successo dunque anche ”postumo” che ha avuto il primo rilancio nel ’92, quando in un loro concerto a Stoccolma gli U2 - sì, nientemeno che Bono e compagni - resero omaggio agli Abba interpretando la loro ”Dancing queen” e invitando sul palco Björn Ulvaeus e Benny Andersson a suonare chitarra e piano. Pochi mesi dopo uscì la raccolta ”Abba Gold - Greatest Hits”, che con i suoi 26 milioni di copie vendute divenne il loro album di maggior successo e rimase per anni nelle classifiche internazionali.

Grandi numeri, niente da dire. E oltre 400 milioni di dischi venduti in tutto il mondo fanno degli Abba uno dei gruppi più amati della storia della musica (l’unico non anglosassone di fama planetaria), oltre che ”l’impresa” svedese seconda soltanto alla casa automobilista Volvo nella classifica nazionale dei profitti.

Ma si diceva di ”Mamma mia!”. Il singolo esce nel ’75, ma solo nell’83 - un anno dopo lo scioglimento del quartetto - il produttore Judy Craymer incontra Björn Ulvaeus e Benny Andersson e lancia l’idea del musical. Qualcosa non va per il verso giusto, perchè il progetto resta in un cassetto. Il sì di Björn e Benny arriva soltanto nel ’95, «sempre che la storia raccontata sia di nostro gradimento». La scrittrice Catherine Johnson scrive la trama, Phyllida Lloyd la dirige a teatro e il 23 marzo ’99 il musical debutta al Prince Edward Theatre di Londra. Due anni dopo sbarca a Broadway e da allora non smette di girare per il mondo, davanti a un pubblico calcolato ormai in trenta milioni di persone.

La storia, come quasi tutti ormai sanno, è ambientata in una piccola isola greca dove Donna Sheridan, ex cantante di un qualche successo, vive con la figlia Sophie. La ragazza sta per sposarsi e vuole scoprire chi è suo padre, che non conosce e del quale la madre non le ha mai detto nulla. Fra i vecchi diari di mamma, Sophie trova tre possibili candidati e li invita sull'isola per le nozze. I tre arrivano, assieme a due vecchie amiche di Donna, e comincia una girandola di equivoci, fraintendimenti, situazioni romantiche ma anche grottesche, fino all’immancabile happy end.

Il tutto, nel musical come nel film uscito l’anno scorso (con una strepitosa Meryl Streep), scandito da una ventina di celebri successi degli Abba: da ”Dancing queen” a ”The winner takes it all”, da ”Money, money, money” a ”Take a chance on me”, da ”Gimme gimme gimme (A man after midnight)” a ”S.O.S”, da ”When all is said and done” a ”Voulez-vous”.

Fino ovviamente all’esplosione corale: «Mamma mia, here I go again, my my, how can I resist you? Mamma mia, does it show again? My my, just how much I’ve missed you... Mamma mia...!».

Nessun commento:

Posta un commento