mercoledì 22 marzo 2017

INTERVISTA A NEK, 2-5 A TRIESTE

L’album “Unici”, uscito pochi mesi fa, a giugno diventa “Unicos” e viene pubblicato anche in Spagna, Stati Uniti e America Latina. Il ventennale di “Laura non c’è”, suo primo grande successo che lo ha fatto diventare popolare in mezzo mondo, riletto per l’occasione in una nuova e aggiornata versione. L’atteso debutto all’Arena di Verona il 21 maggio, nell’ambito di un tour che comincia il 29 aprile da Bologna e andrà avanti fino ad agosto. E che farà tappa anche a Trieste, martedì 2 maggio, al Politeama Rossetti. Nek, nel nuovo album si avverte quasi una voglia di rimettersi in gioco. «È vero - conferma colui che all’anagrafe di Sassuolo, dov’è nato nel ’72, si chiama Filippo Neviani -, capita che passati i quaranta si abbia anche un po’ voglia di cambiare. Dunque questa volontà c’è, ma senza uscire troppo dagli schemi. Anche se non esiste una regola, tutto è frutto dell’istinto, di una ricerca che va e deve andare sempre avanti. Senza fare una rivoluzione, ma seguendo piuttosto un’evoluzione». Lo ha definito un album “elettronico ma umano”. «Appunto. Non avevo mai fatto un album con suoni così elettronici, ma mi sembra di non aver abbandonato la mia anima musicale. L’evoluzione di cui parlavo si traduce bene soprattutto dal vivo, su un palco, dove gli strumenti elettrici sono sempre e comunque comandati dall’uomo». La sua ricerca si è spinta fino alla musica nera. «Sì, per me è stata una novità assoluta: non avevo mai giocato con quelle sonorità. Volevo vedere e sentire l’effetto che fa la mia voce sposata a quei suoni, a quei vestiti sonori. Devo dire che sono rimasto soddisfatto, ma dal riscontro ottenuto mi sembra che anche il pubblico abbia gradito». Il duetto con J-Ax ha sorpreso molti. «Quel duetto è nato dal nostro lavoro, la collaborazione e l’amicizia sono nate e cresciute assieme. Lui mi ha aiutato molto con la sua ironia, la sua irriverenza. Forse ha tirato fuori una parte di me stesso che nemmeno io conoscevo. Alla base, per lui e per me e per molti altri, c’è sempre la volontà di esplorare strade nuove, territori non frequentati precedentemente, con la voglia di non fermarsi mai, di fare scelte diverse, di essere stimolati a cercare nuove soluzioni». Se le dico 21 maggio...? «Facile: terrò il mio primo concerto all’Arena di Verona, il tempio italiano della musica dal vivo, non sarà una cosa come un’altra. Anche se all’Arena ci sono già stato con varie manifestazioni: ci ho anche vinto un Festivalbar... (nel 2005, con “Lascia che io sia” - ndr). L’emozione comunque c’è. Ho scelto di fare una data unica, proprio per sottolinearlo. Da un lato, l’approccio sarà simile a quello di un concerto come tanti altri. Dall’altro, c’è sicuramente il valore aggiunto dovuto al luogo». Due anni fa ha regalato nuova giovinezza a un grande classico come “Se telefonando”. Com’è andata? «A Sanremo bisognava scegliere un brano per la serata delle cover. Mia moglie mi ha suggerito quella splendida canzone di Mina. Le ho dato la mia chiave di lettura nell’arrangiamento e l’ho cantata come se fosse una canzone mia, ma stando sempre attento a non snaturare l’originale. Visti i risultati, mi sembra sia andata bene...». Che ricordo ha di Trieste, dove nel 2009 ha realizzato un video? «Sì, era “Semplici emozioni”, dall’album “Un’altra direzione”. Ricordo che facemmo varie riprese, soprattutto vicino al mare, sulle vostre rive, sul molo Audace, vicino alla splendida piazza Unità. Ho dei ricordi rarefatti, perchè purtroppo non ho frequentato molto la città, che però ha certamente un suo fascino tutto particolare». Il concerto? «Le canzoni del disco nuovo, e poi tutte quelle che il pubblico vuole sentire. Con un posto particolare per la nuova versione di “Laura non c’è”...». . .

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