CREMONINI A SPILIMBERGO
Nell’estate di dieci anni fa, i ragazzi italiani ascoltavano sulle spiagge e nelle serate sul mare ”50 Special” (”ma com’è bello andare in giro con le ali sotto ai piedi...”), una canzone-tormentone di un gruppo di ragazzi bolognesi, i Lunapop. Estate 2009, sono passati appunto dieci anni, i Lunapop non esistono più, ma il loro leader Cesare Cremonini è diventato anche da solista un idolo delle platee giovanili. Due mesi fa era a Trieste, in piazza Unità, per la serata dei Trl Mtv Music Awards. Domani sera è a Spilimbergo, in piazza Duomo, alle 21, per la seconda tappa del suo tour estivo.
«Quella sera in piazza Unità mi sono divertito molto - dice Cremonini al telefono -, tornare a Trieste per me è sempre un piacere, avevo già suonato al palasport e a teatro, ma in una piazza così bella è diverso. Trovo che la città sia davvero speciale, ho alcuni amici, trovo che il centro storico sia molto accogliente, molto pieno di giovani...».
Ma lo sa che Trieste è una delle città più anziane d’Italia?
«Davvero? Non lo sapevo, e comunque non ho avuto questa impressione. Mi è sembrata invece una città giovane e aperta ai giovani, con una buona qualità della vita e delle persone che incontri in giro, tutti molto educati e sani. Davvero, Trieste mi piace molto».
Come la sua Bologna?
«Beh, quasi. Bologna è la mia città, la amo molto, ma in questi ultimi anni mi sembra un po’ calata di tono, quasi avesse perso fiducia in se stessa. Altre città magari più piccole, penso proprio alla vostra Trieste, hanno ancora la voglia e la forza di creare eventi, da noi si ha invece l’impressione che una fase sia terminata».
Si è fatto un’idea delle cause?
«Le fasi a volte sono cicliche. Dopo una calante magari ne ricomincia una virtuosa. Di certo a Bologna, ma non solo a Bologna, dobbiamo capire che le porte si devono aprire, non chiudere. Solo così le nostre città ricominceranno a vivere».
Il suo contributo?
«La cura che io posso offrire consiste nella fantasia. Le persone fanno fatica a immaginare, a essere creative, hanno poche idee, per cui devono essere stimolate dall'esterno in qualsiasi modo. È fantasia che regalo a chi mi ascolta, un appiglio per ritornare a immaginare, creare».
Il nuovo album è ancora in classifica.
«Sì, sta andando bene. Il titolo del cd (”Il primo bacio sulla luna”, ndr) guarda al passato ma rimane ottimista, vede nell'amore uno spiraglio di speranza che possa salvare il pianeta. Anche quando un giorno dovremo abbandonare la Terra per trasferirci su un altro pianeta, saremo sicuri che anche lì potremo trovare i punti saldi dell'esistenza, proprio come l'amore delle persone amate, un bacio o una carezza. Tutto l'album ha un grande rispetto verso la storia della musica, ma è un lavoro che tende a parlare a chi lo ascolta, vuole essere ascoltato, ma non con superficialità».
Ha scritto anche un libro. La musica non le basta più?
«Volevo festeggiare a modo mio i dieci anni di tutta questa storia, cominciata appunto con ”50 Special” e i Lunapop. E per questo ho intitolato il libro con un verso di quel brano: ”Le ali sotto i piedi”. Racconto la mia storia, quella di un ragazzo che studia pianoforte e un giorno si trova proiettato nel mondo dei sogni. Ma non è un libro autocelebrativo. Ripeto: racconto solo la mia storia».
Ai più giovani cosa dice?
«L’anno prossimo farò trent’anni. Faccio parte di una generazione nata senza cellulare e computer. Ai ragazzi dico che internet e le nuove tecnologie a volte sembrano aver cancellato la profondità di interesse per la musica, l’informazione, la cultura. Ma deve succedere esattamente il contrario: internet deve trasformarsi in un universo culturale accessibile a tutti, da riempire di contenuti. Oggi a volte sembra una scatola vuota. E invece è una grande occasione da sfruttare».
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