ANTONELLA RUGGIERO
Certo che ascoltare i canti ebraici della tradizione klezmer dalla superba voce di Antonella Ruggiero è un’altra cosa. Con tutto il rispetto dovuto ad altri interpreti. Aggiungi una manciata di brani della sua seconda giovinezza artistica e alla fine persino un omaggio ai tempi dei Matia Bazar, ed ecco che il concerto dell’artista genovese, ieri sera sulle Rive triestine, è diventato un piccolo grande evento per le tre/quattrocento persone che hanno trovato posto a sedere nel piazzale dell’ex piscina Bianchi minacciato dal cemento.
Che emozione, ascoltare a due passi dal mare, con una brezza leggera, le musiche della tradizione dell’Est europeo legate al teatro in lingua yiddish. Parlano di quotidianità, celano messaggi di protesta sociale, sono sempre velate di autoironia. Da ”Chichi Bonichi” a ”Kinder yorn”, composta da Mordechay Gebirtig, falegname e poeta che ricorda l'infanzia in quel ghetto di Cracovia nel quale venne ucciso dai nazisti nel ’42. Da ”Belz”, canto dell’immigrato ebreo in America che ricorda il paesello, a ”If I were a rich man” (repertorio della diaspora americana, dal musical ”Il violinista sul tetto”) fino alla notissima ”Tumbalalaika”. All’inizio e in mezzo, brani strumentali per il clarinetto di Amit Arieli e la chitarra di Giovanni Cifariello, componenti del gruppo assieme a Carlo Cantini (violino) e Roberto Colombo (tastiere).
A guardarla e ascoltarla, la Ruggiero, vien da pensare al suo percorso artistico: vent’anni ”leggeri” coi Matia Bazar, poi la parentesi privata, un viaggio in India, e il ritorno nel ’96, con il primo album solista, ”Libera”, sospeso fra Oriente e Occidente. Non smette di frequentare Sanremo ma il suo mondo parla di musiche sacre, concerti nelle chiese e nei teatri antichi, curiosità per la classica, passione per i musical ma anche per i canti popolari alpini (spettacolo ”Echi d'infinito - La montagna canta”). E poi l’omaggio ai cantautori storici della sua città (”Genova, la Superba”), quello ad Amalia Rodrigues e al fado portoghese, fino allo spettacolo ”Canzoni italiane tra le due guerre”, visto anche a Trieste sei mesi fa.
Ora questo spettacolo dedicato alla musica ebraica, presentato in anteprima al Giorno della Memoria del 2004, che nel finale non lascia le orecchie orfane di autentiche perle del suo passato: ”Amore lontanissimo” (seconda a Sanremo ’98), ”Echi d’infinito”, ”Vacanze romane”... A Trieste, successo affettuoso. Per un’artista da cui impariamo che dalla gabbia dorata del successo, volendo, si può uscire. Per scoprire che c’è tutto un mondo intorno.
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