giovedì 12 novembre 2009

ELISA A DUINO


 Elisa diventa mamma e sforna il disco forse più rock della sua giovane ma già importante carriera. Per presentare ”Heart”, che esce oggi, la trentaduenne popstar di Monfalcone ha invitato stampa e tivù nazionali al Castello di Duino, a due passi da casa sua. E mentre la piccola Emma Cecile dorme al sole novembrino accudita amorevolmente dalla nonna materna, lei spiega com’è nato l’album e parla del suo momento magico, artistico e personale.

«Sì, ho fatto un disco rock - spiega Elisa - anche perchè volevo cose divertenti da suonare dal vivo. Sono canzoni nate in un periodo di tempo ampio. ”Lisert” è addirittura del ’98. Doveva già entrare in album precedenti, ma poi per una cosa o per l’altra era sempre rimasta fuori. Stavolta sono riuscita a inserirla, anche come atto d’amore per la mia terra, alla quale rimango molto legata. Le mie radici sono sempre qui, è qui che ho scelto di continuare a vivere. E ne sono soddisfatta. Non mi sento prigioniera. Ma non trovo ragioni per andare a vivere altrove, anche perchè posso partire ogni volta che serve o che voglio».

Nel disco, che arriva a cinque anni da ”Pearl days” e dopo la raccolta ”Soundtrack”, e richiama l’energia del ”Pipes & Flowers” del fulminante esordio datato ’97, ci sono quattordici canzoni nuove. «Non c’è un filo conduttore unico. L’album - dice la cantante - non è stato pensato in maniera globale. Diciamo che è un insieme di canzoni accomunate dal linguaggio musicale, che in effetti è più rock, più aggressivo delle mie ultime cose. In questo è venuta fuori l’anima di Andrea (Andrea Rigonat, chitarrista della sua band dal ’96 ma soprattutto padre felice di Emma Cecile - ndr), che ha prodotto e arrangiato con me il disco, cofirmando alche alcune canzoni».

”Heart”, ovvero ”cuore”. Quanto di più intimo e centrale si possa immaginare. «Ho scelto di intitolarlo così perchè stavolta ho messo da parte la razionalità. In questa fase della mia vita hanno prevalso le ragioni del cuore, per la musica e per tutto il resto. La mia vita musicale e privata è oggi una scelta d’istinto, direi quasi di pancia. Sì, a guidarmi è stato il cuore. E con il cuore ho abbattuto filtri e barriere che avevo dentro».

Con questo disco Elisa torna a cantare soprattutto in inglese. «Ma in realtà - precisa - io dall’inglese non mi ero mai allontanata. Anche se il pubblico ricorda di più le mie canzoni in italiano. E pure quest’album, inizialmente, doveva essere in italiano. Poi, quando sono rimasta incinta, mi sono in qualche modo inabissata. Ho provato a scrivere in italiano, ma mentre a livello musicale il lavoro stava procedendo in modo fluido, sui testi mi sentivo in difficoltà. E diventavo quasi isterica, anche perchè per la gravidanza non potevo fumare. Ma non volevo fare il compitino in classe, ero terrorizzata dallo scrivere cose glaciali, nelle quali poi non mi sarei riconosciuta».

Fra le quattordici canzoni ci sono due duetti: ”Ti vorrei sollevare” con Giuliano Sangiorgi dei Negramaro (singolo apripista già molto trasmesso dalle radio) e ”Forgiveness” con Antony Hegarty (quello di Antony and The Johnsons). «La prima canzone - spiega - l’ho scritta ad aprile, già pensando a un possibile duetto con Giuliano. Lui è intenso, istintivo, ha la potenza vocale giusta».

E Antony? «L’avevo conosciuto al suo concerto milanese della primavera scorsa, al Conservatorio. Sono rimasta affascinata dalla sua voce fuori dallo spazio e dal tempo, addirittura fuori dal sesso, per quel suo timbro così puro e incontaminato da risultare assolutamente classico. E perfetto per la canzone. Il duetto purtroppo è stato solo virtuale: lui a New York, noi a Milano. Ma abbiamo comunicato molto, scambiandoci ”file” e opinioni».

Qualcuno chiede se ”ricambierà la cortesia” nel prossimo disco dei Negramaro. Elisa e il suo staff (che ruota attorno alla sorella manager, Elena Toffoli) sorridono ma si vede chiaramente che sono presi in contropiede. Non confermano né smentiscono, ma la cosa - considerato anche che la cantante monfalconese e il gruppo salentino fanno parte entrambi della scuderia Sugar, di Caterina Caselli - ha tutta l’aria di essere già decisa e programmata. È solo questione di tempo.

Nel disco c’è anche una cover: ”Mad world” dei Tears for Fears: «Guardando il film ”Donnie Darko” - rivela Elisa - sono rimasta folgorata dalla versione acustica di Michael Andrews e Gary Jules. E l’ho voluta inserire nel disco».

Ma il tempo vola. E la piccola Emma Cecile reclama giustamente la sua dose di attenzioni. Fra le interviste televisive e l’incontro con la stampa, s’impone dunque una pausa per l’allattamento. Bissata un paio d’ore dopo, a incontro ultimato.

«È nata il 22 ottobre - racconta mamma Elisa - dopo quarantuno, interminabili ore di travaglio. La data prevista per il parto era il 2 novembre (e scatta un gesto scaramantico molto meridionale... - ndr), ma lei ha deciso di venire al mondo in anticipo. Meglio così. Noi ci eravamo preparati per il parto in casa, avevamo comprato persino una piccola piscina per l’occasione, ma poi non è stato possibile ed Emma Cecile è nata all’ospedale di Monfalcone. Devo dire che non ho mai urlato tanto in vita mai. Anzi, ho urlato talmente tanto che a questo punto potrei fare la cantante di un gruppo hard rock».

Il doppio nome? «Emma era quello che ci girava per la testa da tempo. Poi Andrea si è innamorato di Cecile, in onore del pianista jazz Cecil Taylor. Alla fine, abbiamo semplicemente messo assieme i due nomi. Essere mamma ha influenzato questo disco, mi ha reso più spontanea ma anche più pratica, più diretta...».

A primavera Elisa sarà di nuovo in tour. Debutto il 6 aprile da Conegliano Veneto (per ora la data più vicina alla nostra zona, assieme a quella di Padova il 7 maggio), e poi si prosegue in giro per la penisola. «Ma prima - rivela - dobbiamo trovare una tata. Per ora siamo noi a occuparci della bimba: non vogliamo estranei in casa, soprattutto di notte».

Elisa guarda il tramonto e ricorda: «Da ragazzi andavamo al mare lì, a Duino. Chi aveva il motorino a volte trainava qualcuno che era in bicicletta. Sì, ho girato il mondo, ma continuo ad amare molto questa terra...».

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