giovedì 10 ottobre 2013

nuovo STING, the last ship

Era da “Sacred love”, dunque dal 2003, che Sting non sfornava un album di canzoni nuove. Non che in questi dieci anni sia rimasto con le mani in mano, fra album natalizi (“If on a winter’s night”), musiche per liuto (“Songs from the labyrinth”), album dal vivo con orchestra (“Symphonicities”), album dal vivo senza orchestra, antologie di grandi successi. Ma un disco in studio, tutto di inediti, quello no. Arriva ora, con questo raffinato “The last ship”, intreccio di ricordi della sua infanzia a Wallsand, periferia nord della sua Newcastle. Il sessantenne artista (cento milioni di dischi venduti fra Police e carriera solista, dieci Grammy, tre nomination all’Oscar...) racconta di un gruppo di disoccupati di un cantiere navale in declino, che ispirati da un prete decidono di costruirsi da soli una nave, “l’ultima nave”, come affermazione della loro identità. «È un invito - spiega - a fare qualcosa di pazzo, innovativo, creativo. Il disco tratta molti temi, come l’esilio. C’è una città, una comunità che ho lasciato giovanissimo per fare il musicista, mentre mio padre voleva che lavorassi in un cantiere navale, magari come tecnico, allora era la massima aspirazione. Io invece me ne sono andato a Londra a fare l’artista. Inconsciamente ho scritto di me. La nave è la metafora di tante cose. Quando salpa non sai mai se tornerà, c’è la vita e la paura della morte. Anche io me ne sono andato, non sono mai tornato. “The last ship” mi ha fatto tornare a casa». Riflessioni sulla crisi economica ma anche sul tempo che passa, sulla famiglia, la complessità delle relazioni, l’importanza del lavoro e dei legami. Il rapporto conflittuale fra un padre legato alla tradizione e un figlio in fuga dalle regole, sullo sfondo della crisi dei cantieri nell’Inghilterra degli anni Ottanta. Un concept album, dunque, frutto di quasi tre anni di lavoro, seguiti al tour per la reunion dei Police nel 2008. Anche se l’ispirazione pare sia nata dall’album “The soul cages”, uscito nel ’91, il primo nel quale l’irrequieto e poliedrico artista britannico ha parlato della sua “lotta” con il padre. In questi giorni Sting presenta dal vivo il disco a New York. E lavora al musical che porterà lo stesso titolo e debutterà a Broadway l’anno prossimo. «Ho composto quaranta canzoni - dice -, una parte le ho raccolte nell’album, quasi per metterle al sicuro. Realizzare un musical è la sfida più importante della mia vita, è come scalare il Monte Bianco. Posso fallire ma voglio provarci. Se un musical funziona ha una vita molto lunga». Nel disco brani perlopiù raffinati, atmosfere colte, clima classicheggiante. Spiccano una ballata senza tempo come “I love her but she loves someone else”, la jazzata “And yet” (scelta come singolo apripista), le atmosfere irlandesi di “Ballad of the great eastern”, l’elettrica “Language of birds”. E ovviamente il brano del titolo.

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