domenica 14 dicembre 2008

DE ANDRE'/PFM/BUBOLA


Due album ci ricordano che presto saranno già dieci anni dalla prematura e dolorosissima scomparsa di Fabrizio De Andrè (Genova 18 febbraio 1940 – Milano 11 gennaio 1999). Il primo si intitola «Pfm canta De Andrè» (Aereostella/Edel), un doppio composto da un cd e un dvd che rinnova e rafforza il rapporto fra la band milanese e il grande poeta e cantautore. Un rapporto che era cominciato nel lontano ’78/’79, quando Di Cioccio e compagni affrontarono con successo - in tempi in cui i cantautori si esibivano spesso «chitarra e voce» - l'ardua sfida di regalare abiti musicali nuovi e più complessi ad alcune delle canzoni più belle e importanti di De Andrè. Ne vennero fuori una tournèe (passata anche da Trieste, al Politeama Rossetti) e due album dal vivo, premiati dal successo che meritavano. Da notare che quegli arrangiamenti «firmati Pfm» furono poi usati dal vivo dall’artista fino alla fine della sua carriera.

Trent’anni dopo quell’incontro, questo disco - testimonianza «live» di un concerto registrato il 29 marzo di quest'anno al Teatro Caniglia di Sulmona - arriva a chiudere idealmente un percorso. Le canzoni di ieri, il ricordo di quella collaborazione, la sensibilità di oggi.

Le voci di Franz Di Cioccio e Franco Mussida non provano nemmeno a «rifare» De Andrè perchè sanno che sarebbe impossibile («Abbiamo metabolizzato il maestro, ne siamo diventati gli interpreti. Ed è bello immaginare che dove finiscono le nostre dita, ricomincia Faber...»), ma fanno la loro parte con affetto e onestà.

Il resto è musica. La grande musica di «Bocca di rosa» e «La guerra di Piero», «Giugno 73» e «Volta la carta», «La canzone di Marinella» («aveva la cadenza di un funerale, noi la trasformammo in una fiaba leggera...») e «Amico fragile», «Il pescatore» e «Un giudice»...

L’altro disco è «Dall’altra parte del vento» (Eccher/Edel), firmato da quel Massimo Bubola che con De Andrè ha scritto alcune delle canzoni più belle del repertorio di Faber: da «Rimini» (’77) a «Volta la carta», da «Andrea» a «Fiume Sand Creek», da «Don Raffaé» (’90) a «Hotel Supramonte»...

Il titolo è dato dalla canzone (inedita) scritta dal veronese Bubola, che immagina un incontro in un bar con De André. L’altro brano che non fa parte della produzione a quattro mani fra i due artisti è «Invincibili», scritto invece col figlio di Fabrizio, Cristiano. L’intento sembra essere quello di un omaggio sincero, riportando i brani alla loro ispirazione e dimensione originaria, dunque acustica.

Da segnalare infine che a Bubola - l’artista con cui De Andrè ha collaborato più a lungo: tredici anni, nei quali furono scritte ventuno canzoni - ha recentemente dedicato un bel libro il giornalista padovano Matteo Strukul: «Il cavaliere elettrico», sottotitolo «Viaggio romantico nella musica di Massimo Bubola» (edizioni Meridiano Zero). Una lunga intervista che diventa un ritratto completo di un artista che forse, nonostante la lunga carriera (19 album, trecento canzoni, chissà quanti concerti), non ha avuto quel che meritava.


STRENNE


Di dischi ne girano sempre meno. Ma lo scorso anno a dicembre sono stati venduti oltre cinque milioni tra cd e dvd musicali: oltre il 20% dell’intero fatturato annuale dell'industria discografica. Quest’anno i numeri complessivi caleranno ancora, ma quella percentuale forse è destinata ad aumentare. Anche per colpa di una crisi che trasforma il cd in regalo «economico».

Ce n’è ovviamente per tutti i gusti. In perfetto tema natalizio è «A Swingin' Christmas» di Tony Bennet, raccolta di classici natalizi prodotta da Phil Ramone e realizzata con la leggendaria formazione di Count Basie. Idem per «The Priests», raccolta di brani d'ispirazione spirituale con arie classiche e motivi della tradizione irlandese.

Oltre a «Canzoni per Natale» di Irene Grandi, di cui abbiamo scritto nelle settimane scorse, da segnalare anche la riedizione di «And so this is Christmas», dei Neri per caso, che comprende anche la versione di «Give peace a chance» di John Lennon. Ma tra le strenne non possono mancare Giorgia («Spirito libero», 3 cd e un dvd con tutto il meglio dell'artista romana in 44 canzoni), i due album di inediti di Fiorella Mannoia e di Laura Pausini (rispettivamente «Il movimento del dare» e «Primavera in anticipo»).

E poi «Re: Versions» di Elvis Presley (primo remix del re del rock’n’roll), «L’animale» di Adriano Celentano (il doppio di cui abbiamo già scritto), «Zero infinito» di Renato Zero (triplo cd con il meglio delle sue cose anni 70), il cofanetto di Giovanni Allevi (tre cd e un dvd che raccontano la carriera del pianista marchigiano).

Sul versante internazionale: box in metallo a tiratura limitata per l'album degli AC/DC, che contiene anche un dvd con il «making of» e il video del singolo «Rock'n'roll train»; cofanetto deluxe in edizione limitata con triplo cd per Bob Dylan «Tell tale signs» (completo di bonus disc con dodici brani aggiuntivi); cofanetto «Motown 50 - Yesterday, Today, Forever» (tre cd con oltre 60 successi di artisti storici della mitica etichetta americana). E ovviamente un sacco di altre cosucce...


TAKE THAT Ricominciare senza Robbie Williams. È l’impresa che tentano di Take That, usciti con l’album «The Circus», anticipato dal singolo «Greatest Day». Il quinto album in studio della band inglese è stato scritto da tutti i membri - Mark Owen, Jason Orange, Howard Donald e Gary Barlow - e prodotto da John Shanks. L'Observer Music Monthly lo ha già definito come uno dei loro migliori album. In Gran Bretagna i Take That sono tuttora una band da record nel panorama della musica pop: oltre seicentomila copie in prenotazione fanno di «The Circus» uno dei dischi più attesi dell'anno, con una previsione di un milione di copie vendute appena entro la fine del 2008. Lo stesso vale per il tour che prenderà il via dall'Inghilterra a giugno 2009 e che comprende quattro date a Wembley: oltre settecentomila biglietti sono già andati a ruba tra i fan inglesi. Ascoltando i brani, l’impressione però è che tali aspettative si basino soprattutto sui fasti passati. Forse anche per questo lasciano aperte - anzi, spalancate... - le porte all’amico che se n’è andato...


DE SCALZI Vittorio De Scalzi, ovvero: non solo New Trolls. L’artista genovese propone una Liguria di pietre, di mare, di spicchi di limone, di storie che escono fuori da un baule come vecchi fazzoletti. «Mandilli» (fazzoletti, appunto), prodotto con il fratello Aldo per Croeza-Aereostella, «è un disco nato quattro anni fa, registrato d'inverno in uno stabilimento balneare di Genova-Quinto e poi rimasto lì - ha spiegato il fondatore dei New Trolls -. Nostro padre ha prodotto quasi tutti i dischi in genovese, da Franca Lai ai Trilli, ma quarant'anni fa ai tempi dei Rolling Stones al genovese non ci pensavamo. Adesso lo vedo come un disco d'amore dedicato alla mia città».I dieci pezzi, tutti rigorosamente in dialetto, raccontano storie come quella di un barbone che cerca quel che resta della sua vita su una spiaggia («ma quando saero a man m'accorzo che no me resta che sabbia e vin»: chiudo le mani e m'accorgo che non rimane che sabbia e vino), oppure della Liguria «una fetta di luna coricata sul mare, una fetta della mia vita, uno spicchio di limone aspro».


 


 

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