lunedì 28 settembre 2009

MICHAEL JACKSON, BUSINESS DOPO MORTO


NEW YORK La faccia di Michael Jackson ti accoglie stampata sulla maglietta del taxista pachistano già all’aeroporto Jfk. La ritrovi, a far concorrenza a quella del presidente Obama, sui gadget che i negozietti gestiti da immigrati indiani di prima generazione propongono fra la Sesta e la Ventitreesima, sulle bancarelle a Central Park e su quelle a Battery Park, vicino all’imbarco del traghetto per Staten Island e dei barconi che portano i turisti a vedere la Statua della Libertà.

Ma il trionfo di ”Jacko” si celebra ovviamente ad Harlem, nei mercatini e nei negozi attorno al mitico Apollo Theatre che fu di Ella Fitzgerald, di James Brown, dei Blues Brothers. Lui stesso aveva debuttato bambino, a cinque anni, nel ’63, con i Jackson Five, in questo teatro che ha fatto e visto passare la storia della musica nera. E oggi, sulla 125th Street dove sorge il teatro, guardandosi attorno sembra quasi che il re del pop sia ancora vivo.

Magliette, poster, murales, fotografie, quadri, spille, gadget di vario tipo, ma anche giovani e meno giovani vestiti ”alla maniera di Michael”, i suoi classici trasmessi da radio e tivù, manifesti attaccati sui muri nei quali la tal famiglia Woods «unisce le proprie preghiere a quelle della famiglia Jackson e ringrazia per la musica e i ricordi che nutrono le nostre anime».

Sentimenti a parte, girovagando per le strade di quel riassunto del mondo che è la Grande Mela, si ha l’impressione che il grande sfruttamento post mortem dell’immagine e dell’opera dell’artista scomparso sia solo agli inizi. Jackson è sicuramente in grado, da morto, di produrre un fiume di dollari. Quasi più che da vivo.

Il re del pop, primo artista di colore a diventare una star mondiale, l’uomo dei primati che ha venduto in vita 750 milioni di dischi è stato anche l’uomo che negli ultimi anni spendeva trenta milioni di dollari più di quanto incassava, che aveva speso altri milioni (avvocati, spese legali, somme versate alle famiglie per tacitarle...) per uscire assolto dai processi seguiti alle infamanti accuse di pedofilia, che pochi anni fa aveva ottenuto un prestito da duecento milioni di dollari dalla Bank of America, che aveva accettato di tornare in scena (dieci concerti a Londra, poi diventati cinquanta, che si sarebbero dovuti tenere dal 13 luglio scorso e che invece lo hanno portato alla morte...) proprio per far fronte ai debiti.

Oggi, sugli eredi - dopo aver pagato debiti e tasse - sta per rovesciarsi una montagna di denaro. Le prove del suo ultimo spettacolo sono già diventate un film i cui diritti sono stati acquistati dalla Sony per sessanta milioni di dollari. ”This is it” - che uscirà in tutto il mondo il 28 ottobre - ripercorre il periodo che va da aprile a giugno 2009 ed è stato tratto da più di cento ore di riprese dietro le quinte in cui si vede Jackson provare i brani per il concerto. E ”This is it” è anche il titolo della prima canzone postuma, annunciata per il 12 ottobre, e del doppio cd che uscirà in concomitanza con il film: primo disco con le versioni originali dei suoi più grandi successi, secondo con versioni ancora inedite e una poesia, intitolata ”Planet earth”.

Ma intanto il business non si ferma. Anzi. L'ultima villa in cui l’artista ha vissuto, e nella quale è morto, è stata comprata dallo stilista francese Christian Audigier, che intende organizzare sfilate a ogni anniversario della scomparsa del re del pop. Che negli ultimi tempi già la affittava per centomila dollari al mese.

Poi ci sono i vecchi dischi, schizzati ai vertici delle classifiche negli Stati Uniti (dove in queste settimane tengono loro testa solo i Beatles rimasterizzati in digitale e la ritrovata Whitney Houston) ma anche in tutto il mondo. E le biografie, i tour della memoria, il megaconcerto in sua memoria previsto per il 26 settembre a Vienna e poi slittato al giugno prossimo a Londra, il musical ”Thriller-Live” che arriva in Italia quest’autunno (attesa per le date al Rossetti di Trieste dal 3 novembre), il merchandising che tutto avvolge e fagocita e da tutto produce denaro.

Basti pensare a quel che è successo a Melbourne, in Australia, dove il famoso guanto bianco tempestato di cristalli che Jackson indossò alla prima del suo film «Ghosts» (nel ’96, a Sydney) e il giorno del matrimonio con la seconda moglia, Debbie Rowe, è stato battuto all'asta per 34 mila euro, il doppio rispetto alle previsioni. Soldi sganciati dall'Hard Rock Hotel e Casino di Las Vegas. Che non è un ente di beneficenza, dunque ne ricaverà altro denaro.

Una curiosità. Nella speciale classifica statunitense degli incassi post mortem degli artisti, per il 2008 la vetta è saldamente nelle mani di Elvis Presley, con 52 milioni di dollari. Seguono il disegnatore Charles Schultz (quello dei Peanuts, con 33 milioni), l’attore Heath Ledger (20), lo scienziato Albert Einstein (ebbene sì..., 18), e solo qualche posizione più in basso John Lennon e Andy Warhol con nove milioni, Marilyn Monroe con sei milioni e mezzo, Steve Mc Quenn (sei), Paul Newman e James Dean (cinque), Marvin Gaye (tre e mezzo).

Ebbene, secondo le previsioni degli esperti, nella classifica che uscirà l’anno prossimo - riferita dunque al 2009 - Jackson potrebbe già piazzarsi a ridosso del finora irraggiungibile Elvis. Dato di tutto rispetto, considerato che la popstar è morta il 25 giugno, e che dunque gli incassi si riferiscono soltanto al secondo semestre. Ancor meglio dovrebbe andare nel 2010, se la tendenza verrà confermata, come tutto lascia supporre.

Intanto, ”Jacko” riposa finalmente in pace nel mausoleo del cimitero di Forest Lawn, a Hollywood Hills, California. È il cimitero più «spettacolare d'America», meta di turisti, dove riposano Clark Gable, Humphrey Bogart, Walt Disney, Sammy Davis Junior. Ospita copie delle statue di Michelangelo, dalla Pietà al David, e vi è riprodotta anche una vetrata dedicata all'Ultima Cena di Leonardo da Vinci, dipinto amato da Michael al punto che ne aveva realizzata una ”sua versione”, custodita al Neverland Ranch. Prossimo a essere trasformato in una nuova Graceland.

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