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martedì 17 dicembre 2019
FNSI IN PIAZZA PER SALVARE INPGI E PROFESSIONE
Salvare l'Inpgi per salvare la professione giornalistica. La Federazione nazionale della Stampa italiana organizza un sit-in domani mercoledì 18 dicembre, alle 9.30, in piazza della Rotonda (Pantheon), a Roma. Il Consiglio nazionale della Fnsi, convocato per la mattinata, comincerà i propri lavori in piazza per denunciare il tentativo di colpire l'Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani per colpire l'autonomia della professione. L'iniziativa è aperta a tutti, giornalisti e associazioni che hanno a cuore la libertà di informazione e il diritto dei cittadini ad essere informati.
«Dal governo – rileva il sindacato – continuano ad arrivare risposte insoddisfacenti sulla messa in sicurezza dell'Istituto. Nella manovra di bilancio che sta prendendo forma, l'esecutivo ha trovato le risorse per consentire alle aziende di innescare una nuova ondata di uscite anticipate di giornalisti dal mondo del lavoro, ma non ha dato risposte né sulla messa in sicurezza dell'Inpgi, il cui disavanzo è dovuto unicamente a un decennio di pensionamenti anticipati ripetuti, né per adottare norme, che peraltro non avrebbero alcun impatto sui conti pubblici, per contrastare il lavoro irregolare e il precariato nel settore dell'informazione».
Per il segretario generale Raffaele Lorusso «non è accettabile che la politica non si faccia carico della necessità di mettere in sicurezza l'Inpgi, perché salvaguardare l'istituto significa salvaguardare l'autonomia di una professione. Va precisato che la situazione di disavanzo attuale dell'Inpgi non è frutto di cattiva gestione o di gestioni allegre, ma è il risultato di un decennio abbondante di stati di crisi ripetuti da parte delle aziende, che hanno comportato l'uscita dal mondo del lavoro di numerosi colleghi che non sono stati rimpiazzati».
Il segretario Fnsi ha anche anticipato che «noi non sottoscriveremo alcun accordo con alcuna azienda che non preveda, a fronte dell'uscita di giornalisti, l'entrata di altri giornalisti. Siano essi giovani o siano essi precari, che giovani purtroppo non lo sono più, da regolarizzare e stabilizzare. Noi non sottoscriveremo alcun accordo che preveda pensionamenti anticipati dove non ci sia l'esplicito riferimento all'ingresso di giornalisti».
Evidentemente, ha aggiunto Lorusso, «nella maggioranza di governo c'è la volontà, che noi assolutamente non condividiamo, di far sì che il lavoro giornalistico possa essere indebolito sempre di più, tentando di dare la possibilità agli editori di mettere fuori dei giornalisti e di assumere figure esperte non si sa bene di cosa. Questo non è accettabile. È singolare che si vogliano affrontare le difficoltà del settore ricorrendo a una misura, quella dei pensionamenti anticipati, che è stata largamente utilizzata nell'ultimo decennio, ma non ha prodotto i frutti sperati».
Infine, rispetto alla legge vigente, che prevede a fronte di tre uscite una entrata obbligatoria, «il governo – ha rilevato il segretario generale – ha in qualche modo cercato di accogliere quelle che erano le nostre istanze. Va dato atto al sottosegretario all'Editoria, Andrea Martella, di aver ascoltato più volte le nostre richieste e di aver abbassato questo rapporto facendo corrispondere a due uscite una entrata».
«L'Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani chiede di poter allargare dal 2021 la platea degli iscritti anche ai lavoratori della comunicazione», ha evidenziato Marina Macelloni, presidente Inpgi. «La situazione dell'Inpgi – ha spiegato – è fortemente critica, con il rischio di avere un commissario. Noi stiamo chiedendo da molto tempo che ci sia consentito di allargare la platea degli iscritti facendo arrivare all'istituto figure non giornalistiche ma vicine, come i comunicatori o i lavoratori della rete. Questo non è ancora avvenuto, ma nello stesso tempo il governo ha stanziato nuove risorse per i prepensionamenti».
Per Macelloni, «si tratta di risorse importanti che comporteranno una nuova perdita di iscritti per l'istituto. E l'istituto in questo momento non può sostenere questa nuova perdita di contribuenti senza avere un allargamento della platea. Quindi – ha concluso – noi insistiamo a chiedere questa possibilità, la legge dice che possiamo avere questa possibilità dal 2023, chiediamo che sia anticipata al 2021».
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