domenica 27 ottobre 2013

PARTO DELLE NUVOLE PESANTI a trieste, teatro miela (sab 26)

Tornano a Trieste quelli del Parto delle Nuvole Pesanti, il gruppo nato come ”collettivo musicale” nella Bologna dei primi anni Novanta. Erano una dozzina di studenti calabresi fuorisede, cresciuti nell’orgoglio delle loro radici e del loro dialetto ma nel contempo aperti alle suggestioni sonore contemporanee. Famosi per il brano “Onda calabra” (rilanciato dal film di Albanese “Qualunquemente”), oggi come allora raccontano la vita della gente comune, non dimenticando la storia della loro terra e mescolando rock e tradizioni popolari. Stasera alle 21 suonano al Teatro Miela, a tre anni di distanza dal precedente concerto nella stessa sala. «Rimaniamo un gruppo aperto - dice Salvatore De Siena, componente originario del gruppo -, in questi anni c’è stato un certo turn over, ora siamo in cinque. Tutti animati dalla voglia di guardare in faccia la realtà. E di raccontarla in maniera diretta e onesta». Il nuovo album s’intitola “Che aria tira”. Il punto di domanda lo mettiamo noi... «Rispondo che tira una brutta aria. La gente sta male. Vengono messi in discussione bisogni primari: lavoro, casa, salute, istruzione. Devo dire che, quando un anno fa abbiamo cominciato a pensare al disco, che è uscito ad aprile, la situazione era ancora peggiore». Cos’è cambiato? «Avverto alcuni segnali di reazione. Segnali di speranza, di lotta per un futuro migliore. Penso che davanti all’immobilismo della politica ci sia sempre più bisogno di nuove forme di democrazia. Vera, reale, partecipata...». Il disco? «È musica civile, di forte impatto sociale, nel quale parliamo della vita, delle sofferenze della gente comune. Nel brano “La vita detenuta” parliamo di un tema di attualità: la vita nelle carceri, un’emergenza continua e ricorrente nel nostro paese». C’è anche Carlo Lucarelli. «Sì, è la voce recitante nel brano “La nave dei veleni”, ispirato al suo libro “Navi a perdere”. Libro e canzone parlano di una tragedia ecologica: i veleni che hanno inquinato pochi anni fa le coste della Calabria». Poi c’è il brano “Crotone”. «Nel quale fra l’altro abbiamo un altro importante ospite: Fabrizio Moro, che alcuni ricorderanno qualche anno fa a Sanremo, e che qui fa un godibilissimo intervento rap». Moro a parte? «Il brano è ispirato da un altro fatto di cronaca, un’altra tragedia ambientale. Parla infatti dei rifiuti tossici emessi da alcune fabbriche della zona, che hanno inquinato le terre circostanti l’antica città della Magna Grecia...». A proposito: “Magna Grecia” era un vostro precedente album. «È vero. In quel disco parlavamo della Calabria povera di oggi e della Magna Grecia ricca e fertilissima di duemila anni fa. Un titolo ironico e triste. Gli dei non ci sono più, cantavamo, sono stati sostituiti indegnamente dagli uomini. La Calabria di oggi è la Magna Grecia di ieri, una civiltà importantissima che è stata spazzata via. Ma ha lasciato un segno nella storia». A Trieste presentate anche un progetto. «Sì, una cosa a cui teniamo molto. Portare la nostra musica nei luoghi, nei terreni sequestrati alla mafia, a tutte le mafie. Siamo già stati in Sicilia a Corleone, in Calabria a Polistena e a Isola capo Rizzuto, in Campania a Castelvolturno e a Casal di Principe, in Puglia a Cerignola...». Impressioni? «Tutte positive. Siamo andati e continueremo ad andare in questi luoghi per capire se il lavoro nei luoghi sequestrati alla mafia è solo un simbolo, pur importantissimo, di riacquistata legalità, o se può diventare qualcosa di più». Per esempio? «Per esempio un modello di nuova economia sociale. Secondo noi queste esperienze hanno al loro interno delle grandi potenzialità, ma vanno aiutate maggiormente dallo Stato». Prosegua. «Possono nascere nuove forme di socialità, il Sud può ripartire da esperienze come queste, possono essere offerte nuove possibilità ai giovani, un nuovo senso di vita. Ma è necessario entrare nelle scuole, parlare con i bambini che sono ancora terreno vergine, portare esempi di legalità e di sviluppo. È un percorso lungo, ma va avviato». Anche con “Terre di musica”? «Lo speriamo. È il progetto a cui stiamo lavorando, uscirà a primavera: un cofanetto con libro e film, la cui colonna sonora è nostra. Dopo Trieste lo presenteremo a Milano, Venezia, Torino. E a marzo saremo a Bologna, in un grande concerto a Piazza Maggiore...». Oggi alle 18, sempre al Miela, dibattito su “Quale futuro per i beni confiscati”, con l’associazione Libera.

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