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martedì 20 gennaio 2015
PROG REVOLUTION, stasera al TRIESTE FILM FESTIVAL e il 25-2 su SkyArteHd
Dopo Piero Ciampi, “poeta, anarchico e musicista”, ricordato dall’amico e collega Bobo Rondelli, ancora musica fuori dagli schemi al Trieste Film Festival. “Prog revolution” è un lungometraggio di Sky Arte che andrà in onda il 25 febbraio, ma che stasera alle 20.15 sarà presentato al Teatro Miela. Per l’occasione, a Trieste, oltre al regista Jacopo Rondinelli e all’autrice Rossana De Michele, anche Franz Di Cioccio, Jan Patrick Djivas e Franco Mussida, ovvero l’attuale Pfm.
Il film è dedicato agli anni ruggenti del rock progressive italiano, che all’epoca molti chiamavano semplicemente pop italiano. Siamo a Milano, fra la fine degli anni Sessanta e i controversi Settanta. Periodo di rivolgimenti sociali e politici, ma anche musicali e culturali. Una stagione nella quale “tutto sembrava possibile”, anche in campo musicale.
Tra i narratori: il musicista e produttore discografico Mauro Pagani, i suoi citati ex compagni della Pfm, Paolo Tòfani degli Area, Eugenio Finardi. Tutti assieme, compongono un pezzo importante della storia in questione. Alla quale lo stesso Pagani (una collaborazione fra mille: Fabrizio De Andrè) ha dedicato anni fa un libro, “Foto di gruppo con chitarrista”, che ben descrive il clima di quegli anni. Anni fra il dicembre 1969 (la Milano dell’autunno caldo, delle uova piene di vernice rossa alla Scala, soprattutto della bomba di piazza Fontana) e il giugno 1979 dei funerali di Demetrio Stratos, cantante e musicista degli Area, fra i massimi sperimentatore della vocalità umana. Nemmeno dieci anni, praticamente un secolo.
«La cosa che più mi stava a cuore - spiegò Pagani all’uscita del libro - era quella di ricreare l’atmosfera quotidiana degli anni Settanta. E con ciò intendo la vita spiccia di tutti i giorni. Quelle case, quei bar. Quelle cose che hanno reso meravigliosi quegli anni. Ciò non si poteva fare a prescindere dai dialoghi e dalle parole. La mia è stata una generazione molto verbosa, parlavamo molto e il fascino di quello che ci dicevamo molto. A mio parere, non c’era altro modo di trasmettere quelle atmosfere senza provare a fotografare di nuovo quegli attimi che erano nella memoria ma che, non essendo stati immortalati allora, erano privi del carisma dell’autenticità».
In quegli anni i ragazzi ascoltavano le musiche della Pfm e degli Area, delle Orme e del Banco, degli Osanna e dei New Trolls, di Finardi e di tanti altri gruppi e cantautori che hanno scritto la colonna sonora dell’epoca.
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