mercoledì 21 luglio 2010

MASSIMO RANIERI
Di Sanremo non dice nulla. Non conferma né smentisce la notizia uscita ieri su una sua possibile conduzione del prossimo Festival assieme a Gianni Morandi e alla bellona Belen Rodriguez. Si cela dietro un cortese «no comment». Che fa capire che qualcosa in ballo c’è. E che dunque potrebbe essere proprio lui, Massimo Ranieri, sulla tolda di comando del Sanremo numero 61. Un ennesimo ritorno a casa, sul palcoscenico che lo vide debuttare nel 1968 con ”Da bambino” e trionfare vent’anni dopo, nel 1988, con ”Perdere l’amore”.
Ma intanto il cantante stasera sarà a Trieste. «Torno con grande piacere, per il secondo anno consecutivo, alla serata triestina dei ”Nostri Angeli” per il Premio giornalistico Luchetta. Stavolta mi sono anche organizzato in modo da riuscire a visitare la struttura della Fondazione, che aiuta i bambini vittime di tutte le guerre. Arrivo la mattina presto, proprio per questo impegno che ho preso e al quale tengo particolarmente».
Ranieri risponde al telefono dalla sua casa romana. Stasera alle 21.30 parteciperà al galà televisivo, condotto da Lamberto Sposini, che Raiuno manderà in onda sabato in seconda serata.
«Trovo che la Fondazione triestina - dice il cantante napoletano, classe 1951 - faccia davvero un lavoro meritorio. E fa bene la Rai a seguire la serata da tanti anni. Quello dei bambini vittime delle guerre è un tema al quale sono particolarmente sensibile. Ma del resto, dinanzi a drammi come questi, che poi sono i veri drammi della vita, chi può non sentirsi umanamente colpito...?»
E poi c’è Trieste. La ”sua” Trieste.
«È vero. Ogni volta che torno in piazza Unità, ogni volta che passo accanto al Teatro Verdi o al Rossetti, ogni volta che guardo il vostro mare, beh, mi sembra che gliel’ho già detto una volta: mi sembra di stare a casa, nella mia Napoli. Anche perchè in fondo le città di mare sono diverse ma si somigliano un po’ tutte».
A Venezia con Aznavour com’è andata?
«Benissimo e al tempo stesso molto male. Faceva un caldo terribile, c’era un’umidità altissima, ci sono stati dei problemi tecnici e a un certo punto l’impianto è saltato: Aznavour ha cantato a cappella, poi le cose sono state messe a posto, ma lui era molto adirato e dispiaciuto. Com’ero dispiaciuto anch’io, chiamato <CF101>(assieme a Franco Battiato e Patty Pravo, nel concerto in piazza San Marco di venerdì scorso - ndr)</CF> a duettare con lui: come italiano mi sentivo un po’ padrone di casa, e avrei voluto che tutto andasse bene davanti al grande artista straniero».
Che lei conosce da quarant’anni.
«Sì, e in tutto questo tempo l’ho visto tante volte a Roma e a Parigi. Anche nel febbraio scorso, quando ho cantato all’Olympia, lui è venuto a vedermi. È stato molto carino, perchè di solito non si muove mai per gli spettacoli dei colleghi. Poi l’ho visto due mesi fa, nella sua casa in Provenza. Ha scritto una canzone per me, che inciderò quanto prima. E poi ha detto che vuole tradurre in francese ”Perdere l’amore” e ”Rose rosse”. Ha 86 anni e una vitalità ancora incredibile».
È vero che riporta Eduardo in tivù?
«Sì, cominciamo le prove fra quindici giorni, con una compagnia di attori napoletani, negli stessi studi napoletani dove il grande Eduardo recitò negli anni Sessanta le commedia che il pubblico televisivo più anziano ancora ricorda».
Quali commedie ha scelto?
«Facciamo ”Filumena Marturano”, ”Questi fantasmi”, ”Sabato domenica e lunedì” e ovviamente ”Napoli milionaria”. Dovrebbero andare in onda quest’inverno, a cavallo fra la fine del 2010 e l’inizio dell’anno nuovo, in prima serata su Raiuno. È il grande ritorno del teatro in televisione: un progetto che mi riempie di emozione e di orgoglio».
Quindi con la musica adesso è fermo.
«Sì, questo progetto mi sta prendendo molto. Sono completamente concentrato sulla sua buona riuscita. Certo, continuo con le serate, soprattutto d’estate. Ma per un disco nuovo possiamo aspettare».
Cosa canta stasera a Trieste?
«Farò un omaggio al grande Lelio Luttazzi, che ci ha lasciato da poco. Lo ricordo ancora con emozione. Era un grande professionista e un grande signore dello spettacolo. Poi canterò ”Io che amo solo te”, per ricordare un altro grande artista di queste terre, Sergio Endrigo. E poi reciterò una poesia di Berlold Brecht, intitolata ”I bambini giocano”: parla della guerra, mi sembra in tema con la serata».
Mi sta dicendo che non fa ”Perdere l’amore”?
«Ah, non gliel’ho detta...? Certo, faccio anche quella. Del resto, ormai il pubblico non mi lascia andar via, se non la canto...».

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