domenica 18 luglio 2010

ELISA / CLANNAD 
Mancava poco a mezzanotte, l’altra sera, quando Elisa ha concluso il suo concerto in una torrida piazza Unità. Grande spettacolo, come già riferito. E non è andata male nemmeno coi numeri: i quattromila paganti (nei quali bisogna sempre comprendere due/trecento ingressi gratuiti, fra inviti e accrediti) sono finora il miglior dato del tour estivo della popstar monfalconese. È andata peggio agli irlandesi Clannad: per assistere alla loro ”reunion”, al Rossetti, alla stessa ora, sono arrivati solo seicento appassionati.
L’abbiamo già scritto, e qualcuno l’ha pure presa male: è incredibile che in un’estate musicale come quella triestina, che non è certo la più ricca di attrazioni nemmeno a livello regionale, i due nomi di maggior spicco della stagione finiscano per essere programmati, pur da organizzatori diversi, nella stessa serata.
Qui non si accusa nessuno. Sappiamo che le risorse economiche sono poche, che il Comune di Trieste fa quello che può (per esempio la bella rassegna Trieste Loves Jazz, cominciata proprio ieri sera, di cui riferiamo qui sotto), che gli organizzatori preferiscono portare i loro spettacoli a Udine o in altre città più facilmente raggiungibili dal pubblico triveneto o dei paesi confinanti.
Ma un coordinamento degli eventi, almeno a livello provinciale, eviterebbe sovrapposizioni e sprechi di risorse. Il ruolo dell’ente pubblico - decidete voi quale, così nessuno si offende - è anche quello di coordinare, di attirare i privati, di creare delle compartecipazioni. Se non ha le risorse sufficienti per organizzare in prima persona un ricco cartellone.
Ci sarebbe anche un discorso di politica culturale, ma Trieste è forse l’unico capoluogo regionale in cui l’assessorato comunale alla cultura preferisce delegare ad altri tutto quel che riguarda la musica - e la cultura - giovanile.
Rimane il discorso di piazza Unità. L’altra sera, a fronte dei quattromila paganti, almeno altrettanti erano sistemati sulle Rive, sul Molo Audace e nei dintorni della piazza. Grazie al megaschermo, oltre che sentire, hanno potuto anche vedere abbastanza. Il pubblico triestino ormai lo sa. E in tempi di crisi ne approfitta. Ma il risultato non cambia: la nostra bella piazza sul mare non è adatta a ospitare spettacoli a pagamento.

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