mercoledì 30 settembre 2009

LORIANO MACCHIAVELLI


Spesso leggere le pagine dei quotidiani siciliani, purtroppo, è più appassionante di un romanzo giallo. Parola di Andrea Camilleri. Cui si deve anche questo giudizio: il giallo funziona, è vera letteratura; in televisione la tecnica del giallo, se ben riprodotta, può dare ottimi risultati.

A ”Grado Giallo”, il festival letterario giunto alla seconda edizione, che si terrà fra domani e domenica sull’Isola del Sole, il papà del commissario Montalbano non ci sarà. Ma ci sarà Salvatore Nigro, il suo editor, che racconterà il successo dell’investigatore più amato dagli italiani. Ci sarà anche Veit Heinichen, il giallista tedesco trapiantato da un decennio sulla costiera triestina. E ci sarà pure Loriano Macchiavelli, che racconterà assieme a Sandro Toni (inizialmente doveva esserci Francesco Guccini, che non potrà essere presente per un grave lutto) ”come si fa un giallo a quattro mani”...

Allora Macchiavelli, lo spieghi prima a noi...

«Per scrivere a quattro mani - dice lo scrittore, classe ’34 - bisogna innanzitutto avere delle cose in comune. Nel caso mio e di Guccini è stato importante venire dalla stessa zona, la stessa valle del Reno che dall’Emilia si inoltra verso la Toscana. Ciò per noi ha significato avere anche ricordi in comune, scoprire assieme cose che si erano dimenticate e ritrovarle, personaggi che erano rimasti in fondo alle nostre memorie».

Radici comuni, linguaggio comune.

«Fino a un certo punto, per la verità. Io sono di Vergato, soltanto venti chilometri a nord della Pavana di Francesco, che però è nato a Modena. Poco più di un tiro di schioppo, ma linguaggi diversi: il mio paese gravita infatti ancora su Bologna, il suo è quasi in Toscana. Fondendoli, nasce il nostro paese immaginario, il nostro personalissimo Macondo...».

Paesini comunque di montagna.

«La montagna, i nostri Appennini sono per noi una fonte infinita di storie e di personaggi. A volte capita che fra i monti ci si isoli, il mondo attorno arriva come attutito. Non si tratta di una scelta precisa. Piuttosto di un’imposizione da parte di un mondo esterno sempre più distante, sempre meno amato».

Mauro Corona le piace?

«L’ho letto, ma non lo conosco bene. Comunque sì, mi piace, anche perchè le sue storie sono come impregnate di un che di selvaggio, di primitivo. Ma lui viene dalla montagna vera, i nostri Appennini sono meno alti».

Ma com’è che con Guccini avete cominciato a scrivere assieme?

«La cosa è un po’ strana. Una sera eravamo assieme a una cena, dopo una manifestazione letteraria, e Francesco mi raccontò una storia che aveva recuperato non so dove. Voleva che la scrivessi io. Ero titubante, anche perchè per me, come per tanti altri, Guccini era e rimane un mito. L’editore era presente e buttò lì l’idea: ma perchè non la scrivete assieme? Detto e fatto».

Com’è, il grande cantautore, a lavorarci assieme?

«Intanto è una bella persona, e non lo dico perchè ne sono amico. Merita davvero di essere amato dalle tantissime persone che ascoltano le sue canzoni e leggono i suoi libri. A lavorarci assieme, beh, un problema c’è: è molto pigro, dunque bisogna un po’ adeguarsi ai suoi tempi. E magari farsi carico di un lavoro di ricerca e di documentazione che lui non farebbe mai...».

La documentazione è importante, nei vostri libri, che sono comunque di fantasia?

«Sì, perchè io voglio che il racconto sia sempre credibile. Dunque bisogna innanzitutto osservare la realtà circostante. Ma sono anche io che faccio le ricerche, vado negli archivi, in biblioteca, intervisto gli anziani del luogo... Devo dire che è un lavoro che mi piace, dunque non mi pesa assolutamente. Anzi, penso sia la parte più interessante del mio mestiere».

Lei nasce come autore teatrale. Perchè passò al giallo?

«Nel teatro io ho mosso i primi passi, negli anni Sessanta. Come organizzatore, come attore e come autore. Poi verso la metà degli anni Settanta scrissi il mio primo romanzo. Fu un giallo per il semplice motivo che io ero un antico lettore di libri gialli. Amavo soprattutto i grandi americani: Raymond Chandler, Mickey Spillane, Dashiell Hammett...».

Cos’è per lei il romanzo poliziesco?

«È il racconto di storie vicine al sentimento dell’uomo, nella consapevolezza che il mistero ha sempre affascinato e coinvolto l’essere umano. Ma dev’essere un mistero calato nella realtà, contestualizzato. Se ne parlava recentemente a Nizza, dove ho partecipato a un festival con dei colleghi francesi. Per esempio: ho sempre trovato vergognoso che Agatha Christie si dilettasse a descrivere i suoi delitti e le sue morti nelle idilliache campagne inglesi, senza fare un solo accenno ai drammi che avvenivano in quegli anni...».

E i drammi dei nostri tempi?

«È in fondo la grande lacuna anche dei nostri romanzi gialli. Noi raccontiamo piccole storie, piccoli fatti e personaggi. Ma intanto sopra di noi c’è un ”grande delinquente universale”, che sta uccidendo il mondo intero. Ovviamente non mi riferisco a una persona in particolare. Piuttosto l’intero sistema che ci governa, fatto di guerre, di ambiente massacrato, di interesse economico che tutto regola...».

Il vostro commissario Santovito non c’è più. Ma c’è già una prossima storia?

«Sì, con Guccini stiamo scrivendo un nuovo romanzo poliziesco. Siamo solo agli inizi. Posso dire soltanto che è sempre ambientato sui nostri Appennini. E che Santovito è citato nella storia. Vorremmo scoprire e raccontare la montagna oggi, in modo nuovo e diverso. Ma siamo solo agli inizi. Penso non uscirà prima della fine del 2010...».

La manifestazione gradese, curata da Elvio Guagnini e promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Grado con il Dipartimento di Italianistica dell’Università di Trieste, si svolgerà nello Spazio Noir allestito alla Diga Nazario Sauro. Apertura domani alle 17.30 con la tavola rotonda ”I generi del mistero e i giornali”, ovvero giallo e cronaca, alla quale prenderanno parte gli autori Ermanno Paccagnini, Sergio Pent e Valerio Varesi, con il giornalista Alessandro Mezzena Lona.

A seguire, una ”dedica” al grande maestro del giallo Edgar Allan Poe, a duecento anni dalla nascita (incontro a cura di Leonardo Bonuomo). Alle 21 l’appuntamento con Macchiavelli e Sandro Toni. Altre informazioni sul programma su www.comune.grado.go.it e www.grado.info

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